Nel 2003 lo stato che occupa la penisola italiana decise di partecipare all'occupazione della Terra dei Due Fiumi. George Diabolus Bush aveva statuito il primo maggio che la guerra era finita, contraddirlo significava diventare terroristi d'ufficio, e poi c'era la prospettiva di "partecipare alla ricostruzione".
Dovevano figurare presenti per la vittoria.
Questo, nelle intenzioni e nelle previsioni.
Dal momento che erano intenzioni, previsioni e propaganda "occidentaliste", nulla da stupirsi se la realtà ebbe a smentirle con quella violenza sanguinosa che l'occidentalame vorrebbe vedere esercitata solo a spese dei propri avversari politici, sia pure infinitesimi e sia pure potenziali.
Il 12 novembre i promotori della democrazia nella Terra dei Due Fiumi andarono incontro ad una perentoria contestazione che costò diciannove vittime.
La propaganda "occidentalista" basò su di esse cinque anni filati di fuoco di sbarramento, secondo modalità troppo note ai nostri lettori perché si debba tornare sull'argomento.

Nel solo mese di giugno del 2013 attacchi dello stesso genere hanno provocato nella Terra dei Due Fiumi quasi ottocento vittime.
Nel solo mese di giugno.
Una cifra che fa letteralmente scomparire quella delle perdite con cui lo stato che occupa la penisola italiana ha pagato la propria non richiesta intromissione.

L'occidentalame fiorentino non ha dimenticato la questione, anche perché non ha al proprio arco alcuna freccia.
Jacopo Cellai, che i nostri lettori conoscono come micropolitico "occidentalista" rabbioso ed orgoglioso, ha gioito per i cinquemila euro con cui l'amministrazione intende "realizzare un'opera in ricordo".
E' l'occasione giusta per verificare ancora una volta su quale benevolenza e su quale attenzione abbiano potuto contare a Firenze alcune delle cause "occidentaliste" maggiormente perorate.
Jan Palach ha ottenuto una sordida rampa autostradale.
I mariti delle foibe un angolo di parcheggio così rispettato e frequentato che la targa toponomastica devono pulirla di persona gli "occidentalisti" prima della loro passeggiatina annuale, dopo aver controllato ogni volta che qualcuno non l'abbia tolta di mezzo.
Oriana Fallaci, il nulla che è stata.
In sostanza, si tratta più di punizioni in direzione della damnatio memoriae che non di dignitose attestazioni di stima.
Si può benissimo pensare fin da subito a qualcosa nello stesso stile: ai caduti di Nassiriya potrebbe essere dedicato lo slargo  di Lungarno Ferrucci (ex distributore) raffigurato dall'immagine, o il sottopasso pedonale al cavalcavia dell'Affrico.
Costerebbe anche meno di cinquemila euro.

Post scriptum. Il commentatore Riccardo Venturi ci fa notare che nella toponomastica una Via Caduti di Nassiriya esiste già da qualche anno. In effetti ne parla anche un comunicato stampa, in cui si legge che anche in questo caso gli "occidentalisti" sono stati accontentati in modo da far sì che all'atto pratico il preteso omaggio si trasformi in un'effettiva beffa.
Via Caduti di Nassiriya infatti si trova nella zona in cui già c'erano "piazza Caduti dei Lager, piazza Caduti di Montelungo, piazza Bimbeni e Bumbane Bambine e Bambini di Beslan”.
Come se ci fosse da completare un quadrittico della scarogna.