"Dopo la Rivoluzione del 25 aprile 1974,
il 2 maggio seguente con questo gesto José P. Maia (1943-2013)
ha dimostrato la forza dell'occupazione collettiva
e ha dato voce ad una lotta che dura ancora oggi.
Tanta gente senza casa, tante case senza gente".

La foto è stata scattata nell'agosto del 2014 alla periferia di Lisbona, Repubblica Portoghese; la zona è quella di Largo Torre, rua Armando De Lucena. A detta di uno degli abitanti della zona negli appartamenti dello stabile vivono zingari di origine spagnola e portoghese.
Non sappiamo dire se e fino a che punto la politica locale abbia utilizzato un'esperienza come questa per motivi propagandistici; nella Repubblica Portoghese la vita politica presenta ancora assetti, contesti, priorità ed agenda non del tutto avulsi dalla normalità, il che non fa escludere l'ipotesi ma permette di avanzare dubbi sulla remuneratività in termini di suffragi di iniziative di un certo genere.
Non c'è dubbio alcuno invece sul fatto che nello stato che occupa la penisola italiana una torma di elegantoni ben nutriti avrebbe trovato il modo di incrementare le proprie entrate da elettorato passivo starnazzando di "legalità" e d'insihurezzeddegràdo. Negli ultimi anni questi perfetti esponenti dell'epoca contemporanea sono stati letteralmente surclassati dalla temibile concorrenza dei sedicenti avversari: boiscàut, mamme col pancione, vegliardi rispettabili, giovani dalla faccia pulita impadronitisi delle prassi e dell'agenda "occidentaliste" e dediti alla meticolosa distruzione del tessuto sociale in nome degli stessi identici "valori"; la loro propaganda può avvalersi anche di miserabili sionisti di complemento e del loro intoccabile legalitarismo d'accatto.
A cosa porti agli effetti pratici tanta dedizione al legalitarismo -il sacerdote cattolico Lorenzo Milani, inviso come pochi altri alla marmaglia "occidentalista", parlava oltre cinquanta anni fa di mostruosa adorazione del diritto di proprietà- lo spiega il brano che segue, che narra di una normale e legalissima tragedia. Una sola delle normali e legalissime tragedie che hanno colpito molte persone perbene, abbagliate dai princisbecchi di quella che pareva un'età dell'abbondanza destinata a durare in eterno. Lo scritto è vecchio di qualche mese e viene dal giornale di strada Fuoribinario. Il testo riporta il nome dello stato che occupa la penisola italiana, e ce ne scusiamo come sempre con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.
Si ringrazia Miguel Martinez per la segnalazione.


