Un gruppo piuttosto nutrito di persone serie ha percorso le vie del quartiere di Santa Croce nelle stesse ore in cui Matteo Salvini (un divorziato in sovrappeso che non è riuscito a laurearsi neppure in dodici anni) concionava a beneficio di una piazza gremita di ultrasettantenni rastrellati da tutta la penisola e sottratti a probabilissime e meritate attestazioni di disprezzo da un doppio cordone di gendarmi.
Non è cosa nuova che gli "occidentalisti" possano uscire dalle mangioteche, dai salotti e dai fondi commerciali in cui sono tollerati in città solo grazie alla gendarmeria, ma va ricordato che in quest'occasione è stato un "partito" apertamente secessionista da oltre trent'anni a far tutelare l'incolumità dei suoi ben nutriti esponenti e dei suoi rancorosi sostenitori dalle stesse forze armate del "paese" che giura di voler smembrare. Agli occhi di chi proviene da realtà normali si tratta di uno dei moltissimi dati di fatto che rendono la vita politica del "paese" dove mangiano spaghetti una cosa difficile da comprendere e ancor più difficile da prendere sul serio.
Secondo un certo numero di osservatori discretamente infiltrati in piazza Santa Croce i fiorentini presenti erano l'infima minoranza e per lo più riconducibili alle greppie "occidentaliste" più involute, all'angolo da decenni e solitamente oggetto di aperto disprezzo da parte dei concittadini, non fosse che per il fatto che a Firenze chi vuol far politica "occidentalista" si iscrive da sempre al Partito Democratico.
Le elezioni presidenziali statunitensi vinte da uno straricco caricaturale -anch'egli perfettamente rappresentativo- hanno dato fiato alla marmaglia "occidentalista" venuta a sporcare Firenze per un mezzo pomeriggio e più che propensa a far propri slogan e propaganda di derivazione yankee; qualcuno ha osato sventolare addirittura bandiere a stelle e strisce, cosa che a Firenze pone automaticamente dalla parte del torto a prescindere dalle consegne della manifestazione.