Traduzione da Asia Times.

Un "amico della Siria" che  è più amico della Siria di tutti. Ma che cosa sta facendo il Qatar? Secondo certe voci a Doha, il Qatar può aver speso qualcosa come l'incredibile cifra di tre miliardi di dollari per essere sicuro del fatto che "Assad se ne vada".
Assad non se n'è andato da nessuna parte. Anche se l'emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al Thani ha deposto se stesso questa settimana per lasciare il trono a quello che era il suo erede apparente, il figlio Tamim Bin Hamad al Thani (cfr. We are all Qataris now, Asia Times online, 26 giugno 2013), Bashar al Assad resta al suo posto.
E dunque?
Il Qatar ha speso una fortuna per armare fino ai denti una miriade di fazioni "ribelli" siriane: ha comprato roba saltata fuori dai nascondigli in Libia e altra roba nuovissima in Croazia, tutta fatta arrivare come cargo e distribuita dai servizi turchi; esiste anche un altro canale di approvvigionamento di armi fatto dai sunniti libanesi, che fanno capo ai sauditi.Il capo armaiolo è un generale del Qatar.
Doha ha dislocato forze speciali qatariane sul terreno, proprio come in Libia, perché facessero da consiglieri alla fazione ribelle di riferimento. Fondamentale è il fatto che queste forze speciali sono costituite da istruttori di comprovata esperienza. E non sono qatariani, sono pakistani, come spiega un dossier che costituisce una lettura obbligatoria.
Non occorre dire che questi pachistani sono venuti su con la stessa pedagogia dei mujahiddin degli anni Ottanta del passato secolo, e dei talebani nel decennio successivo. E sappiamo tutti che cosa è venuto fuori da lì. Asia Times on line ha riferito con molti particolari di come la Siria sia il nuovo Afghanistan, con in più adesso una quantità di efferatezze jihadiste sviluppate durante la guerra in Iraq, come gli attacchi suicidi, le decapitazioni e l'addentare le interiora degli avversari uccisi.
Non è un segreto il fatto che la maggior parte dei ribelli sia costituita da mercenari, di solito pagati direttamente dai qatariani 1300 dollari al mese. Gli tocca anche un extra di 1000 dollari nel caso portino a compimento un'operazione speciale. Qualcuno tra essi ha anche messo in piedi una seconda carriera come postatore di video su Youtube, che è l'arma che i canali televisivi arabi -per non parlare di quelli occidentali- hanno scelto per mostrare a tutti quanto sia cattivo il governo Assad.
Insieme a Washington, Doha foraggia anche la baggianata secondo cui ci sono agenti della CIA a dare una mano per distinguere i ribelli buoni da quelli cattivi, con il Supremo Consiglio Militare ad occuparsi della raccolta e della distribuzione delle armi. Chiunque creda a questo, crede anche di poter trovare in vendita su Ebay le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.
L'ambasciata siriana a Doha è unica al mondo perché per intero infarcita di "ribelli". La dura azione lobbystica del Qatar ha costretto i ventidue paesi della Lega Araba, che adesso potrebbe anche chiamarsi Lega del Consiglio per la Cooperazione nel Golfo, ad assegnare ai ribelli il seggio siriano. La nascita della Coalizione Nazionale Siriana, ultima e confusa incarnazione politica dei ribelli, è stata annunciata a Doha -e dove altro...- nel novembre 2012. A seconda delle circostanze e delle convenienze, il Qatar unisce o divide questa Coalizione Nazionale.
L'unica cosa fissa è l'orientamento del Qatar in politica estera che consiste nel non dire mai di no ai Fratelli Musulmani, come ad esempio nel caso del sostegno per le brigate al Farouq, che teoricamente controllano qualche sobborgo di Aleppo.

