Enrico Bosi è un consigliere comunale fiorentino del piddì con la elle che nel corso degli anni si è più volte esibito in panegirici "occidentalisti". Il nove marzo 2009 ha chiamato a raccolta "tutte le istituzioni" alla cerimonia "per ricollocare la targa di Oriana Fallaci". Con un gesto che fu accolto dal più corale dei chissenefrega, qualcuno fece sparire a fine gennaio il piastrone che dedicava ad Oriana Fallaci la sala stampa della Provincia di Firenze; un episodio cui dedicammo un post piuttosto perentorio.
Di solito si assume che un comunicato stampa venga preso in considerazione da giornalisti e redattori e che, sperabilmente, raggiunga un pubblico piuttosto vasto. Il fatto che Enrico Bosi, in quest'occasione, indirizzi la sua esortazione esclusivamente ai rappresentanti istituzionali è un buon indizio dell'autoreferenzialità della classe politica. In effetti, del fatto che Oriana sia senza targa da allora non importa nulla a nessuno, tranne che a coloro che scaldano la poltrona che scaldano grazie al consenso elettorale costruito anche grazie alla sua "opera". Il 25 gennaio si svolse qualcosa di analogo davanti alla sinagoga di via Farini; qualche giorno avanti qualcuno aveva messo una bomboletta di gas -o qualcosa del genere- sulla porta del Beit Chabad, ma i giornali strillarono di "attentato alla sinagoga", con ancora meno aderenza al reale di quella che mostrano quando cianciano di "scontro" o di "rottura" o di "bufera" tutte le volte che qualche politico alza un momentino la voce. E' interessante notare che l'episodio è finito nel dimenticatoio in meno di una settimana, lasciando qualche strascico solo sul non infallibile "ilFirenze", che avanzò ipotesi meno luogocomuniste del consueto sui possibili autori del gesto.
Tutti dettagli irrilevanti per Enrico Bosi, il quale statuisce che la manifestazione del 25 gennaio, anch'essa di un'autoreferenzialità pressoché assoluta, "ha riconciliato la parte sana della città con la comunità ebraica". Per il Bosi la "parte sana" della città era tutta in via Farini quel giorno di fine gennaio; tutti gli altri si rassegnino ad esser declassati a feccia.
Enrico Bosi gloria Oriana Fallaci "da sempre amica di Israele e nemica di tutti i totalitarismi e fondamentalismi"; la lettura di un qualunque reportage da Gaza gli avrebbe evitato, una volta tanto, di esibire un ossimoro così infelice; comunque, visto che c'è, potrebbe rilasciare un comunicato stampa in cui, con parole sue, spiega in che modo si può essere "amici" di uno stato che scatena guerre elettorali, pratica un apartheid di fatto ed impedisce ai partiti non sionisti di presentarsi alle elezioni ed al tempo stesso considerarsi "nemici" dei totalitarismi. La cosa effettivamente non è impossible: basta saper tenere il piede in due scarpe, cosa che rappresenta peraltro una competenza indispensabile per chiunque abbia intenzione di dedicarsi all'elettorato attivo.
Secondo Enrico Bosi "E' l'ora di far cessare le discriminazioni e di riconciliare la città intera con una sua grande figlia". L'indifferenza con cui Firenze ha accolto la dipartita della "scrittrice" è stata pressoché totale. Un'indifferenza che ha avuto ed ha a tutt'oggi la nostra approvazione.
A nostro parere, dunque, la città intera può benissimo continuare ad ignorare un individuo che, oltre a tutto il resto, le ha rivolto incessantemente i peggiori appellativi mentre si atteggiava ad esule incompreso. In certi comportamenti c'è poco da comprendere, e molto da schernire e da isolare.