L'articolo pubblicato sul "Giornale della Toscana" mostra l'ingresso della futura Casaggì Firenze.
Ricorda quello di un ristorantino a poco prezzo in cui si servano semilavorati e vino scadente.

La condizione di chi si trovi quotidianamente a dare prova della propria barzellettistica pochezza, nonché della totale irrilevanza del proprio operato e della pura e semplice inesistenza di una credibilità propria, non è certo delle più invidiabili.
Di Casaggì Firenze e di Francesco Torselli si era appena scritto che trascorrono le giornate facendo una cosa e sbagliandone quattro. E questo nella migliore delle ipotesi.
Dopo nemmeno quarantott'ore i giovani "occidentalisti" fiorentini non soltanto ricevono l'ennesima attestazione di disistima da parte di chissà chi, ma riescono a dare ulteriore pubblica dimostrazione del fatto che lordare ogni notte Firenze di manifestini e godere di quel minimo di tranquillità che impedisca di finire nei pasticci anche semplicemente salutando qualcuno quando si esce di casa al mattino sono due cose molto diverse, e che una non è affatto garanzia dell'altra.
Una notte di fine settembre la spaghetteria con proiettore e scaffaletto per gli alcoolici che il maggior partito "occidentalista" della penisola italiana intenderebbe far funzionare (e presumibilmente sovvenzionare) a Firenze sarebbe stata oggetto di un trascurabile imbrattamento con vernice spray.
Della cosa non si sarebbe ovviamente accorto nessuno, vuoi per la collocazione defilata dell'immobile, vuoi per la nessuna importanza che le organizzazioni "occidentaliste" si vedono riconosciuta in città. I motivi per non farne un caso ci sarebbero dunque stati tutti.
Invece.
Non avendo alcunché di più ragionevole con cui riempire un po' di carta -le raccolte di firme contrallislàmme non devono avere un andamento propriamente trionfalistico- "Il Giornale della Toscana" ha pensato bene di ospitare il 2 ottobre lo stizzitissimo pestar di piedini dei giovani "occidentalisti", capaci di molte cose meno che di interiorizzare in modo costruttivo il dato di fatto che a Firenze la loro attività politica è ritenuta dai più assolutamente irrilevante, mentre una piccola ma costante minoranza della popolazione la reputa invece molesta, deteriore e sporca anche dal punto di vista morale.
Questa minoranza che non si pèrita di disconfermare la grandeur propagandistica di Casaggì Firenze attestando ad essa il perdurare della propria disistima, riuscendo evidentemente a vanificare con una bomboletta da pochi spiccioli tutti i manifestini, tutti i comunicati stampa e tutti i Libri dei Ceffi che tanto impegno costano alla sparuta gioventù "occidentalista".
L'articoletto firmato RP che toglie l'episodio all'indifferenza generale cui sarebbe stato saggio relegarlo è ricco di non detti tanto interessanti quanto controproducenti.
Due mangiatori di maccheroni, tali Marco Scatarzi ed Alessandro Draghi, vi manifestano l'intenzione di pietire attenzione e credito dall'amministrazione locale e dalla gendarmeria, secondo la prassi abituale delle organizzazioni "non conformi" con buona pace dei pirati sui manifestini, chiedendo "un incontro immediato con i vertici delle istituzioni per sapere se a Firenze esiste ancora la libertà di parola e di espressione".
A Firenze la libertà di parola e di espressione non corrono alcun rischio, almeno fin quando gente come questa sarà relegata ai sottoscala e alle cantine.
La libertà di menzogna, invece, non vi ha mai goduto di alcuna simpatia.
L'articolo fa cenno ad un "impianto di videosorveglianza" che non avrebbe funzionato: per coltivatori indefessi dei deliri securitari più ributtanti, diretti responsabili del clima sociale manicomiale con cui la gente perbene deve combattere ogni giorno, si tratta di uno smacco di non piccolo conto.
Francesco Torselli è il terzo commensale ad aggiungersi a Draghi e Scatarzi: tutti e tre vogliono sapere se "a Firenze esiste ancora la libertà di parola e di espressione o se il partito attualmente al governo non può permettersi di aprire una sede in questa città."
La libertà di parola e di espressione, si è detto, è una cosa.
La libertà di menzogna è un'altra.
E se il "partito attualmente al governo" subisce sistematicamente quell'aperto disprezzo, quel lodevole dileggio e quelle attestazioni di franca ripugnanza che fa di tutto per meritare è probabile che ci siano dei validi motivi. In particolare è bene ricordare ancora una volta come l'aneddotica irriferibile che insiste da anni circa le abitudini coltivate dai vertici del maggior partito "occidentalista" della penisola renda lecito il tirare conclusioni recise ed estremamente perentorie nei confronti delle giovani attiviste, delle rappresentanti e delle pure e semplici frequentatrici delle organizzazioni politiche dello stesso orientamento.
Con questo, non vogliamo certo esprimere approvazione o incondizionato appoggio verso un utilizzo tanto disinvolto della vernice nera: al contrario riteniamo il "partito attualmente al governo" perfettamente rappresentativo della maggioranza dei sudditi ed i suoi esponenti fiorentini ottimi campioni dei più autentici "valori occidentali". Gli stessi "valori" che ci permettono di utilizzare abitualmente la metafora ben nota ai nostri lettori, secondo la quale la penisola italiana può ben essere raffigurata come una volgare spaghetteria di provincia presidiata da cameriere in topless, in cui un "servizio d'ordine" fatto di maneschi buttafuori si impossessa di quando in quando di un commensale scelto a caso e gli spara allegramente in testa dopo averlo spinto in un angolo appartato, intanto che uno scadente impianto stereo copre col suono dei mandolini il rumore della colluttazione.
Riconoscersi in un partito "occidentalista" significa accettare di essere corresponsabili e protagonisti, sia pure di importanza meno che minima, dell'attuale stato di cose. E significa soprattutto difettare perfino del residuo di dignità necessario ad evitare di far finta di stupirsi davanti a reazioni che a Firenze continuano nonostante tutto ad essere eccezionalmente composte e costruttive.