La rappresentazione massmediatica della città di Milano, che da anni è sempre la stessa senza che nessuno la contesti con quei metodi perentori che sarebbe giusto attendersi da gruppi sociali in preda ad un'indignazione autentica, è quella di un laboratorio "occidentalista" che opera quotidianamente ed in piena consapevolezza per l'ottundimento delle coscienze, l'ingiustizia sociale e l'oppressione. La natura sovvertitrice e satanica dell'"occidentalismo" vi trova tale consenso e tale condivisione da aver contagiato, e da molti anni, anche le forze un tempo preposte a combatterla.
Il titolo di "capitale morale", assegnatole dai gazzettieri in un periodo in cui già erano evidentissimi i sottostrati di abiezione e di corruttela che ne reggevano ogni aspetto della vita associata, appare oggi più appropriato che mai. Da decenni il genius loci milanese appare caratterizzato dall'individualismo più ebefrenico e dalla profusione quotidiana di cattiveria spicciola, all'insegna di un egoismo e di un isolamento sociale assurti a valori condivisi e difesi con ogni mezzo. Una visione del mondo modellata su roba come questa sarebbe difficilmente sostenibile anche in tempi di benessere economico diffuso e palpabile: nelle condizioni di attuale, perdurante e continua riduzione di redditi, ricchezze e potere d'acquisto costituisce la causa prima della lurida realtà sociale in cui sono costretti a vivere, lottando ogni giorno per non soffocare, quanti non si riconoscano nei "valori" della sovversione "occidentale".
Il mainstream offrirebbe campioni eloquenti -ed agghiaccianti- di questa realtà praticamente ogni giorno. E' stato sostenuto, e con buoni argomenti, che se uscendo di casa una mattina i milanesi trovassero i carri armati agli incroci delle strade andrebbero a lauràr come se nulla fosse. Al limite, qualcuno telefonerebbe all'assessore alla sihurezzeccontriddegràdo perché li faccia portar via col carro attrezzi. Nulla di tutto questo sarebbe impossibile in un contesto sociale dove lo spreco, l'ingordigia ed un'autoreferenzialità ai limiti dell'autismo vengono considerati e difesi come valori condivisi.
In questo contesto gli "occidentalisti" al soldo del politicame possono permettersi exploit che in qualunque altra località della penisola sarebbero possibili solo in luoghi controllati a vista da imponenti schieramenti di gendarmi. Un inutile ed insultante grassone, da decenni noto al di fuori dei contesti accomodanti ed amici per l'assoluta bassezza e l'abituale abiezione di ogni singola istanza che sostiene, ha potuto riempire un teatro per una concione in difesa di un frequentatore di prostitute.
Il nome del teatro è dal Verme. Difficile scegliere un palco oscenico più appropriato.
Nelle stesse ore in cui politicame e gazzettieri intrattenevano la loro claque di scimmie illustrando ad essa come e perché sia diritto irrinunciabile delle massime cariche di uno stato sedicente sovrano di cacciarlo in corpo a femmine più o meno compiacenti, un gruppetto di consapevoli "occidentalisti" sui vent'anni -la generazione della scuola Inglese, Internet, Impresa- infieriva a calci su un ragazzo di sedici anni per togliergli cinque euro ed una bottiglia di vodka.
In sé l'episodio non è affatto rilevante. Anzi, il gazzettame "occidentalista" dovrebbe additarne ad esempio i protagonisti perché il loro agire costituisce un campione statisticamente corretto dei comportamenti che derivano da una consapevole e piena adesione a quei "valori occidentali" in nome dei quali si esporta la "democrazia" con i missili da crociera.
Quello che spicca, nel contesto milanese, è questa piena consonanza di valori condivisi, tra feccia in sovrappeso al servizio dei potenti e sudditi buoni a nulla giunti a quella piena amerikanizzazione che politicame e mass media hanno presentato per decenni come socialmente desiderabile.
In ovvio nome delle tirature il gazzettaio non ha scelto la strada della coerenza, che avrebbe imposto di relegare la non-notizia ad un trafiletto o due. I gazzettieri hanno sporcato in piena consapevolezza il mainstream per anni ed anni con i residui mestruali dell'incompetenza e della malafede più assolute in nome della "lotta al terrorismo" e della democrazia da esportazione. Sicché per chiudere un numero qualunque va bene anche dare voce ad una certa Giovanna M., che sarebbe l'autrice dei giorni di uno dei protagonisti dell'altruistico ed eroico gesto su accennato. Si riporta per intero il documento, come fatto in altra sede da Faustpatrone, e vi si aggiungono alcune considerazioni. Nel caso il nome della scrivente venga reso pubblico per intero si provvederà a citarlo come tale anche nel titolo dello scritto, come segno di ulteriore biasimo.
Non è certo la prima volta che la città dove mangiano risotto giallo esibisce simili esempi di forsennata abiezione: l'adesione totale all'"occidentalismo" non può d'altronde che produrre elementi del genere.


