Ad oltre trent'anni dalla Rivoluzione e dalla fondazione della Repubblica Islamica dell'Iran una certa vulgata adulatoria nei confronti dei Pahlavi riemerge periodicamente, neppure sempre confinata a livello di rotocalco, dipingendo come un'epoca dorata ed irripetibile gli anni in cui lo Shah stava in realtà scavando la fossa alla monarchia prima e ancora che a se stesso. Con quanta consapevolezza non è dato saperlo, ma i comportamenti cui era adusa la corte non lasciano grande spazio alle illusioni.
Tra gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo gli strati siderei della popolazione (non più di qualche centinaio di famiglie) potevano ostentare tenori di vita da jet set internazionale: i massicci interessi amriki nel paese, la geopolitica antisovietica e le rendite petrolifere avevano permesso allo Shah di acquistare quantità smodate di armamenti modernissimi e di varare una perentoria modernizzazione dall'alto di ispirazione kemalista che non fece alcuna presa su una popolazione pur minata dall'analfabetismo e dalle sempre crescenti ingiustizie sociali.
Gli sprechi per l'autocelebrazione monarchica del 1971 (scusa ufficiale, i due millenni e mezzo dell'impero persiano), la messa fuori legge di tutti i partiti politici nel 1975 e l'imperversare della polizia politica fecero il resto.
Gli avvenimenti successivi furono oggetto di una diffusa e persistente mancanza di comprensione. La dichiarazione che il presidente amriki Jimmy Carter rilasciò nel 1978, a Rivoluzione già in corso, è un piccolo concentrato di autoreferenzialità ed inconsapevolezza.
Sotto la brillante guida dello Shah l'Iran costituisce un'isola di stabilità in una delle più tormentate regioni del mondo. Non c'è altra figura di uomo di stato che potrei stimare ed apprezzare di più.
Intanto che l'Iran mancava perfino delle infrastrutture indispensabili a smistare nel paese le merci straniere che marcivano nei porti, ecco di cosa si preoccupava un certo stimato ed apprezzato uomo di stato.



Da Boardingarea, autore Flyingfish, 18 giugno 2010.
Se vi ritrovate a camminare dalle parti del numero 73 a Piccadilly a Londra, è probabile che vediate qualche cosa in inatteso in vetrina... un grosso modello del Concorde, dipinto con i colori dell'Iran Air.
...Certo, adesso tutti sappiamo che il Concorde volò con intenti pienamente commerciali soltanto con la British Airways e con l'Air France (la livrea della Singapore Airlines fu applicata soltanto al lato sinistro del Concorde della British siglato G-BOAD, mentre la livrea della Braniff non comparve su alcun esemplare nonostante siano circolate immagini dell'aereo con i colori Braniff). Dunque... dal momento che l'Iran Air non ha mai fatto volare il Concorde, perché c'è questo grosso modello nell'ufficio biglietti di Londra? La risposta non è così ovvia come si potrebbe pensare.
Nell'ottobre del 1972 lo Shah ordinò due Concorde, con l'opzione per l'acquisto di un terzo a seguire. Lo Shah diede concretezza al suo proposito di mettere l'aereo in servizio con la Iran Air affermando che "Che la cosa si faccia è una questione decisa. Di date e di consegne se ne parlerà più tardi".
Il Concorde rappresentava un potente trofeo economico e politico per una compagnia aerea, ed infatti l'aver messo in ordine due Concorde riempì di orgoglio l'Iran Air.
Adesso, più di vent'anni dopo la cancellazione degli ordini avvenuta per una quantità di ragioni (come è successo per altre quindici e più compagnie aeree), tutto quello che rimane del sogno dell'Iran Air di sfoggiare il Concorde si può ancora vedere nella vetrina al numero 73 di Piccadilly.
Se non siete a Londra, potete vedere il modello del Concorde con i colori dell'Iran Air nella vetrina della biglietteria al numero 33 degli Champs-Elysees a Parigi.
Qui c'è una foto che ho scattato di recente al modello che c'è a Londra.
Buon volo!


Che la cosa fosse molto più che un'intenzione lo prova anche il documento qui sopra. E' la cartolina celebrativa di un volo andata e ritorno tra Parigi e l'isola di Kish.
Iran Air annullò gli ordini all'inizio del 1980.
L'aver fatto piazza pulita di certe iniziative pazzesche è uno dei peccati originali della Repubblica Islamica: una di quelle cose per cui non passa giorno, da quell'11 febbraio 1979, in cui essa non venga data per spacciata.