Questa spicciativa personificazione degli Stati Uniti d'AmeriKKKa, in un poster propagandistico diffuso attorno al 2007, si accingerebbe a "finire il lavoro" iniziato con l'aggressione all'Afghanistan e proseguito con quella all'Iraq.
Secondo dati non si sa quanto attendibili è obeso il 74% della popolazione amriki; una personificazione fedele dovrebbe presentare un tale sovrappeso da renderla più ridicola che temibile, chiave inglese nonostante.

Gli sviluppi nella Terra dei Due Fiumi hanno preso una piega tale da far pensare a qualunque yankee dotato di un minimo di discernimento (la minoranza assoluta) che l'aver lasciato il lavoro a metà potrebbe rivelarsi relativamente utile.
Nel giugno 2014 il gazzettaio sta mostrando gli abboccamenti tra yankee e Repubblica Islamica dell'Iran come se fossero un inedito. La fattiva e costruttiva opera della Repubblica Islamica dell'Iran nella Terra dei Due Fiumi è iniziata nei mesi successivi all'aggressione statunitense, si svolge alla luce del sole avallata, sollecitata ed apprezzata dall'esecutivo iracheno sorto dalle tanto pubblicizzate "libere elezioni" ed è nota a tutti meno che al pubblico della "libera informazione occidentale". In fin dei conti è una delle poche cose che ha permesso ai deafferentati caubòis dell'ubriacone Bush di smetterla di giocare agli apprendisti stregoni limitando danni e beffe al minimo indispensabile, scaricando sostanzialmente i costi umani della propria tracotanza sul popolo aggredito.
Il problema è che tutto questo riguarda la realtà documentabile: un concetto inaccettabile per i gazzettieri "occidentali" al pari di quelli che presentano le esotiche denominazioni di realismo, ponderatezza, competenza. Da un altro punto di vista si può sostenere portando infiniti esempi che la "libera informazione" si accosta ad ogni campo dello scibile con la competenza e con le categorizzazioni del reale che adotta quando deve cianciare di pallone. In questo caso specifico, nello stato che occupa la penisola italiana un radiogazzettino diffuso la mattina del 16 giugno da  Radio Uno ha statuito che "i repubblicani" stavano mettendo "sotto pressione" l'amministrazione statunitense e si è affrettato a stanare chissà dove uno "esperto" amriki proveniente anch'esso dal mondo fogliettista, rappresentato nel caso specifico dalla CNN. In traduzione simultanea, davanti alla non notizia della collaborazione statunitense con la Repubblica Islamica dell'Iran, lo yankee si è prodigato in invettive senza minimamente curarsi delle implicazioni di quanto gli stava uscendo di bocca. In particolare ha sostenuto che "...Tutti i tiranni in un'area compresa tra l'India e la Siria sono caduti ad opera di movimenti sunniti radicali... Al Maliki [il Primo Ministro uscito da una di quelle "libere elezioni" santificate dalla propaganda, n.d.a.] è un despota che odia i sunniti...". Nulla più della "democrazia" incarnata da giovani donne con le dita intinte nell'inchiostro delle commissioni elettorali è mai stato più a cuore degli ultimi governi yankee, il che fa pensare che un "esperto" di questo genere stia praticamente dando conferma del fatto che gli Stati Uniti hanno trescato con l'un nemico per combattere l'altro -cosa in sé comprensibilissima- profondendo ovviamente in questo la stessa incompetenza profusa nelle guerre di aggressione degli ultimi lustri. E arrivando ai costruttivi risultati di cui sopra.
Ad indispettire ancor di più questo signore -i ridicoli e strapagati think tank yankee sono comunque in grado di fornire "esperti" anche meno allucinati di così, ma i servizievoli bambini viziati della "libera informazione" fanno finta di non saperlo- la prospettiva che "i nostri jet" vengano "dati alla Guardia Rivoluzionaria". Tradotto dalla lingua dei caubòis a quella delle persone serie, significa "la parte politica che mi paga non approva che vengano eseguiti attacchi aerei di cui sul terreno si avvantaggerebbero le forze armate della Repubblica Islamica dell'Iran, arrivate sul posto anni luce prima di noi e capacissime di muoversi con efficacia su un terreno che conoscono bene invece di limitarsi a sparare a tutto quello che si muove come abbiamo fatto noi per dieci anni filati, quando non abbiamo fatto di peggio armando e finanziando le stesse organizzazioni che dicevamo di combattere e che adesso diciamo di voler tornare a combattere".
La rivoluzione islamica in Iran rappresenta a tutt'oggi uno dei peggiori rovesci subiti dalla politica estera statunitense. Nel 1978 Reza Pahlavi aveva appena ricevuto dagli Stati Uniti smodate forniture di armamenti modernissimi, tra cui proprio i jet che costituiscono ancora oggi -tenuti insieme con i miracoli e con il reverse engineering- l'ossatura dell'aeronautica rivoluzionaria. Come dire che nel "dare i loro jet alla Guardia Rivoluzionaria" gli yankee hanno persino giocato d'anticipo.