Sono la mamma di uno dei giovani arrestati per l'aggressione al ragazzino in viale Monza. Non voglio difendere mio figlio, anzi, lo dico a voce alta: ha sbagliato ed è giusto che paghi.

Una pochezza pedagogica da filmetto yankee. E' probabile che questa donna non soltanto possieda un apparato televisivo, ma abbia anche l'abitudine di prestar fede a quanto ne esce.
Personalmente preferiremmo di gran lunga contrarre qualche vergognosa malattia venerea anziché essere fatti oggetto di una constatazione come questa.


Vorrei però rispondere a chi gratuitamente giudica chi sta dietro a questi ragazzi. Non dimentichiamoci che parliamo di ragazzi di 20 anni, con personalità propria, consapevoli delle proprie azioni. O almeno, così dovrebbe essere. Ho tanto sentito parlare di famiglie disagiate, genitori incompetenti. Ebbene, io parlo per quello che riguarda la mia famiglia.

Ammesso che una simile "gratuità" esista, viene meno dopo la lettura di queste righe. Che confermano la peggiore opinione possibile in merito ai "valori" condivisi da un intero corpo sociale. Capacissimo perfino di menarne vanto.
Nessuno nega la consapevolezza di certe azioni: tutt'altro. Quello che qui si sostiene è la deliberata condivisione e la fedele messa in pratica nella vita quotidiana di una visione del mondo responsabile di diseguaglianze, frustrazioni e disperazione.


Siamo genitori separati, lavoriamo, ed abbiamo sempre fatto di tutto per non far mancare nulla alla nostra famiglia. Mio figlio è cresciuto con il padre, che lo ha sempre seguito. Lavorano insieme. Durante la settimana non esce. Il padre ed io abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto anche dopo la separazione, frequentandoci assiduamente tutti insieme, cercando di essere sempre entrambi punti di riferimento.

Separazione. Un lungo ed importante passo verso il divorzio.
Uno dei riferimenti più cari all'"occidentalismo" è quello delle presunte "radici cristiane" della "civiltà occidentale". I cristiani, ed i cattolici in special modo, hanno idee piuttosto precise circa il matrimonio, che ci permetterebbero di infierire pressoché senza limiti sul caso in questione. Normalmente in questi casi i figli vengono affidati alla madre: anche questo permetterebbe di avanzare drastiche e motivate censure sul conto della scrivente.
Lavoriamo.
Lauràr, lauràr, lauràr. Nella città dove mangiano cotolette il lavoro è fine, non mezzo. Uno dei cardini della incessante opera di sovversione perpetrata dall'"occidentalismo" sta proprio in questo.
Durante la settimana non esce.
Una settimana è fatta da sette giorni e le settimane si ripetono senza soluzione di continutà. Oltre a lauràr questo soggetto fa forse una vita da recluso?
Vista l'essenza della questione non è detto che sarebbe un male, se il primo fine dell'"uscire" è quello di aggredire deliberatamente le persone facendosi forti della superiorità numerica.
...cercando di essere sempre entrambi punti di riferimento.
Lauràr, rispetto pedissequo di orari e convenzioni, adesione supina ai "valori" dominanti. Questo è quello che il testo comunica: rivolgersi alle gazzette perché pubblicassero questa roba non è stata una grande idea. Siamo in ogni caso d'accordo: simili "punti di riferimento" non potevano trovare migliore soddisfazione alle proprie istanze.


Come i ragazzi di quell'età, il sabato sera è un'occasione per stare con gli amici. Questo è per noi nostro figlio. Abbiamo sempre seguito la sua crescita, cercando di trasmettergli gli stessi valori con i quali siamo cresciuti noi. Ora, non credo che possiamo essere definiti una famiglia disagiata, abbiamo fatto di tutto per essere buoni genitori, ma purtroppo non sempre le cose nella vita vanno come noi vorremmo.

