Satira ed "occidentalismo" non sono mai andati d'accordo. Non appartengono agli "occidentalisti" il disincanto, il distacco divertito, l'acutezza indispensabili per satireggiare: nel corso degli anni una delle ultime pubblicazioni satiriche della penisola italiana -nota tra le altre cose per non ospitare alcuna pubblicità commerciale, scelta che della libertà propriamente detta è conditio sine qua non- ha dovuto affrontare una certa serie di delazioni e di cause civili, intentate di solito proprio da "occidentalisti" di minuscolo calibro e puntualmente finite con tante scuse, tra gli sghignazzi degli stessi esponenti del potere giudiziario. 
Agli "occidentalisti" appartengono invece il grigiore chino e mortifero e la piattezza conformista che vengono gabellate per serietà -e che vengono usate per paludare i pilastri dell'ideologia "occidentalista", rappresentati dall'incompetenza, dalla menzogna e dalla malafede- e la mimesi satanica di un reale con il quale essi non hanno altro che rapporti labili e discontinui.
Nel mondo infero e sovvertito degli "occidentalisti", conditio sine qua non della libertà è il vendersi al miglior offerente.
 Per una volta proviamo qui a satireggiare a nostra volta, e secondo toni che non ci appartengono affatto, ricordando una vecchia pubblicità di un istituto bancario.
Ci sono stati, non troppo tempo fa, anni di princisbecco in cui dominava una stolta e pervasiva atmosfera di abbondanza ed in cui hanno ancora oggi fondamento la forma mentis ed il sistema di "valori" degli "occidentalisti". Fu un periodo non troppo lungo, in cui la maggior parte dei sudditi dello stato che occupa la penisola italiana si pensava certamente destinato ad una sorte da duro, generoso e spietato petroliere del Texas.
Per questo tipo di pubblico qualche agenzia pubblicitaria si inventò una banca in doppiopetto grigio. All'occhiello di ogni dipendente era prevista un'orchidea.
Non è passato neanche molto: la disoccupazione è ai massimi da quando ci si degna di misurarla, la situazione è nota a chiunque voglia vederla, e i sudditi hanno dovuto adattare il proprio stile di vita a modelli più abbordabili: pallone, maccheroni e videocassette pornografiche, altro che Stetson.
Tutte cose che fanno pensare che all'occhiello di ogni dipendente -pardon, collaboratore- e non solo di quelli delle banche, sia oggi previsto... un orcodìo
In poche righe abbiamo usato una battuta blasfema per dileggiare gli "occidentalisti" e i loro "valori": possiamo andare avanti.
Possiamo andare avanti constatando che se qualcuno azzera a colpi di mitra la redazione di una rivista satirica, un "occidentalista" non dovrebbe avere alcunché da ridire: in fondo, quei cialtroni se la sono cercata: hanno avuto quello che si merita chi osa infastidire gli esponenti dell'ordine costituito e soprattutto i loro servi. 
Invece.
Invece l'occidentalame da gazzetta cicaleggia come al solito ingiungendo prese di distanze senza se e senza ma. In questo eccelle il solito campionario di guitti più o meno in sovrappeso: per eccellere occorrono cognizione di causa nulla e malafede altissima. Fare le cose come tiratura comanda è facile, come dimostra la gazzetta "Libero" che intendiamo dileggiare e che nulla, obiettivamente, impedirebbe di considerare una testata satirica a tutti gli effetti.
Nel 2001 "Libero" si presentava come apertamente bellicista: o si sostenevano le pazzesche aggressioni "occidentali" o si passava all'istante dalla parte dei terroristi, contro i quali tutto era lecito. Dopo quindici anni i risultati dell'intraprendenza yankee sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e l'islamofobia c'a' pummarola 'n coppa ha prodotto frutti spettacolosamente ridicoli e sostanzialmente inutili, pagati per intero dai sudditi dal momento che inchieste giudiziarie e guerre d'aggressione (capitanate dai migliori strateghi che la penisola potesse produrre, dei veri esperti in discoteche) hanno costi piuttosto rilevanti. 
Comunque, "Libero" statuisce l'otto gennaio 2015 che "questo è l'Islàmme".
Allora.
Le versioni dei fatti su cui possiamo far conto a poche ore di distanza dall'accaduto indicano alcuni elementi precisi, qui riassunti.
L'obliterazione dell'obiettivo è stata realizzata con una quality operation portata a termine in modo ordinato ed in tempi brevissimi da un ristretto nucleo di fucilieri, che ha potuto ritirarsi dalla zona d'operazione senza subire perdite e riducendo al minimo le vittime collaterali.
Se l'azione fosse stata diretta contro Kayhan o contro il Tehran Times, e se gli autori si fossero detti sionisti, se ne sarebbe senz'altro letto in questi termini.
Dopo quindici anni di democracy export e dopo settant'anni di occupazione sionista in cui episodi come questo sono stati ordinaria amministrazione e modus operandi che nessuno si è mai sognato di discutere, l'islàmme andrebbe considerato come minimo un allievo volenteroso, capacissimo di rispondere con intelligente cattivismo allo stupido buonismo con cui la feccia gazzettiera spiega qualunque fenomeno della vita associata non risponda all'interesse dei propri referenti.
Va anche notato che gli autori dell'azione sono arrivati sul posto in una berlina nera di produzione recente, ottimamente tenuta. Gli "occidentalisti" sono molto sensibili all'eleganza formale ed anche questo dettaglio -soprattutto questo dettaglio- dovrebbe riscuotere la loro approvazione.