Alla fine di ottobre 2008 si tiene un breve dibattito sul razzismo, durante una seduta del Consiglio comunale di Firenze. Non potendo occultare in silenzio anni di continue cacce al negro a mezzo stampa, il "centrodestra" è costretto ad una penosa battaglia difensiva...

Il 27 ottobre 2008 si è tenuto in Consiglio comunale a Firenze un dibattito sul razzismo, proposto da Ugo Caffaz.
L'intervento del forzaiolo Enrico Bosi, secondo il quale i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana non sono razzisti ma "vogliono unicamente severità con gli stranieri che delinquono" è interessante perché intriso di incompetenza e di malafede dalla prima all'ultima parola.
Cominciamo col notare che tutto l'intervento è incentrato su citazioni da Marzio Barbagli, "sociologo di sinistra con cattedra universitaria a Bologna". Un esponente del principale partito di governo è costretto a far proprio un lavoro prodotto dalla concorrenza. Il perché è presto detto: i think tank di riferimento, in cui scarseggiano gli accademici ed abbondano i denigratori, offrono da anni soltanto pezze d'appoggio a chi si è adoperato per i fini opposti, ossia per instaurare e mantenere nella penisola il clima che ben conosciamo. Dall'islamofobia al bellicismo più ebete, dall'appoggio all'operato di incoscienti pericolosi come Saakashvili alla denigrazione sistematica di popolazioni intere, non c'è stata direttiva del qualunquismo più basso e dell'americanismo più servile che il "centrodestra" non abbia entusiasticamente fatto propria, scodellandola ai sudditi tramite i "liberi" mass media più facilmente fruibili nella penisola. Adesso però, dopo anni trascorsi a tirar bordate impunite, c'è da nascondere le manine e da non fare la figura degli incolti, specie con le elezioni in AmeriKKKa che non promettono gran che di buono per i generalissimi da poltrona, sicché serviva qualcuno che ne sapesse effettivamente qualche cosa e che possibilmente non facesse proprio passare da mentecatti.
A sentire Enrico Bosi, Marzio Barbagli è capitato al momento giusto, con le sue "frequentazioni delle forze di polizia"; di tutto il lavoro del sociologo sono il primo aspetto citato, nonché l'unico, a testimonianza del fatto che oltre a derubricare a potenziale delinquente chi non combacia col profilo del suddito/consumatore medio (mogliaccàsa figliascuòla e il resto tuttolavoro, pallone, debiti, pornografia) gli "occidentalisti" proprio non ci vanno. "Chi sgarra va punito ed espulso immediatamente", si sgola Enrico. Si noti l'uso di un vocabolo preso pari pari dal più deteriore gergo malavitoso... da parte di un idolatra della "legge"; un momento di distrazione?
"Il professore Barbagli ha anche evidenziato nel proprio studio un aspetto della criminalità degli immigrati non adeguatamente pubblicizzato", continua Enrico Bosi, "E cioè che per alcune categorie di reati (stupro, rapina, omicidio, furto) le vittime sono più spesso altri stranieri". Non c'è aspetto deteriore della natura umana che gli "occidentalisti" non abbiano "adeguatamente pubblicizzato" nella loro campagna elettorale permanente; possibile che questo gli sia sfuggito? E' probabile che la questione non sia stata ritenuta prioritaria perché un reato è un reato solo quando commesso ai danni del suddito/consumatore medio su descritto. Se "si scannano tra loro" non ci vanno elettori di mezzo e si può anche lasciar correre: basta che non lascino chiazze di sangue sui muri dei quartieri bene.
Poco più sotto Enrico Bosi sottolinea il fatto che le preoccupazioni dei sudditi deriverebbero dal timore di subire "forme, anche poco palesi, di ingiustizia generate dall'azione di aiuto e di assistenza rivolta, spesso in modo preferenziale, agli stranieri". I sudditi sono incitati all'odio da mass media totalmente privi del senso di responsabilità sociale, pronti a lanciare, riprendere dal contesto reale e amplificare ulteriormente scellerate invidie da delirio persecutorio: a sentire certi sudditi ripetere impuniti le ciarle della propaganda, si dovrebbe invidiare la vita dei campi nomadi "dove tutto è gratis". Chissà in quanti, tra coloro che si riconoscono in certe affermazioni, hanno mai avuto a che fare con qualcuno che nei campi vive; come ai tempi del Terzo Reich, quando la propaganda riuscì a far diventare antisemite intere fasce di popolazione che non avevano mai avuto a che fare con un ebreo in vita loro. A bugie televisive di questo tipo l'"occidentalismo" deve quasi per intero le proprie fortune elettorali. "...Per non parlare poi di quanti, apparentemente integrati nella nostra società o almeno da essa accolti si sentono padroni e pensano di essere in diritto di offendere le nostre tradizioni ed il nostro vivere civile". Qui il discorso si fa ancora più interessante. Chissà a quale "vivere civile" si riferisce Enrico Bosi: alle iene degli stadi o a quelle dei giornali? Alle sexy disco del Valdarno o ai bordelli di Montecatini? E le tradizioni quali sarebbero? La furibonda e ritualizzata guerra per bande chiamata calcio storico fiorentino? Il cattolicesimo alla don Cantini? E l'"integrazione" come la intendono gli "occidentalisti" che cos'è se non l'abdicare in blocco alla propria cultura per andare a ingrossare le fila rassicuranti degli isolati, degli indebitati, dei ricattabili da tutti i punti di vista?
Enrico Bosi ha la bontà di non negare -almeno per una volta- l'evidenza, affermando l'utilità dell'immigrazione. Siamo d'accordo: a sentire quelli come lui proprio "utile e basta" dovrebbe essere: ai manovali a nero questo si chiede, questo facciano, e non si azzardino a permettersi debolezze umane. Ovviamente il "costo della criminalità" non è né alto né insopportabile; perfino nei comunicati della Prefettura si trovano asserzioni e dati più realistici di quelli sciorinati dai politicanti. Notevole il richiamo esplicito di Enrico Bosi all'"utilità" degli stranieri per chi cerca "sesso a buon mercato"; chissà che non si riferisca a realtà che conosce bene.
Bosi conclude evidenziando come a Bologna sia straniero il 70% dei denunciati per spaccio. Il che significa in particolare due cose. La prima è che è straniero non il 70% degli spacciatori, ma il 70% di coloro che si fanno beccare.
In secondo luogo, la domanda di stupefacenti è in crescita esponenziale, e la cosa non stupisce perché da anni molte sostanze hanno i loro estimatori anche nelle più alte sfere della politicanza "occidentalista" (strepitoso e comicissimo fu, a suo tempo, il caso di Nicola Caldarone, dissoltosi nell'aria dopo un imbarazzante momento di notorietà). E alla domanda risponde una commisurata offerta, secondo gli schemi di base di quelle "leggi di mercato" che un "occidentalista" dovrebbe considerare intoccabili.
Interessante è anche la conclusione, in cui Bosi accenna ad un problema delle "seconde generazioni". Nella sua ottica l'estraneità ti bolla geneticamente: si resta dunque rumeni, albanesi o marocchini anche quando si nasce e si vive per decenni a un tiro di schioppo da piazza Signoria. La questione, a sentir lui, sarà "un problema" (di ordine pubblico, ovviamente: abbiamo già scritto che più in là certa gente non ci arriva) tra dieci anni e lo stato che occupa la penisola italiana, incluso senza verifica nel nòvero dei "paesi civili", dovrebbe "prepararsi in tempo"...