...E allora si prenda atto della cosa e si eviti di dare pubblica testimonianza della propria pochezza tramite scritti come questo.
Si noti soprattutto il timore, "occidentalista" e borghese, di essere bollati come "famiglia disagiata". La definizione di "famiglia disagiata" gli "occidentalisti" vorrebbero riservarla solo a quelle degli "zingari", che se vanno a fuoco poco importa, anzi, qualcuno in meno.
Su una cosa questa donna ha ragione: la "trasmissione" dei suoi "valori" è perfettamente riuscita.


Voglio quindi mandare un messaggio a tutti coloro che addossano le colpe dei figli ai loro genitori. Così facendo, queste persone non fanno altro che giustificare questi episodi. Lo dico andando anche contro mio figlio. Questi ragazzi sono persone adulte, ma finché si sentiranno dire che non è colpa loro, ma dei genitori, non si responsabilizzeranno mai. Non fatelo. È giusto che mettiate questi ragazzi di fronte alle loro responsabilità, e che paghino loro stessi, non chi, pur a volte sbagliando, ha cercato di rendere persone adulte i propri figli.

Davanti ad un simile miscuglio di sfrontatezza e di incoscienza resterebbero basiti in molti, non foss'altro che per la contraddizione evidente con quanto asserito poche righe più su.
In questa sede non si nega affatto la condizione di "adulti" a chi ha esibito comportamenti improntati ad una violenza inutile, ordinaria e vile, per il semplice motivo che gli adulti "occidentalisti" plaudono continuamente e condividono ogni giorno tutti gli esempi di violenza inutile, ordinaria e vile in cui càpita loro di imbattersi. Da questo punto di vista, se le strategie pedagogiche messe in opera in questo caso sono state conformate a "valori" di tipo "occidentalista" il risultato raggiunto è senza dubbio degno di lode.


Detto questo, vorrei esprimere tutta la mia solidarietà alla famiglia del ragazzino, siamo anche noi genitori. Ma vorrei anche che ognuno, prima di giudicare, si facesse un esame di coscienza. Ho sentito parlare di genitori irresponsabili in quanto non a conoscenza di ciò che avviene fuori casa. Sì, è vero, non avrei mai pensato che mio figlio potesse commettere un'azione così deplorevole, ma mio figlio ha vent'anni, non posso obbligarlo a non uscire la sera ora, ma di sicuro, a 15 anni, non è mai capitato che fosse all'una di notte in un pub a comprare vodka. Allora, invece di giudicare, preoccupiamoci di più dei nostri di figli. Penso che non sia questa la strada giusta per evitare che anche lui diventi un potenziale futuro partecipante di un branco.

La famiglia del ragazzino. La vittima di un pestaggio da filmastro amriki spogliata anche della dignità del nome.
Il ragazzino. Un nulla, degno al massimo di un po' di solidarietà di circostanza proprio perché non se ne può fare a meno.
E' evidente che questa donna non sa neppure di cosa stia parlando e che in ogni caso avrebbe fatto meglio a tacere. Addossare la colpa alla vittima, come si dice facciano i violentatori di bambine, aggiunge allo scritto il tocco finale di spregevolezza che perfino questa mangiatrice di ossibuchi era riuscita fin qui ad evitare.
Nella Repubblica Islamica dell'Iran la capillare diffusione degli anticoncezionali sta evitando a molte donne di addossarsi maternità non volute e responsabilità annesse. Mille lire di lattice, investite al momento opportuno una ventina di anni fa, avrebbero evitato a Giovanna M. di conoscere questo tetro quarto d'ora di attenzione mediatica.

Ecco cosa produce, nel 2011, la "capitale morale". Speriamo che almeno l'esportazione di simili "prodotti" conosca una battuta d'arresto, ed eviti di sporcare per quanto possibile le poche parti della penisola italiana in cui si ostinano ad allignare i fautori di una critica sociale e di un disprezzo per i "valori" correnti che riescono a rendere tollerabile l'esistenza in una terra che è a suo modo tornata ad essere avanguardia.
L'avanguardia di un "Occidente" in marcia verso le tenebre.