I piloti in esubero di
Alitalia potrebbero utilmente servire la causa dell'orgoglio "nazionale"
consegnando maccheroni, magari usando gli Airbus in ragione di un volo per sette porzioni[*], secondo una prassi sulla cui razionalità economica la dirigenza non avrebbe sicuramente nulla da eccepire: almeno questo è quello che i precedenti fanno pensare. L'esclusiva su rotte "nazionali" come Palermo-Bozen o Lampedusa-Trst eviterebbe tra l'altro la diretta concorrenza dell'impresa nordamericana, nel caso questa decidesse di espandersi.
Militant Blog tratta la questione degli ovvi risultati delle privatizzazioni, in un post che riportiamo per intero.
Fa davvero specie
questa levata di scudi a “difesa dell’italianità” di Telecom. Proprio
coloro che vent’anni prima avevano avviato il più imponente processo di
privatizzazione avvenuto nella storia, oggi si dolgono per i suoi frutti
avvelenati. Il problema però è che tutto questo dibattito parte da
presupposti sconclusionati, e lo capiscono anche i più lucidi fra i
protagonisti, come ad esempio il primo ministro Letta.
Di fatto, qualsiasi
impresa che viene privatizzata è già, di fatto, contraria alle logiche
del tanto evocato “interesse generale”. La nazionalità dell’imprenditore
di turno non è certo garanzia di scelte politico-economiche condivise.
Non è necessario qui scomodare teorie sul capitale che è già, di per se,
transnazionale, e dunque refrattario per sua natura ad ogni ipotetico
“interesse nazionale”. Basta un po’ di cronaca quotidiana. In base a
quale legge o regola di mercato un imprenditore dovrebbe puntare
all’interesse nazionale della sua azienda? Ci pensa forse
l’italianissimo Marchionne quando delocalizza la produzione all’estero?
Per quale motivo il Bernabè di turno dovrebbe avere a cuore non il
profitto della sua azienda privata, ma l’interesse nazionale da
difendere? E in cosa cambierebbe se l’azienda passasse in mani spagnole?
Accadrebbe questo: che i profitti generati dal controllo dell’azienda,
invece di finire in tasca dell’imprenditore italiano finiscono in quelle
dell’imprenditore spagnolo. Cosa cambia dunque per il tanto citato
“interesse nazionale”? Nulla.
Stesso discorso vale
per Alitalia. Questa già da anni non è più la “compagnia di bandiera”
(per esserlo dovrebbe essere di proprietà dello Stato), ma un’impresa
privata in mano ad una cordata di imprenditori guidati da Matteo
Colaninno. E’ di fatto già transnazionale. Per quale motivo il suo
prossimo passaggio in mani franco-olandesi dovrebbe nuocere
all’interesse nazionale? Il ministro Lupi chiederà oggi al suo omologo francese garanzie occupazionali. Con quale
coraggio la compagnia aerea che in questi cinque anni ha licenziato
migliaia di lavoratori chiede ora garanzie di non licenziare ulteriore
personale? Perché la proprietà francese non dovrebbe continuare laddove
quella italiana ha già dato prova d’estrema efficienza capitalista? Cosa
cambia per l’interesse dei lavoratori la provenienza della lettera che
ne stabilirà arbitrariamente il licenziamento?
L’interesse nazionale,
se di questo vogliamo parlare, è stato intaccato all’origine, col
processo di privatizzazioni avviato dai governi di centrosinistra negli
anni novanta. Che questi oggi si dispiacciano per il passaggio di
consegne, non cambia di una virgola il fatto di come tutto questo
dibattito sia solo fumo negli occhi. Perché la borghesia, così come il
proletariato, sono classi prive di confini nazionali. Ogni vantaggio, in
termini di classe, lo è immediatamente per tutti i propri appartenenti.
Al di là dei confini nazionali. Questa pantomima può andare bene per
qualche rigurgito nazionalista in vena di scherzare sulla perdita di
sovranità, non certo per chi ragiona in termini di classe. La Telecom
insomma, così come tutte le altre aziende statali privatizzate, sono da
decenni ormai straniere. Con buona pace dei D’Alema di turno.
Post scriptum. Mentre scrivevamo, ci era sfuggita la parte comica della vicenda. Il
Copasir (nientemeno) si è rivolto a Letta chiedendo di impedire la
vendita agli spagnoli di Telefonica, perchè altrimenti si
comprometterebbe la sicurezza nazionale:
http://www.repubblica.it/economia/2013/09/25/news/telecom_camusso_e_svendita-67243909/?ref=HRER2-1
Davvero abbiamo oltrepassato di molto il ridicolo. Telecom già vedeva
come socio di maggioranza Telefonica, dunque già da anni Telefonica
aveva accesso a questi fantasiosi dati segreti da non esportare
all’estero. Oltretutto, sempre per ritornare al discorso centrale,
perchè dei segreti di Stato nella mani di Bernabè dovrebbero essere
custoditi meglio che nelle mani spagnole? Si tratta di due imprenditori
privati, niente di più, niente di meno. Dei “segreti” ne fanno l’uso che
gli pare.