Nel febbraio 2010 il Primo Ministro dello stato che occupa la penisola italiana compie un breve viaggio nello stato sionista. Lo scritto illustra i costruttivi risultati di viaggio, discorsi e promesse.

Scrivevamo giorni fa che a cospetto delle bordate espresse dal Primo Ministro dello stato che occupa la penisola italiana in occasione di una gitarella nello stato sionista, i mass media e la classe politica della Repubblica Islamica dell'Iran avevano lasciato dire, scrollando le spalle e sorridendo indulgenti. Hanno lasciato dire, in realtà, per pochissime ore. Su irib.ir è stata pubblicata poi una serie di comunicati in cui alla secchezza di certe smentite si accompagnano sanissime iniezioni di realismo.

Israele: Berlusconi completa la serie di servigi al padrone, la guerra a Gaza fu giusta
Giovedì 04 Febbraio 2010 09:23

TELAVIV - Dopo aver sparato dichiarazioni decisamente discutibili sull’Iran, il premier italiano Berlusconi è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1400 civili palestinesi uccisi l’anno scorso da Israele durante tre settimane di folli bombardamenti.
Secondo l’IRIB, ieri Berlusconi, durante il suo discorso allo Knesset, ha completato tutta la serie di servigi fatti ai padroni israeliani. Berlusconi che prima e durante la visita in Israele ha rivolto all’Iran tutte le accuse possibili, ad iniziare da quella di voler sviluppare armi nucleari, ieri allo Knesset si è davvero superato: ha definito “esempio di democrazia e libertà” il regime israeliano, nato con la forza bruta sulla terra altrui e che si è macchiato dei crimini più orrendi e che da 3 anni ha assediato e murato un milione e mezzo di persone a Gaza. Ma non è tutto, Berlusconi ha definito giusta la guerra contro Gaza e poi ha anche sventolato con orgoglio il no dell’Italia all’Onu al rapporto Goldstone che condannava i crimini di guerra israeliani a Gaza.

Iran: Imprenditore italiano, a Teheran ci sarebbero contratti per altri 50 anni per le compagnie italiane
Venerdì 05 Febbraio 2010 10:08

TEHERAN - "Lasciare l'Iran? Veramente ci sono ancora 22 societa' italiane attive nel paese, e si tratta di grandi nomi, da Tecnimont a Eni, da Danieli a Edison.
La verita' e' che se ci fossero finanziamenti e coperture assicurative, qui ci sarebbero contratti per i prossimi cinquant'anni". È lo sfogo, raccolto da ADNKRONOS, di un manager italiano, che opera a Teheran da molti anni e vive quotidianamente la realta' iraniana cogliendone potenzialita' e contraddizioni. "Dal 2008 le cose sono cambiate - ammette - Il contratto della mia azienda scade a fine anno, ma se ci fosse la possibilita' di rinnovarlo avremmo un problema di copertura" come confermato dalle parole pronunciate da Berlusconi a Gerusalemme, ricordando che e' stata gia' bloccata "l'assicurazione Sace per chi investe in Iran". "Per ora, comunque, i contratti in essere restano assicurati" spiega. I contatti fra Iran e Italia, a livello imprenditoriale, non si sono interrotti, come testimonia la visita compiuta alla fine di gennaio da alcuni rappresentanti di aziende venete. Uno strumento di scambio di conoscenze e' rappresentato dalla locale Camera di commercio irano-italiano, che dal 2004 ha ripreso la sua attivita' e raccoglie oggi numerosi imprenditori di Teheran. "Ma molti soci locali devono fare i conti con i problemi bancari e burocratici, quando operano con l'Italia. Senza contare che i cinesi offrono sempre prezzi piu' bassi". Proprio l'aggressivita' degli imprenditori asiatici e' un elemento da non sottovalutare, suggerisce l'imprenditore. "I cinesi continuano a fare affari a piu' non posso", osserva, "Ma d'altro canto anche Total dice di andarsene dall'Iran, ed e' sempre qui...".
È degno di nota che il premier italiano Berlusconi, ignorando i circa 7 miliardi di dollari di interscambio annuale Iran-Italia e quindi ignorando gli interessi economici del suo paese, ha aggredito l’Iran con pesanti critiche mettendo così a repentaglio le buone relazioni economiche Teheran-Roma.

Italia: Frattini attacca Radio Italia e corregge il tiro di Berlusconi su Gaza
Venerdì 05 Febbraio 2010 05:46

ROMA - Almeno la denuncia dell’ingiustizia è servita a qualcosa.
Il Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, ha commentato ieri al Tg1 la critica espressa ieri, 4 Febbraio, dalla nostra emittente, al fatto che Berlusconi avesse definito “giusta” l’aggressione a Gaza, aggressione che ricordiamo è stata teatro di crimini contro l’umanità commessi da Israele, secondo quando testimonia il rapporto Goldstone delle Nazioni Unite. Frattini dopo aver rielencato una serie di accuse contro l’Iran, e dopo una serie di citazioni che non stanno né in cielo né in terra, come ad esempio il fatto che “i paesi arabi” starebbero contro l’Iran, o che l’Iran avrebbe un programma nucleare a scopi militari, ha però corretto il brutto tiro di Berlusconi sul fatto che la guerra di Gaza è stata giusta ed ha detto che bisogna “rimpiangere tutte le vittime innocenti”.

Italia: il Manifesto e altra stampa indipendente critica “servilismo” di Berlusconi nei confronti di Israele
Venerdì 05 Febbraio 2010 09:12

ROMA - “Berlusconi ha chiuso in serata la sua visita ufficiale in Israele di tre giorni ed è ripartito per l’Italia, certo di aver conquistato definitivamente gli israeliani con la sua carpet-diplomacy: lui, steso come un tappetino, pronto a fare di tutto, senza fiatare, senza mai opporre la più piccola critica, pur di soddisfare tutte le politiche dell’alleato israeliano”.
Queste le righe dell’articolo scritto dall’inviato a Betlemme del quotidiano italiano Il Manifesto che così alla pari di Radio Italia critica il comportamento del presidente del Consiglio italiano in Israele. Il quotidiano accenna al fatto che Berlusconi, abbia anche detto ai giornalisti di non aver visto “il muro dell’Apartheid” dopo esser passato davanti a questo. Anche il quotidiano La Repubblica riporta la notizia riportata ieri dal sito di Radio Italia confermando implicitamente le critiche alle dichiarazioni di Berlusconi in Israele. Ulteriori approfondimenti nello spazio “Italia, uno sguardo ai media”.

Nelle stesse ore, le gazzette della penisola riportano notizie circa l'imminente ritiro dell'ENI dalla Repubblica Islamica dell'Iran. In questo non c'è nulla di strano; se questo dovesse verificarsi gli iraniani si limiteranno ad alzare le spalle e a rivolgersi altrove.
Fare da zerbino ai sionisti passa sopra a tutto: anche all'elementare esigenza di non aggiungere ulteriori danni ad una crisi economica che sta finendo di stroncare una generazione. Mentre la Repubblica Islamica dell'Iran costruisce con grossi successi diplomatici e scientifici il proprio ruolo di potenza regionale, lo stato che occupa la penisola italiana, coerentemente con quanto i sudditi si meritano perché perfettamente rappresentati dall'esecutivo in carica, sta serenamente avviandosi a diventare l'equivalente geopolitico di uno spaghettificio di seconda categoria.