Maggio 2009. Una serie di riflessioni suggerite da una serata trascorsa nel centro di Firenze, nel pieno impazzare della campagna elettorale.

...E cogli stranieri he' ci portan via i'llaòro.
La foto qua sopra viene da una pizzeria a due passi da Piazza del Duomo.
Date un'occhiata all'inglese della lavagnetta. Se chiediamo al nostro chois (qualunque cosa sia o non sia) una pizza e un orso piccolo -un orso vivo, si presume, visto che un orso di pezza sarebbe stato indicato col termine teddy bear- paghiamo solo quindici euro. Non si sa se al chois o all'orso.
In realtà indicazioni di questo genere si sono sempre viste: vent'anni fa era la volta della birra alla spina, indicata senza tirare in ballo gli orsi, ma comunque come beer at thorn. Ma adesso tutti hanno un computer in casa e sarebbe sufficiente una controllatina, due minuti sottratti alla vista di qualcuna di quelle cronachette scandalistiche travestite da "libera informazione", per rimediare almeno agli strafalcioni più ingombranti.
Ci sono venute in mente le persone incontrate in mezzo all'apparente nulla dell'Asia centrale. O le ragazze armene, uzbeke e tagike che a diciotto anni uniscono una presenza raggiante a competenze culturali che dalle loro parti sono perfettamente comuni e che qui le farebbero, nel miglior caso, trattare con sufficienza o con mal repressa derisione. O la russa ventenne che una sera d'estate, su una marshrutka di Leningrado, rispose perfettamente a tono ad una considerazione molto esplicita rivoltale in un romanesco dei più sguaiati. Farebbero proprio bene, a vvenì qquì pe' portàgni via i'llaòro.

Il giro è proseguito fino all'arco di San Pierino e al khababi che c'è sotto, per finire alla Biblioteca delle Oblate e alla serata cantautorale in programma.
Questa qui sopra è la cafeteria della biblioteca, perfetta rappresentazione d'i'ddegrado di cui è interamente responsabile l'amministrazione fiorentina.