Basta con le persone senza casa e le case senza persone 

Mercoledi 16 aprile 2014, in Via dei Pilastri 30, si è presentata la forza pubblica per sfrattare una famiglia dalla propria casa, in cui vive da 35 anni.
Vogliamo raccontare questa storia, non per vittimismo o protagonismo, ma perché le logiche e le prassi sociali neo-liberiste e neo-liberali ci vogliono far credere di essere individui e famiglie isolati e soli, ognuno con la propria storia di fallimenti e successi, carica di responsabilità e colpe individuali.
Noi la pensiamo diversamente e crediamo nell’importanza di condividere quello che ci è successo, sicuri di non essere gli unici a cui banche e legalità capitalista hanno tolto, se non tutto, qualcosa di imprescindibile come la casa e di conseguenza il quartiere, con la rete sociale e relazioni umane ad esso legate.
Questa è la storia di una bottega artigiana come ce n’erano tante a Firenze. Per gli alti costi dei materiali e come è in uso nelle piccole imprese individuali senza capitale iniziale, la bottega lavorava attraverso scoperti di conto corrente per acquistare le materie prime, restituendo poi il dovuto dopo la vendita del prodotto lavorato e finito con i dovuti interessi (non proprio spiccioli). Alla fine degli anni ’80 iniziano un pò di difficoltà nella restituzione degli interessi sugli scoperti e l’artigiano, consigliato dalle banche di cui era cliente solvente da anni, contrae un mutuo per estinguere il mutuo residuo sulla casa e coprire parte degli scoperti di conto.
Sempre consigliato dai funzionari bancari, che dovrebbero svolgere il ruolo di consulenti economici, contrae un “vantaggiosissimo” mutuo in ECU (European Currency Unit), la moneta virtuale comune della Comunità Europea. Il suddetto mutuo prevedeva come garanzie casa e bottega (cioè TUTTO), un tasso d’interesse che oscillava tra il 18 e il 24%, soggetto alla pratica dell’anatocismo. Per chi non fosse familiare col termine l’anatocismo, o tasso d’interesse composto, prevede la ricapitalizzazione degli interessi ogni 3 mesi anche su rate regolarmente pagate, che vanno così a far parte del capitale iniziale per generare essi stessi interessi. In parole povere interessi sugli interessi.
Tra il 1988 e il 1992, nonostante il catastrofico tasso d’interesse, le rate vengono regolarmente pagate. Come molti sapranno, a seguito di un attacco speculativo sui mercati finanziari nel 1992 Italia e Gran Bretagna sono costrette ad abbandonare il Sistema Monetario Europeo di cambi fissi e la lira viene pesantemente svalutata; il debito denominato in ECU semplicemente lievita. Dopo altri 4 anni di sforzi e dopo aver restituito più soldi di quanti ne avesse presi in prestito, nel 1996 l’artigiano si vede arrivare i decreti ingiuntivi. Naturalmente alla vicenda non è applicabile retroattivamente la Legge anti-usura (108/96) approvata quello stesso anno, e l’indagine della magistratura per usura bancaria si conclude con un nulla di fatto. Nel 2000 ha inizio il procedimento esecutivo e vengono messe all’asta le proprietà dell’artigiano e della sua famiglia. Per fortuna la bottega non suscita molto interesse e nessuno se la compra, ma la casa attira l’attenzione di speculatori vari e se l’accaparra, per meno della metà del suo valore di mercato, la società SIRAH s.r.l., di proprietà di Mario Razzanelli, attuale consigliere comunale in quota Lega Nord e attualmente in campagna elettorale a sostegno del candidato di Forza Italia. Per possibili irregolarità nell’asta, incerte interpretazioni giurisprudenziali e svariate battaglie legali il decreto di trasferimento della proprietà della casa non arriva fino al 2012. (Così chi pensava di aver fatto un grande affare sulle disgrazie altrui almeno stavolta non ha avuto vita facile).
Ed è questa, in sintesi, la storia di come un artigiano, un lavoratore senza conoscenze finanziarie la cui colpa è stata quella di essersi fidato troppo dei funzionari delle banche e della retorica dell’indebitamento, dopo aver ingrassato le banche (Cassa di Risparmio di Firenze, Monte dei Paschi di Siena e Banca Toscana) per quasi vent’anni pagando regolarmente i loro assurdi tassi d’interesse oggi considerati illegali, si ritrova con la Forza Pubblica (che difende interessi privati) alla porta.
Oltretutto i tempi di assegnazione della casa popolare sono imprevedibili, come è incerto dove questa famiglia andrà ad abitare e con regole burocratiche che consiglierebbero di lasciare la casa e aspettare in silenzio, non si sa dove, che il Comune si occupi, non si sa quando, di assegnare una casa che per legge ti spetta.
Come già detto raccontiamo questa storia, oltre che per la solidarietà e la partecipazione alla giornata di resistenza del 16 aprile, perché non crediamo di essere gli unici in una situazione di questo tipo e pensiamo sia il momento di reagire e pretendere il rispetto della dignità dei lavoratori che questa legalità e burocrazia del capitale calpesta ogni giorno.
Per questo ci siamo opposti allo sfratto finché non sarà assegnata una casa a questa famiglia derubata del frutto del proprio lavoro dalle banche e dalla speculazione immobiliare.
Ringraziamo e sosteniamo il Movimento di Lotta per la Casa per essere sul territorio sempre al fianco dei più deboli.

 PCL-Firenze