L'autunno del 2010 è segnato da una crescente mobilitazione dal basso, in gran parte svincolata dai partiti politici e spesso incline ad accoglierne le attenzioni con scoperta ostilità. I tempi in cui l'"occidentalismo" da gazzetta poteva magnificare i propri successi tra i ragazzini intenti a prendersi a cinghiate sono già finiti.

Francesco Torselli, scaldapoltrone amministrativo, è noto da anni ai nostri lettori in qualità di estimatore di Corneliu Zelea Codreanu e di rumoroso propugnatore di una raffazzonata causa "non conformista" ed "antagonista". Un non conformismo ed un antagonismo tutti particolari, visto che riescono a convivere senza alcun problema con l'appartenenza ad un "partito" il cui operato di ogni giorno è coessenziale alla menzogna, all'ingiustizia, all'empietà ed alla prevaricazione.
Gli esempi sono troppo numerosi per poterli contare. Basti dire che negli ultimi mesi gran parte della comunicazione politica di esso "partito" ha avuto lo scopo di demolire la credibilità di un individuo al quale una schiera intera di frequentatori di sottoscala deve per intero la propria "fortuna" politica.
Messo per l'ennesima volta davanti a numeri impietosi dalle contestazioni studentesche di ottobre e novembre, Francesco Torselli si aggrega buon ultimo alla compagine dei criticatori di cortei, al tempo stesso vantandosi di averne organizzati "a decine" e di averne dovuto concordare il percorso ogni volta.
Per quanto ci è dato di sapere e di ricordare, a doversi contare a decine non sono i cortei, ma i partecipanti che confluiscono nell'unico corteo che gli "occidentalisti" organizzino ogni anno a Firenze in febbraio nell'indifferenza generale, per motivi che nessun altro condivide e che hanno a che fare con una concezione della storia contemporanea a misura di interesse elettorale. Firenze tra l'altro è uno di quei posti dove alla controparte basta uno schiocco di dita per mettere in piazza un multiplo a piacere di persone rispetto a quante possano schierarne gli "occidentalisti" dopo settimane o mesi di propaganda.

"Questa logica dei due pesi e due misure è orribile. Mi chiedo cosa succederebbe se alla prossima occasione, anche noi di destra improvvisassimo cortei non autorizzati e scegliessimo percorsi senza concordarli con alcuno. La tolleranza sarebbe la stessa?".

Così si lamenta il "non conforme" militante di un "partito" fondato da un frequentatore di minorenni. Difficile associare un elemento del genere, assiduo a gendarmi e gendarmeria ed animato da un persistente legalismo d'accatto, a lanci del cuore oltre l'ultimo ostacolo o a giorni da leone contrapposti ad anni da pecora.
Il fatto è che i due pesi e le due misure in questo caso corrispondono ad una fedele rappresentazione dei rapporti numerici. L'improvvisazione di un ipotetico "corteo di destra" mobilitato come tale (e non in occasioni pallonesche nelle quali in tutta la penisola si assiste all'esibizione di intenti e di iconografie difficilmente riconducibili al leninismo) nella città di Firenze si scontrerebbe non tanto contro l'intolleranza della gendarmeria, quanto contro quella dei fiorentini stessi.
Di occasioni per infierire i torselli ne darebbero come minimo quattro o cinque al giorno. Il solo comunicato stampa riportato in link basta da solo a rivelare l'essenza di un "non conforme" perennemente assiduo di gendarmi e gendarmeria, perfettamente a suo agio in un ambiente dove la presa in giro e la delazione la fanno praticamente da padroni.
Bisogna però essere obiettivi, e riconoscere che anche individui di questo genere, che del Lapidato sono i servitori dell'ultima ora, restano ben distanti dalla malvagità metafisica. Anche a loro viene concesso ogni tanto di carpire qualche brandello di verità, come quello che traspare da alcune righe dello stesso documento:

"Quanto accaduto oggi [...] fa pensare che in questa città abbia ragione chi gli spazi se li conquista con la forza e con l’arroganza...".

I rapporti di forza a Firenze, descritti con sobrietà ed esattezza.
In considerazione della coerenza di chi intenderebbe addirittura rovesciarli, del prestigio, della buona fama e della credibilità che gliene conseguono, ci sarebbe se mai da stupirsi se le cose andassero altrimenti.