All'inizio di dicembre 2014 gli ambienti della politica istituzionale vengono momentaneamente scossi da una delle ricorrenti retate della gendarmeria.
Dal blog di
Daniele Barbieri si trae questa serie di considerazioni.
Nello scritto ricorre più volte il nome dello stato che occupa la penisola italiana. Ce ne scusiamo come d'uso con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.

Qualche notte fa hanno rubato alla bottega del commercio equo di Imola, in pieno centro. Guardando sopra la porta a vetri ci si accorge con stupore da che strettoia sono passati (e senza rompere la porta): bambini e/o bambine dunque oppure nane e/o nani.
Non è il primo furto del genere a Imola: a esempio so di alcuni camper derubati passando dalla presa d’aria in alto, piccolissima.
Chi sono? Da tempo nell’imolese circolano due ipotesi, o meglio due “voci”. La prima parla di una banda di «zingarelli», la seconda di «alcuni nani di Bergamo».
Io tendo a credere alla seconda voce.
Su quale base? E’ semplice, l’ho inventata io: dopodiché l’ho raccontata con la massima serietà possibile a molte persone e alcune hanno mostrato di crederci; non saprei su quale base visto che non ho dato loro alcuna prova e neppure indizi.
D’altro canto anche l’altra versione – sono zingarelli – si basa sugli stessi elementi della mia: nessuno. Due leggende metropolitane dunque, senza alcun elemento di conferma. La “voce” contro gli zingari ladri è più antica certo: in gran parte falsa, come quella secondo cui i rom ruberebbero bambine/i (in blog ho scritto che più facilmente accade il contrario, raccontando di come la Svizzera nel secolo scorso portò via per decenni i figli e le figlie dei “nomadi”) e in parte basata su alcuni elementi veri che a forza di ripeterli ossessivamente si ingigantiscono. Sicuramente ci sono ladre/i anche a Bergamo – chissà magari anche qualche nana/o capace di acrobazie – ma visto che di loro si narra così poco … chi se ne ricorda?
Ed eccoci al verminaio, anzi merdaio, di Roma.
Turi Palidda faceva notare qui in blog (Fascio-mafia e business) che se andate a cercare in rete «campi rom chi ci guadagna» troverete soprattutto link che parlano delle sparate di Salvini.
E invece l’inchiesta di Roma mostra che i partititi – la destra in testa, inclusa Lega Nord – si sono arricchiti sui rom, rubando i soldi di tutte/i noi.
E non miseri furtarelli: cifre clamorose.
Vi invito a guardare il post precedente (Il merdaio detto «Mondo di mezzo») con un link all’ordinanza del tribunale di Roma. Nel documento si parla di «associazione di stampo mafioso operante su Roma e nel Lazio, che si avvale della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti di estorsione, di usura, di riciclaggio, di corruzione di pubblici ufficiali e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici».
Altro che due nani bergamaschi o due bimbi rom che entrano in un camper…
Quanto agli analoghi furti su immigrati e richiedenti asili molti episodi erano già noti da anni (ci sono anche condanne) ma i grandi media tendono a non raccontarli, a parlare di casi isolati («mele marce») o comunque a sommergerli in mezzo ad altre notizie (“ghiotte” dal loro punto di vista; stronzate o “di regime” nella mia logica ed esperienza). Non ricordo più chi (forse George Bernard Shaw?) scriveva molto tempo fa che se si vuole cercare chi controlla il racket della prostituzione conviene guardare bene fra i capi della strombazzante Abclp, l’Associazione Benemerita Contro Le Puttane. Alla prossima protesta di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Nuova o simili contro rom e immigrati sarà bene conservare memoria dell’infame business che tutti loro (e/o i loro amici) hanno fatto a Roma – e non solo – sulla pelle di persone spesso disperate e intanto rubando miliardi nelle nostre tasche. Memoria corta è un buon aiuto a chi vorrebbe spingerci nel precipizio.