Per quanti ancora non lo sapessero, il Libro dei Ceffi è quella cosa dove ci si autoscheda e si ciancia in libertà, con conseguenze spesso paradossali.
Il minimo che possa capitare è che tra gli "interessi" dei "profili" figurino concetti incongrui o contrastanti: nulla vieta di essere, ad esempio, contrari "alla lapidazione di Sakineh Mohammadi Asthiani" e al tempo stesso favorevoli a "vedere Bip Bip strangolato da Wile Coyote"; le due cose una accanto all'altra suggeriscono che le due materie abbiano pari importanza e pari dignità, qualunque atteggiamento un eventuale lettore abbia nei confronti di ciascuna di esse.


Secondo la maggioranza degli autoschedati sul Libro dei Ceffi
pare si possano strangolare gli struzzi ma non lapidare le donne.
Non resta che prenderne atto, e magari chiedersi cosa succederebbe
se le cose stessero in termini opposti.


Il risultato è che la maggior parte dei "profili" comunica, nel migliore dei casi, un'idea di mediocrità, di piattezza, di assoluto conformismo e di propensione a comportamenti di consumo scelti con ogni cura tra i più fastidiosamente massificati.
Quando si entra nel campo delicato della comunicazione politica, gli esiti controproducenti diventano quasi la norma, come andremo a vedere in un caso che ha a che fare con le vicende dell'islamofobia fiorentina.
Nella penisola italiana l'areale politico della cosiddetta "destra" si presenta più che mai, negli ultimi anni, come una congerie di movimenti di prodigiosa litigiosità e di nessuna valenza rappresentativa. Nel corso degli ultimi lustri le formazioni politiche "occidentaliste" più presentabili come il PDL o la Lega Nord, nonché le formazioni politiche confluite in definitiva al loro interno, hanno ottenuto suffragi a livelli plebiscitari ed hanno operato un autentico saccheggio ideologico delle istanze fino a pochi anni fa proprie di miserabili conventicole autoreferenziali per lo più dedite al consumo di birra scadente ed alle risse nei parcheggi.
Tra queste il razzismo puro e semplice, reso presentabile da Ferruccio de Bortoli nel modo che i nostri lettori ben conoscono.
La ricetta ha funzionato talmente bene da aver messo queste due formazioni nelle condizioni di avere spesso un numero di eletti superiore a quello colmabile da un elettorato passivo dotato almeno di un minimo di cognizione di causa. Questo ha reso verosimile il successo di operazioni di entrismo di modello trotzkista, il più delle volte riuscite, che hanno permesso a chi le ha compiute non tanto di influire sulla linea politica dei partiti suddetti (cosa di cui a nessuno potrebbe importare meno), quanto di godere dei redditi e dei privilegi che spettano ai loro rappresentanti eletti.
Il risultato è che la destra politica che non intenda riconoscersi nelle due formazioni "occidentaliste" qui ricordate, già asfittica per proprio conto, è stata messa più che mai ai margini della vita politica peninsulare ed esclusa pressoché in blocco anche dai pochi organismi rappresentativi in cui era riuscita ad entrare.
Senza che della cosa si accorgesse nessuno.
Uno degli effetti della cosa, che mette a servizio dell'elettorato passivo macchine mediatiche collaudate e scuolette estive per imparare ad utilizzarle, è data dal fatto che la greppia mediatica dell'islamofobia fiorentina è già intasata, e da anni, da un sovrannumero di commensali dalla schietta incompetenza, sulla cui pochezza ci siamo qui soffermati in più di un caso. Buona ultima, la sedicente ed evanescente Forza Nuova Firenze ha tentato debolmente di aggiungervi del proprio e di ritagliare un proprio angolo di legittimità politica e di visibilità mediatica organizzando a fine settembre 2011 un "dibattito" secondo le linee note: si invitano propri rappresentanti, si invita qualche ospite neutrale per conferire prestigio ed apparente imparzialità alla cosa, e si invita l'imam di Firenze, cui porre "domande" a risposta obbligata, secondo strategie propagandistiche e tecniche di denigrazione messe in atto talmente tante volte da apparire usurate all'estremo limite e note anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori.
La cosa non è passata inosservata in città e le gazzette hanno riferito di un paio di spostamenti di sede per l'iniziativa causati, a quanto si legge, dalla ricezione di decine di e-mail dal contenuto indignato da parte dei gestori degli ambienti prenotati per l'occasione. In capo ad una settimana l'iniziativa è stata prima rinviata e poi è sparita dalle agende, probabilmente perché accolta con sostanziale indifferenza anche dai potenziali relatori. Uno smacco prevedibile dato il séguito praticamente nullo su cui gli organizzatori hanno sempre potuto contare a Firenze.
In queste condizioni, il buon senso vorrebbe che ci si comportasse in modo da evitare di peggiorare le cose, aggiungendo la beffa al danno.

Per fortuna c'è il Libro dei Ceffi. La sfrenata loquacità di chi vi si autoscheda rende perfino superflui ad eventuali avversari politici faticosi e lunghi lavori di dossieraggio.
Qualcuno che scrive usando l'iconografia di Forza Nuova Firenze, non avendo evidentemente gran che di meglio da fare e ancora meno sapendo che cosa diavolo sia la comunicazione politica efficace, ha pensato bene di far sapere urbi et orbi che per realizzare il dibattito avrebbero (o forse avrebbe) contattato cinquantatré "location", ovvero cinquantatré tra alberghi, circoli ricreativi, retrobottega e salette varie ottenendo cinquantatré dinieghi su cinquantatré contatti.
Questo significa che nessuno si è fidato a concedere a questi signori neppure uno scantinato per una mezza giornata.
Un buon indice sul credito, sull'affidabilità, sulla penetrazione politica e sulla reputazione di cui i cacciati dalla mensa "occidentalista" godono a Firenze.