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Uno degli aspetti monumentali unici di Erevan è rappresentato dai memoriali e dalle testimonianze della storia recente su cui si fonda la legittimità dell'Armenia indipendente.
Lo Tsitsernakaberd costruito su una collina, dentro un parco piuttosto grande, è il museo e mausoleo del genocidio. Fu costruito negli anni Sessanta su iniziativa delle autorità locali, dopo che nel 1865 un milione di cittadini aveva manifestato per una giornata intera in ricordo degli avvenimenti di cinquant'anni prima, ormai considerati genocidio da un crescente numero di storici. A Mosca, contrariamente all'uso consueto, capirono e non misero bastoni tra le ruote.
La struttura del memoriale comprende una stele alta una quarantina di metri, che rappresenta il popolo armeno nella sua interezza, ed un cerchio di dodici pietre inclinate verso il centro, dove c'è una fiamma eterna. Le interpretazioni sul significato dell'opera sono svariate, da quella che considera le dodici pietre come il simbolo delle dodici regioni armene perdute, a quella che vi vede la stilizzazione di un gruppo di deportati chini su un fuoco da campo.
Dal 1995 esiste anche un piccolo museo sotterraneo dove sono esposti essenzialmente documenti fotografici, stampe, libri dedicati al massacro. Parte delle ceneri di Armin T. Wegener, l'ufficiale medico tedesco che produsse testimonianze fotografiche in prima persona e che morì a Roma nel 1978, sono state portate qui.
Nel parco che circonda gli edifici sono piantati alberi, principalmente a nome delle personalità diplomatiche e politiche giunte in visita, dei paesi o delle istituzioni sovranazionali che hanno riconosciuto come tale il genocidio armeno. Nello stato che occupa la penisola italiana, fatta salva una strettissima schiera di individui obiettivamente interessati al tema, la questione fu affrontata con l'abituale bassezza; tra gli anni 2001 e 2006 culminò in una breve ed inascoltata campagna storiografica condotta nell'interesse dei partiti di governo, che ha tentato di ascrivere le cause del genocidio alla metafisica malvagità islamica.

L'altro complesso monumentale fondamentale per la memoria storica del popolo armeno è il Matenadaran. L'istituto Mesrop Mashtots per la conservazione e lo studio dei manoscritti antichi raccoglie collezioni messe insieme dal 1920 in poi con il contributo di raccolte preesistenti, all'epoca sparse per l'Armenia, la Russia e la Georgia, cui si aggiunse un certo numero di pezzi salvati in modo rocambolesco dai profughi dell'Anatolia. L'edificio che lo accoglie, iniziato nel 1945, fu terminato nel 1957. Al momento custodisce diciassettemila manoscritti provenienti da tutta l'Armenia storica, ed altri trentamila documenti vari; la modernizzazione e l'ampliamento degli stabili sono roba degli ultimi anni.

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