Marzo 2010. Una tornata elettorale vicina, e qualche affanno a mantenere le sterminate posizioni conquistate nel corso degli anni con il ricorso sistematico alla propaganda ed al linciaggio degli avversari politici. In queste condizioni i partiti "occidentalisti" devono mobilitare l'elettorato attivo con tutti i mezzi a disposizione. Questo articolo è il terzo ed ultimo di una serie di tre scritti che esaminano nei dettagli il modus operandi dell'"occidentalismo" di provincia.

La storia insegna che la delazione rappresenta una delle armi politiche meno blasonate. Insegna anche che nel caso di repentini cambiamenti della situazione sociopolitica, chi vi abbia fatto scoperto ricorso presumendo chissà quale impunità finisce spessissimo per pagarne lo scotto in prima persona.
Nonostante questo, la pratica della delazione negli ambienti "occidentalisti" entra a far parte della pratica politica addirittura per la bassa manovalanza in età adolescenziale, come potemmo documentare a suo tempo.
Disperatamente a corto di argomenti che non siano gli abusati degradessihurézza e la prospettata edificazione di campi di concentramento, l'"occidentalismo" toscano si è attaccato con un bel po' di tenacia ad un fatto di cronaca non solo dalla nulla rilevanza, ma costruito con impegno attorno ad un episodio rivelatore però del fatto che la vulgata storica "occidentalista" stenta ancora ad imporsi, nonostante i quindici anni di indefessa preparazione. Quindici anni nel corso dei quali l'"occidentalismo" politicante e gazzettaro, non lo si ricorderà mai abbastanza, ha sostenuto compatto gli inconsistenti giustificativi che hanno portato lo stato che occupa la penisola italiana a schierare truppe in due guerre d'aggressione e a lasciare che all'interno del dibattito politico si tacciasse abitualmente di terrorista, con l'aperta prospettiva del carcere preventivo, chiunque osasse obiettare.
Si ricorderà che nella Scuola Media Botticelli, nel quartiere fiorentino di Gavinana, un'insegnante ha distribuito in una terza media un lungo scritto risalente al 2006 in cui si restituisce contestualizzazione ad una certa vicenda. Una vicenda che invece la propaganda "occidentalista" che sul lebbroso mainstream che domina la penisola italiana ha praticamente forza di legge, sta cercando di decontestualizzare in modo da presentare eventuali controparti -in questo caso gli yugoslavi ed i comunisti, ma l'escamotage potrebbe essere ampliato a piacimento secondo necessità, adattandone la prassi ad altri episodi e ad altri contesti- come dedite ad una malvagità metafisica.
Un comportamento piuttosto disinvolto, per gente che a parole non finisce mai di denunciare l'altrui propensione al totalitarismo.
Oltre ad una risoluzione in Consiglio Comunale di cui al momento non siamo in grado di proporre il testo, e che ci proponiamo di sviscerare in una prossima occasione, la cosa ha prodotto una breve coda di articoli sul gazzettaio "occidentalista" di più stretta osservanza, ed un riscontro nella pubblica opinione praticamente pari a zero.
"Il Giornale della Toscana", a cui si deve gran parte del supporto mediatico all'operazione, relega il 9 marzo la questione a pagina otto, dopo un po' di argomenti che avrebbero interesse a presentare come più seri. In un articolo intitolato "Il caso della Scuola Botticelli" si riassumono gli apparenti estremi di un caso costruito sul nulla e peggio che sul nulla, dal momento che è stato inventato di sana pianta un negazionismo che nulla autorizza a postulare: nel linguaggio "occidentalista" dell'articolo viene definito giustificazionismo quello che in qualunque altra sede, dal Bar Sport al corso di laurea in storia contemporanea, si chiamerebbe con assai maggiore proprietà di linguaggio "ricostruzione evenemenziale non basata su fonti propagandistiche, con conseguente condanna di un utilizzo propagandistico degli avvenimenti".
Francesco Torselli (sulla cui passione per Corneliu Zelea Codreanu abbiamo già edotto i nostri lettori) porta il caso nientemeno che a Roma ed alla Corte dei Conti.
A Roma, in giornate che definire convulse è riduttivo, dovrebbero trovare interessantissimo che qualcuno dalla parte opposta dell'Atlantico nel 2006 abbia definito Gianfranco Fini un "neofascista" e che qualcun altro abbia stampato e dato in giro un articolo trovato su un sito amriki.
Secondo l'articolo di gazzetta, pare che dalla vicenda possa sortire un danno d'immagine. Più o meno come quello che potrebbe invocare un'attricetta da due soldi per impedire la pubblicazione di qualche scatto fotografico che evidenziasse gli sfortunati esiti di una depilazione all'inguine.
