Oriana Fallaci si sarebbe intesa di sostenere una tesi "scomoda" e di "creare scandalo" affermando quanto segue:

"L´Europa non è più l´Europa. È diventata una provincia dell´islam come la Spagna e il Portogallo ai tempi dei Mori. Ospita sedici milioni di immigrati musulmani [...]. Rigurgita di mullah, di ayatollah, di imam, di moschee, di turbanti, di barbe, di burqa, di chador, e guai a protestare. Nasconde migliaia di terroristi che i governi non riescono né a controllare né a identificare. Ergo la gente ha paura e sventolando la bandiera del pacifismo, pacifismo-uguale-antiamericanismo, si sente protetta."

Le affermazioni qui sopra possono essere smontate e smentite ricorrendo ad uno sforzo minimo, ed è quello che facciamo in questa sede.
- L´Europa non è più l´Europa. È diventata una provincia dell´islam come la Spagna e il Portogallo ai tempi dei Mori. C'è da chiedersi in primo luogo in quale mitica (o mitizzata) epoca "l'Europa era l'Europa"; quale purezza razziale la definiva, quali inviolabili confini la delimitavano, ma lasciamo perdere. Chiaro è che "ai tempi dei Mori" non si parlava di Spagna, ma piuttosto di Castiglia, Leòn e Asturie, di Navarra, di Aragona; territori che non avevano neppure una lingua comune. Il termine "Spagna" cominciò ad essere utilizzato nel senso che ha oggi soltanto dopo l'unificazione delle corone di Castiglia e di Aragona avvenuta nel 1479 e dopo la Reconquista del 1492, ovverosia a "Mori" sostanzialmente non più in grado di influire sulla scena della geopolitica, almeno in teoria. Naturalmente, l'esistenza di essi regni esclude anche che la "Spagna" fosse "provincia" di qualcuno, tantomeno di un "islam" metafisicamente inteso come nemico assoluto.  
- Ospita sedici milioni di immigrati musulmani. Da dove arrivi questa cifra è un po' un mistero perché nell'Islam non esiste niente di simile ad un registro dei fedeli. Abbiamo motivo di credere che il numero dei "musulmani" in Europa, semplicisticamente identificabili con persone dal pigmento melaninico anche lievemente superiore allo zero, sia molto più alto di così.
- Rigurgita di mullah, di ayatollah, di imam, di moschee, di turbanti, di barbe, di burqa, di chador, e guai a protestare. Chi scrive ha girato l'Europa in lungo ed in largo per vent'anni, infilandosi nei vicoli di Donostia e nei boulevard di Parigi, nelle strade di campagna del Connaught e nei paesi del canton Zürich, senza aver notato tali rigurgiti. Ha visto se mai, specie nelle banlieue parigine, un'umanità sradicata, disperata ed abulica, senza turbante e senza barba, che dalla presenza di una guida spirituale autorevole non avrebbe che da guadagnare. In mezzo ad un quadro piuttosto cupo, le donne che rispettano lo hijab sono le figure più affascinanti e rispettate; sicuramente emanano più fascino e meritano più rispetto degli sboccati e scosciati corrispettivi europei. Per quale motivo si dovrebbe "protestare" contro persone capaci di difendere la propria appartenenza anche in mezzo al nulla divorante? Se c'è qualcuno contro cui ci si dovrebbe scagliare, è se mai l'"occidentale" medio, paradigmatico per incoscienza, ignoranza, maleducazione, incultura ed idiozia.
- Nasconde migliaia di terroristi che i governi non riescono né a controllare né a identificare. Abbiamo capito: nella macelleria halal dietro casa si nasconde il cugino del mullah Omar, incorpettato di esplosivo e pronto a far saltare in aria il Battistero. Se i "terroristi" fossero "migliaia" un piano simile potrebbe essere portato a compimento in un quarto d'ora al massimo, ed il fatto che, nonostante l'impegno di giornalisti e politici nel raffigurarla come tale per i consueti fini, Firenze non somigli ancora a Falluja ci dice che probabilmente in questa asserzione c'è un tantino di esagerato.
- Ergo la gente ha paura e sventolando la bandiera del pacifismo, pacifismo-uguale-antiamericanismo, si sente protetta. Che la gente abbia finito davvero per "aver paura" è innegabile, perché della paura alimentata ad arte è stato fatto un business prima ed ancora che un instrumentum regni. I colpevoli si chiamano politici e mass media e, al contrario delle migliaia di fantomatici "terroristi", nomi e recapiti dei diretti interessati sono arcinoti a tutti. L'operazione si è avvalsa di mezzi finanziari e mediatici imponenti ma ha conosciuto anche, per fortuna, spettacolose e clamorose battute d'arresto: la massa sterminata di persone che invase firenze in occasione del Social Forum del 2002 ha mostrato chiaramente quali sono i limiti insiti nell'andare in giro per tv e giornali a raccontare che la luna è fatta di formaggio. Per anni l'intera Toscana è stata pavesata di bandiere arcobaleno perché la stragrande maggioranza della popolazione aveva capito fino a che punto l'aggressione all'Iraq sarebbe stata un'idiozia basata su menzogne vergognose. Ed è inutile nascondere che imbarcandosi in quest'impresa folle gli Stati Uniti hanno perso d'un colpo non soltanto tutto il prestigio sul quale hanno campato di rendita per sessant'anni, ma anche la preminenza indiscussa di cui godevano in America Latina ed in altre aree del pianeta.