In trappola
Con l'ascesa di Tamim, il nuovo emiro, la questione fondamentale è se quest'orgia di armi, di soldi a camionate, di azioni lobbystiche martellanti e di coperture diplomatiche si sia trasformata, o si trasformerà mai, in qualche beneficio tangibile per l'emirato.
Doha fornisce una versione dei fatti ufficiale e semplicistica: l'emiro e suo figlio hanno ammonito Assad perché non reprimesse le prime proteste dei siriani all'inizio del 2011.
 Solo che Assad aveva deciso di "uccidere la gente", così.
L'ex primo ministro Hamad bin Jassim altrimenti noto come HBJ  si è calcolatamente espresso in questo modo durante dei colloqui lalla Brookings Institution. Ha solo omesso di raccontare che Doha ha agguantato al volo l'occasione che si presentava di fare della Siria un'altra Libia: in Libia il Qatar ha letteralmente aperto i cieli ai bombardamenti della NATO.
Secondo i principali mass media occidentali ed arabi, si potrebbe addirittura pensare a Tamim come al nuovo messia. E' stato incessantemente salutato come "il monarca della primavera araba", così "giovane" e "moderno", uno che fa jogging e che stravede per le macchine e lo sport, già orgoglioso detentore di due mogli.
In realtà è più l'emiro della primavera dei Fratelli Musulmani, visti i legami strettissimi che intrarriene col telereligioso superstar di Al Jazeera, l'estremista settario sceicco Yusuf al Qaradawi che ha a tutti gli effetti pratici emesso una esortazione allo jihad contro gli alawiti e gli sciiti in Siria. Questo sceicco è uno dei più importanti consiglieri di Tamim.
Non è un segreto che la politica estera del Qatar prenda per lo più ordini da Washington. Questione di sfumature, comunque: il Qatar può aver convinto l'amministrazione Obama ad allineare la propria politica estera a quella dei Fratelli Musulmani, o magari è stata la stessa amministrazione a prendere per conto proprio una decisione così scriteriata. Magari è stato Tamim a convincere i talebani ad aprire una rappresentanza a Doha, o magari ha seguito un "suggerimento" dell'amministrazione Obama. Fatto sta che Tamim viene sempre incontro ai guardioni del Dipartimento di Stato e del Pentagono. E poi ha firmato quei corposi contratti di armi con gli Stati Uniti, e anche con la Francia.
Poi ci sono le relazioni con la Casa dei Saud, che hanno alti e bassi. A Doha si dice che nel 2010 è stato Tamim ad iniziare un dialogo strategico coi sauditi. Formalmente, è presidente del Consiglio Superiore del Qatar e dell'Arabia Saudita, il che significa che è sempre in contatto con il capo dei servizi sauditi principe Muqrin bin Abdul Aziz, il quale si è mostrato a prima vista un entusiasta sostenitore del passaggio di consegne in Qatar. Non è un segreto neppure il fatto che il potere vero, quello che ha sovrinteso al passaggio, è quello della previdente Sheikha Mozah, la madre di Tamim.
I rapporti con Muqrin hanno un senso perché la Casa dei Saud ha sempre detestato lo spumeggiante HBJ, per tacere della diffidenza che ha sempre ostentato nei rapporti col precedente emiro. Adesso la cricca di HBJ a Doha è stata più o meno messa da parte perché Tamim ha assegnato l'incarico di primo ministro allo sceicco Abdullah bin Khalifa bin Nasser al Thani. HBJ adesso è atteso dalla frenetica vita londinese, come manager della multimiliardaria Qatar Investment Authority. Mica male.
Non è chiaro se l'influenza del Qatar in Siria continuerà ad essere tanto rilevante. Tutti sanno adesso che la CIA sta ammassando una incredibile quantità di armi in Giordania, affinche, tramite il suo "elaborato" sistema di controllo, vengano consegnate a centinaia di ribelli siriani "buoni" addestrati dagli Stati Uniti, e soltanto a loro. La Giordania e gli Emirati sono così in prima linea su quel fronte, con i sauditi che forniscono carichi di armi anticarro portatili. C'è il caso che il Qatar si ritrovi ad armare solo poche ed ininfluenti formazioni di miliziani. Le conclusioni si tireranno ad agosto, quando si verificherà un attacco dei ribelli contro Damasco cui è già stata fatta molta pubblicità.
La guerra diventerà ancora peggio. E non c'è nulla che garantisca che Assad se ne andrà. il "giovane e moderno" emiro della primavera della Fratellanza Musulmana potrebbe arrivare preso alla conclusione di esser rimasto prigioniero di una trappola approntata dalle azioni di suo padre prima, e dalle sue stesse azioni poi.

Pepe Escobar ha scrittoGlobalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009).