Nei giorni che hanno seguito la dipartita di Oriana Fallaci, per trovare qualcuno che spendesse due parole in suo favore i nostri "occidentalisti" sono dovuti andare a rincorrere nientemento che Erica Jong, quella delle "scopate senza cerniera". E per trovarle, queste due parole, hanno dovuto cercarle con il lanternino in un articolo pubblicato in ennesima pagina nel meno autorevole dei pur poco presentabili quotidiani della penisola. Ecco qui le loro conclusioni, demolite -com'era ovvio!- frase per frase, con le nostre constatazioni scritte in verde.


Ve la ricordate la Erica Jong? Sì, l’icona delle femministe degli anni ‘70, quella che aveva “paura di volare”, un best seller da 18 milioni di copie.

Certo che ce la ricordiamo: ed abbiamo presenti anche certi particolari che inviterebbero a prenderla un po' con le molle se si hanno certe intenzioni. Ci riferiamo, per dirne una, ad un'intestazione di capitolo, proprio in "Paura di volare", che statuisce che "Tutte le donne adorano i fascisti", alla quale segue una rapida "storia del mondo attraverso i gabinetti", redatta con l'intento di classificare i popoli basandosi proprio su di essi. Luoghi comodi inglesi, tedeschi, francesi eccetera minuziosamente disaminati a partire dalla carta igienica. Probabile che i nostri "occidentalisti" non l'abbiano letto con attenzione: avrebbero senz'altro notato, a questo punto, che parlando dei cessi delle loro parti la Jong scrive nero su bianco che "Spesso si è in grado di leggere qualche articolo del 'Corriere della Sera' prima di pulirsi il sedere con le notizie"! Come darle torto, a pensarci bene?
Sono asserzioni come questa, in un libro che al di là delle facili battute è invecchiato anche peggio del movimento femminista, a farci ritenere che Erica Jong non sia propriamente la scrittrice più competente in materia di geopolitica e di sionismo. Qualcun altro dev'essere di diverso avviso, come vedremo subito, ottenendo come tutto risultato di incappare in un mezzo boomerang.


In questi giorni si trova a Milano per presentare la sua autobiografia (vedi Libero di oggi, pag.31) e alla domanda:”Cosa ne pensa delle dichiarazioni del capo di Stato dell’Iran Ahmadineiad di voler cancellare Israele dalla carta geografica”? risponde:

L'"oggi" è il venti settembre 2006. Comunque, quale migliore occasione della presentazione di un'autobiografia ad opera di una scrittrice del genere per fare due chiacchiere, in sobria obiettività, circa le strategie della propaganda di un governo mediorientale? Ovvio che in piena Milano, ed in tutt'altre faccende affaccendata, Erica Jong non veda l'ora di dire la sua su Mahmoud Ahmadinejad!

”Sono molto arrabbiata. Non come ebrea, ma in quanto essere umano. Il mondo agognato dai radicali islamici è irragionevole: non ci sarebbero più diritti per le donne, né film, né libri. Un inferno.”

Ci dispiace contraddire la signora Jong -o meglio, redattori presuntamente "liberi" e sbobinatori assortiti, che abbiamo ragione di ritenere assai meno competenti di lei in qualunque campo dello scibile-, ma il "mondo dei radicali islamici" come lo abbiamo visto noi abbonda di donne che, per quanto ci è stato dato di constatare, non hanno alcun bisogno di anni di psicanalisi al contrario della sua Isadora; di film e videoclip e musica di produzione locale e non, di riviste e libri di tutti i generi. Potremmo definirlo quantomeno distante, dall'inferno qui prospettato!

E alla domanda:”Ha mai conosciuto Oriana Fallaci”? risponde:
”Purtroppo, no. Mi sarebbe piaciuto. Ho ammirato il suo coraggio di rivendicare il diritto a dire la verità. Un coraggio che oggi si può pagare con la vita”.
E brava Erica, chissà invece cosa ne pensano le femministe presenti e passate! Non ci pare spendano molte parole su queste questioni.

Ne spendiamo volentieri un paio noi, perché in varie interviste reperibili in rete, e rilasciate nello stesso periodo e nelle stesse circostanze, abbiamo trovato una serie di affermazioni che contrastano visibilmente con quelle riportate sopra e che fanno pensare che l'atteggiamento della Jong nei confronti della paladina della "ragione" e degli alfieri della "guerra al terrore" sia piuttosto distante da quello auspicato. Un primo esempio si trova in Il porto ritrovato. Un altro è in La Stampa , e qui la Jong rivendica in allegria la propria incoerenza. Incredibile: con un intero pianeta a disposizione, i fans di Oriana non sono stati capaci di trovare qualche testimonial autorevole che si schierasse senza distinguo e senza esitazioni a favore della loro "più grande giornalista".