Questa tesi, dallo scoraggiante ed allucinato semplicismo, è stata fatta propria dalla maggior parte dei media del mainstream e si ritroverebbe negli ultimi scritti di Enzo Bettiza, un tempo specializzato in opere sui totalitarismi esteuropei per il quale il nemico "islamico" è provvidenzialmente arrivato a sostituire quello "comunista" come oggetto (anzi, vittima) di lucrosi editoriali in cui si lanciano caterve di denunce indignate e mai -mai- la proposta di soluzioni realistiche. Forse perché è difficile ipotizzare soluzioni per i problemi che un Occidente apprendista stregone ha spensieratamente contribuito a creare? Alla stessa tesi fornisce una spalla autorevole anche Bat Ye´or, "la figlia del Nilo" da tempo trasferitasi in Inghilterra che da un paio di pedestri siti web e da qualche libro negletto avanza la spassosa ipotesi di un'Europa asservita alle "esigenze politiche" ed agli "standard culturali" del mondo arabo: l'Europa sarebbe diventata anticristiana, antioccidentale, antiamericana, antisemita, antitutto. Per verificare di persona quale sia l'"asservimento culturale" all'Islam di un'Europa che ha nella pornografia e nella venalità le sue massime espressioni basta dare un'occhiata ai cartelloni pubblicitari o ai suoi quotidiani on line, capacissimi di inframezzare con femmine svestite perfino i discorsi del presidente della Repubblica. Quanto all'"asservimento politico" c'è non solo la demenziale aggressione all'Iraq, che vale come testimonianza contemporanea, ma anche l'uso in chiave anti-iraniana del regime di Saddam Hussein, che praticamente tutto il mondo aizzò contro la Repubblica Islamica dell'Iran difesa in condizioni ed a prezzi inimmaginabili da una generazione distrutta. Noi non abbiamo alcuna intenzione di denunciare un "asservimento" visto come tale solo dai peggiori classisti e razzisti delle ultime leve, privi perfino della pur discutibile erudizione di un Evola qualunque; con equilibrismi storico-logici degni di molto migliori cause, gli epigoni di questi signori statuiscono che la condizione dei dhimmi è, dal 632 dopo Cristo ad oggi, l'immutabile situazione di chi “si sottomette alla legge islamica per salvarsi la vita”, con tanti saluti alle intere ed imponenti biblioteche esistenti sull'argomento, e che naturalmente affermano tutt'altri e molto meglio articolati concetti. Il ricorso alla dhimma appare dunque per quello che è: il mero pretesto per la costruzione di una categoria denigratoria, il cui nucleo centrale è dato da una  condizione di sudditanza a-storicizzata, ed alla quale vengono ascritti senza complimenti quelle che per un essere pensante si chiamano persone realistiche, dubbiose e colpevoli di non mostrare sufficiente ossequio per il manovratore; una volta compiuta l'operazione, è facile piegare la categoria denigratoria alle contingenti necessità politiche, ed ecco che la maxima culpa dei "dhimmi" europei sarebbe, nientemeno, quella di criticare la politica dello Stato d'Israele...