Ottobre 2009. Alla fine di una tornata di occupazioni scolastiche svoltasi secondo modalità d'azione sicuramente migliorabili e nel disinteresse assoluto della "sinistra" politica, che ha perso perfino l'interesse al vivaio pluridecennale costituito per le sue leve dagli istituti superiori, il preside del fiorentino Liceo Carcere Michelangiolo si avvale per le sue lamentazioni della "sponda" fornitagli da un quotidianello celebre per il suo "occidentalismo" integrale e per il suo acritico incensamento di legge ed ordine. Due temi in cui, da qualche anno, deve affrontare la concorrenza delle gazzette gratuite e di altra spazzatura governativa gabellata per "informazione".

"La Nazione" è una delle meno presentabili gazzette reperibili nelle edicole fiorentine; le occasioni che presta ogni giorno per accanirsi con ogni sorta di commento improntato a tutta la gamma di atteggiamenti che passa dalla sufficienza per finire all'aperto disprezzo sono praticamente almeno una per ogni trafiletto pubblicato.
L'edizione del 24 ottobre 2009 riserva un sacco di posto -perfino la locandina- al preside del Liceo Carcere Michelangiolo, sedicente forgia di una élite cittadina che ha smesso di essere tale da svariati decenni (ammesso che lo sia mai stata), visto che una volta fuori da lì si ritrova a battagliare con lavori schifosi, debiti, concorsi truccati, spazzatura politicante ed altre piacevolezze che soltanto una compiuta mercantilizzazione integrale dei rapporti sociali può gabellare per elitarie.
Durante un'occupazione su cui si sono accaniti più i gazzettieri che i "politici" -sorprendente l'assoluta assenza di una "destra" giovanile cui le prodezze dell'esecutivo peninsulare hanno probabilmente drenato il bacino di utenza potenziale- il Liceo Carcere Michelangiolo è stato amorevolmente passato da cima a fondo e ridotto purtuttavia in condizioni neanche lontanamente paragonabili a quelle che si meriterebbe. Va qui ricordato che una ventina d'anni fa il tetro ex convento di via della Colonna fu oggetto di un raid vandalico spassoso: i docenti più invisi ebbero ciascuno il suo bravo ritratto a vernice spray ed il preside di allora -un sulfureo mostriciattolo andreottiano- accusato senza mezzi termini di trascorrere il suo tempo in presidenza dedicandosi a pratiche poco confessabili. Le scritte, contrariamente a molte di quelle visibili oggi, non presentavano né tags da yankee obesi, né palesi errori di ortografia: al contrario, gli autori utilizzarono un registro linguistico di livello decisamente apprezzabile.
Bene: non contento di aver fatto trapelare in una precedente occasione la completa adesione ai "valori occidentali" che impronta il suo stile direttivo, Massimo Primerano ha pensato bene di confessare non soltanto la sua sostanziale impotenza invitando gli autori dei danneggiamenti ad "autodenunciarsi" (basterebbe questo per figurarseli sghignazzanti, com'è giusto che sia), ma anche e soprattutto la sua completa incomprensione di quanto successo. La completa "occidentalizzazione" dei giovani sta avviandosi ad avere successo, producendo una massa afasica ed omologata cui sono autorizzati esclusivamente l'acquiescenza ed i comportamenti di consumo reputati desiderabili. Senza guide, senza prospettive, senz'altro orizzonte che un futuro alla giornata, la generazione che bussa alla porta è capace, e neppure sempre, soltanto di ribellioni da banlieue in cui predominano gli atti di distruzione fini a se stessi. Uno che di mestiere fa il "manager scolastico" o roba del genere, dovrebbe interiorizzare questo punto fermo, per arrivare al quale si è indefessamente lavorato per decenni, togliendo metodicamente la terra da sotto i piedi a chiunque fosse capace di incanalare in senso costruttivo dubbi, passioni, e fisicità.
Forse è il caso di chiedersi se lasciare che la marmaglia prostituta e giornalaia dei cui servigi Massimo Primerano si avvale tanto volentieri e tanto spesso tacciasse di terrorismo anche uno scambio di gavettoni a fine anno scolastico sia stata davvero una scelta costruttiva, tanto per cominciare.
Se poi i Primerano intendono proseguire sulla strada della blindatura di ogni condizione sociale verso la quale lo stato che occupa -non si sa bene a che titolo- la penisola italiana sta conducendo l'intera esistenza dei suoi sudditi con sempre più risibili e spregevoli scuse di "sicurezza", facciano pure: non vengano poi a stupirsi se da un paio di graffiti su un muro si passerà ad assistere a scene di quella violenza incontrollata e feroce a torto ritenuta esclusiva di altre latitudini.