Roma sarebbe, tra le altre cose, la città capitale dello stato che occupa la penisola italiana. Il 15 ottobre 2011 qualche decina di persone l'ha scelta come location per dare agli obesi delle gazzette e della "politica" un trascurabile saggio di ciò che è probabile li attenda nel prossimo futuro.
La cosa, agli obesi ben vestiti di cui sopra, non è piaciuta gran che: la devastazione di sedi istituzionali va bene finché si tratta di Baghdad, distruggere auto di lusso è giusto e corretto, ma a Tunisi, aggredire la gendarmeria è degnissimo di lode purché si indossi qualche cosa di verde e ci si limiti a farlo nelle strade di Tehran.
E il PDL, con la specchiata moralità e con l'altezza di valori rappresentati dal suo elettorato passivo, non è certo un'agenzia di collocamento per buoni a nulla capaci soltanto di mangiare maccheroni e di visionare filmati pornografici: nulla autorizza quindi a vandalizzarne le sedi.
Insomma, questa roba qui, no, non va bene.
Specialmente all'ora dell'aperitivo.
Il caso è in un certo senso sorprendente perché, contrariamente a quello che avrebbero fatto pensare gli sviluppi involutivi in atto in tutto il mondo, non ha condiviso l'anomia delle rivolte da banlieue, quelle, per intenderci, in cui si distrugge l'utilitaria del vicino di casa, o gli intenti meramente saccheggiatori degli ultimi riots verificatisi nel Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord.
L'impressione è che gli obiettivi siano stati scelti con una certa cognizione di causa tra quelli maggiormente oggetto di un risentimento diffuso ed ampiamente condiviso. Un risentimento che cova da anni, se non da decenni, la cui onda si infrange soltanto sulla porta di redazioni intente a fornire tutti i giorni al pubblico una rappresentazione del reale che pare riferirsi più alla luna che alla realtà quotidiana.
In questa rappresentazione gazzettiera del "reale" abbondano quotidianamente le scene di devastazione autentica, non quella delle sassate e delle vetrine rotte, provocate da una serie di iniziative che va dall'intromissione armata negli affari altrui alla redenzione a mezzo missili intercontinentali di democrazie prive di bollino di approvazione, fino all'esportazione della "democrazia" medesima attuata con gli stessi sistemi. Queste scene hanno di solito pari visibilità con quelle in cui compaiono donne giovani e con pochi vestiti addosso. Per le gazzette e per il loro pubblico la differenza tra i due soggetti non dev'essere poi sostanziale.


La foto è stata scattata nei pressi dell'Esquilino, a Roma, attorno alle cinque del pomeriggio del 15 ottobre 2011. Il signore che impugnava il cartello aveva sottobraccio anche un drappo a strisce verde, bianca e rossa: probabilmente la bandiera dello stato che occupa la penisola italiana, la cui ostentazione in pubblico, in assenza di eventi di importanza vitale come le pallonate al pallonaio, è spesso segno distintivo degli "occidentalisti".
La realtà lunare delle gazzette, che sono i principali responsabili della propaganda "occidentalista" e in fin dei conti dell'attuale stato di cose, fa il paio -quando non coincide- con la realtà lunare della "politica istituzionale". E' probabile che questo abbia provocato qualche dolorosa disillusione, documentabile con immagini come questa. Un'immagine che ci dà dunque modo di omaggiare il blogger Sassicaia Molotov prendendo a prestito un'espressione tipica del suo sarcasmo.
"Pensavo che la politica fosse passione, amore per il proprio paese... Mi avete insegnato che è solo uno sporco gioco, fatto da stronzi corrotti e vigliacchi! Grazie."
Ben levato. Cappuccino e pezzo?