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La Erebuni antica conobbe il suo massimo sviluppo nell'VIII secolo avanti Cristo, quando la zona di Erevan fu conquistata dagli urartei, genti di lingua hurrita e di cultura materiale con predominanti influenze assire; gli armeni odierni, di lingua indoeuropea, penetrarono nella zona con un processo di assimilazione a lungo tenuto nascosto da un'iconografia di palazzo sempre conservatrice.
Gli urartei si concentravano nelle vallate di monti boscosi, spesso completamente isolate. Molta parte della popolazione era fatta di pastori transumanti, e di contadini che vivevano in villaggi che non hanno lasciato tracce. Esistevano palazzi nei capoluoghi cantonali, di cui Erebuni è un esempio, nei quali si accumulavano i proventi delle tassazioni e dei bottini di guerra e c’erano gli arsenali. Pare che presso i templi fossero accumulati tesori impressionanti.
Il re di Urartu aveva titolatura assira, un apparato di funzionari centrali e periferici, un apparato celebrativo e un modo di trasmettere la legittimità della sua carica direttamente ispirati a quelli assiri, soprattutto nell’uso delle steli su passi montani e guadi dei fiumi.
L’esercito doveva essere stanziale nelle fortezze e contava, più che su effettivi e mezzi, su una capillare conoscenza del terreno. Molti aspetti dell'organizzazione territoriale urartea, compreso l'uso dei canali sotterranei detti qanat, furono ripresi in grande scala dall'impero persiano.

Le immagini vengono dal museo archeologico nazionale di Erevan e dal sito di Erebuni, sulle colline che circondano la città.

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