Nel novembre 2011 la gazzettina in oggetto ha attraversato una delle periodiche crisi che ne ha comportato un ulteriore ridimensionamento. In questa sede la si è aiutata facendole letteralmente il verso.


I nostri lettori hanno da tempo imparato ad apprezzare la tutto sommato divertente linea editoriale de "Il Giornale della Toscana", una gazzettina "occidentalista" che dedica al degrado e all'insicurezza tutto lo spazio che non dedica al pallone e alla propaganda politica. In questa linea editoriale l'islamofobia ha da molti anni un posto di primissimo ordine, al punto che con bella attenzione per il reale e per i problemi concreti, in via Cittadella hanno trovato la maniera di tirare in mezzo Al Qaeda anche raccontando di un alluvione in Lunigiana. Trovando anche chi sostiene nero su bianco di apprezzare questo modo di fare "informazione", sia pur limitatamente all'asfittica ed autoreferenziale conventicola che costituisce la cerchia dei collaboratori di quel foglietto.
Nell'ottobre 2011 "Il Giornale della Toscana" ha dovuto alternare ai soliti articoli sulle buche nell'asfalto (colpa dell'invisa amministrazione), i mustad'afin che dormono sulle panchine (colpa dell'invisa amministrazione) i questuanti ai semafori (colpa dell'invisa amministrazione) e il pallonaio nuovo da costruire in periferia (non sono ancora arrivati a nulla e chi se ne strafrega, comunque colpa dell'invisa amministrazione) con altri, in cui si pietiva benevolenza da parte di quei giudici e di quella gendarmeria che, pare di capire, in via Cittadella riscuotono sempiterna approvazione a patto che si limitino ad accanirsi sui cortei di studenti delle medie.
Senza un soldo in cassa, costretti a ridurre le già poche pagine di ogni numero -probabile che perfino le scorte di maccaruna e di pummarola tenute nel ripostiglio siano state inventariate e razionate- in via Cittadella hanno completamente trascurato di denunciare la tremenda minaccia islamica che Firenze cova in seno.
E non stiamo accennando all'erigenda moschea, che quella gazzetta ha eretto, con la consueta professionalità, a spauracchio cittadino.
Stiamo parlando delle elezioni appena tenutesi nella Repubblica di Tunisia, conclusesi con la solida affermazione del partito di ispirazione islamica Al Nahdha.
"Il Giornale" vero e proprio, meno afflitto da problemi legati al puro e semplice accedere ad un piatto di spaghetti al giorno, poteva coprire in modo adeguato le notizie in arrivo dalla Repubblica di Tunisia. Adeguato dal punto di vista delle competenze e della considerazione "occidentalista", ovviamente.
Brivido Tunisia, gli islamici oltre il 40%. Ma ad Hammamet non si festeggia: “Giù le mani dai nostri bar"
Così si sgola Fausto Biloslavo; la Repubblica di Tunisia è Hammamet e i suoi bar, per tacere della tolleranza per le giovani donne poco vestite che si presentano ad oziare sulle spiagge.
Su tutto il resto, com'è consuetudine per la professionalità occidentalista, buio assoluto.
Alla succursale di Firenze nessuno si è preoccupato della cosa; avevano ben altro a cui pensare, come si è visto.
In considerazione delle ambasce e delle ristrettezze in cui si trovano in queste ore i gazzettieri di via Cittadella, ci permettiamo di affiancarci a loro costruendo in poche decine di minuti uno scritto che renda onore alla loro professionalità, e soprattutto all'obiettività, al rigore documentale e all'imparzialità della loro gazzetta.

In Tunisia la penisola italiana è stata considerata come un'unica circoscrizione elettorale: i dati disponibili indicano il numero di votanti in 23.728, e i voti per Al Nahdha in 11627. Il partito Al Nahdha è riuscito a far eleggere due dei propri rappresentanti sui tre posti in palio nella circoscrizione.
Dunque: a Firenze esiste dal 2009 un consolato tunisino, in piazza San Marco. Secondo la guida al voto diffusa in rete, era possibile ai cittadini tunisini votare presso "le missioni diplomatiche e consolari".
I dati statistici sul Comune di Firenze risalenti al 2009 indicano in 413 i tunisini residenti. Che salgono a 4935 per la Toscana in generale.
Se ipotizziamo nel 75% il numero di tunisini residenti, maschi e femmine, che hanno raggiunto l'età per votare otteniamo 310 e 3700 elettori rispettivamente. Il tasso di astensione piuttosto basso fa ritenere ragionevole che il 90% dei residenti sia andato a votare: 280 e 3330 rispettivamente. La percentuale di suffragi al partito di maggioranza è stata nella penisola italiana del 48% circa. Questo significa che a Firenze ci sono 134 nemici dichiarati dei bar di Hammamet. Che in tutta la Toscana diventano 1600.
Centinaia -e migliaia- di imburqatori di donne[*]. Lasciamo ai fogliettisti di via Cittadella il compito di caricare i toni e di fortificare le tinte, ritraendoli come sicuramente venuti a sradicare le vigne del Chianti, a portar via le formelle dalle porte del Battistero, a vietare agitando scimitarre e colubrine la fabbricazione del prosciutto. Per tacere della mortadella di Prato, città fiore all'occhiello dell'"occidentalismo", che giusto orgoglio mena per le proprie radici cristiane.

Ecco. Sviluppare un tipico tema "occidentalista", secondo i ben noti criteri di professionalità che in questa sede additiamo spesso allo scherno ed al disprezzo di chi legge, ha richiesto mezz'ora di tempo, la padronanza dell'HTML e l'uso di un motore di ricerca.
Non ha richiesto, invece, alcun finanziamento pubblico.


[*]“Bene, cosa ci insegnano i risultati di queste elezioni? Leggete bene: che 42 delle 49 donne elette all’Assemblea costituente tunisina sono membri di Al Nahdha. Che 42 donne su 90 eletti rappresentano il 47% degli eletti di Al Nahda. Che tutti gli altri partiti, di tutte le tendenze, non hanno fatto eleggere più di 7 donne. E che oggi l’Assemblea tunisina conta dunque 49 donne su 217 seggi, cioè il 22,5% di donne. In Francia, l’Assemblea conta appena il 18,5% di donne… Chi è allora che deve dare lezioni agli altri?! Fate come dico, non come faccio: questo ha un nome: ipocrisia.”
Ennasri Nabil, presidente del Collectif des Musulmans de France (CMF).
Sul ruolo che alle donne viene assegnato nella pratica politica "occidentalista" esiste un'aneddotica molto chiara ed ampiamente fruibile, sulla quale non abbiamo alcuna intenzione di soffermarci.