Se pensiamo che la delazione arriva in un momento in cui lo stesso Fini si trova ogni giorno sotto il fuoco "amico" di una torma di gazzettieri, la cosa ha quasi del surreale. L'influenza deteriore che la passione "occidentalista" per l'immagine, per la finzione e per un decoro da sepolcri imbiancati stanno avendo su ogni aspetto della vita sociale ha invece poco o nulla di surreale e molto di pericoloso.
Alla Corte dei Conti il caso dovrebbe interessare perché, secondo Francesco Torselli, potrebbe "rivelarsi opportuno fornire ai ragazzi di terza media un corso suppletivo a carico della scuola su quanto realmente accaduto lungo il confine orientale negli anni a cavallo della fine della seconda guerra mondiale". Chiunque si sia dato la pena di leggere l'articolo incriminato è in grado di trarre in merito le conclusioni che abbiamo tratto noi: l'articolo di Wells riporta eventi incontestabili e mostra nei confronti della propaganda "occidentalista" la nulla considerazione che essa merita; stando così le cose è più facile che a lamentare un danno economico sia qualche propagandista obeso e con la cravatta, costretto ad interiorizzare il fatto che anche una classe di ragazzini possiede competenze e strumenti per ridere in faccia a chi meriterebbe trattamenti ben peggiori, che non quello che nella penisola italiana chiamano Ministero dell'Istruzione. La cosa è di una tale evidenza che cominciamo seriamente a pensare che nessuno di coloro che si sono prestati a dare eco alla questione abbia davvero letto l'articolo nella sua interezza. Non che la cosa sia sorprendente: la politica "occidentalista" ha bisogno di servi che ne ripetano ecoicamente le istanze e considera un nemico chiunque osi mettere in dubbio la comunicazione propagandistica. Anche questo un comportamento piuttosto disinvolto, per gente che a parole non finisce mai di denunciare l'altrui propensione al totalitarismo.
Chiude Francesco Torselli affermando che "da tre giorni la cronaca fiorentina sta dedicando pagine e pagine a questo caso, ma ad oggi non ho ricevuto neppure una telefonata da parte di questa insegnante che, avendo sollevato io il caso, mi pareva doverosa. E se non vuol parlare con me, poteva chiedere pubblicamente scusa agli alunni e ai genitori. Certo, non potrà giustificare la sua grave colpa appellandosi al 'non sapevo' o 'non avevo letto' perché ciò renderebbe ancora più grave il suo operato".
Sic. Bene, vediamo di rimettere le cose al loro posto.
Per tre giorni non la "cronaca fiorentina", ma solo quella del gazzettaio consustanziale all'"occidentalismo" più d'accatto, ha dedicato pagine e pagine non ad un caso, ma ad un'operazione denigratoria dall'intento evidente. Un'operazione sulla cui bassezza può trarre drastiche e sprezzanti conclusioni chiunque si sia preso la briga di dare una scorsa alla letteratura servita per costruirla. Non si capisce dunque perché mai l'insegnante chiamata in causa dovrebbe rivolgersi a chi le ha riservato un trattamento del genere, né tantomeno di quale grave colpa si sia macchiata. A meno che non vada considerata una colpa il considerare la propaganda per quello che è: in questo caso non ci peritiamo di aggiungere colpa nostra a colpa sua, ricordando a Francesco Torselli che l'arsenale di armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, sulla cui esistenza l'intero "occidentalismo" peninsulare ha giurato a reti unificate per anni, attende ancora di essere reperito.
Va sottolineato anche come il linciaggio a mezzo stampa costruito con tanta cura abbia come target il rappresentante di una categoria professionale che fa da sempre da bersaglio alle invettive "occidentaliste". Una liceità alla critica indiscriminata cui le condizioni dello stato che occupa la penisola italiana, una delle pochissime realtà mondiali dove l'incultura e l'incompetenza siano sistematicamente accampate a giustificativo e a motivo di vanto, forniscono una sorta di pezza d'appoggio.
Nel tentativo analogo condotto mesi fa da un commensale di Francesco Torselli nei confronti di un tale che risultò appartenere ad una classe meno dotata di pazienza e meglio fornita di muscoli il rapporto diretto tra sollevatore della questione e bersaglio ci fu eccome, con conseguenze che potevano essere assai peggiori.
E i ragazzini della scuola media di Firenze? Se politicanti romani e Corte dei Conti non dovessero bastare a rimetterli al loro posto, si adopereranno altri sistemi, come l'ultima volta.