Firenze. Bianca Maria Giocoli è quella dei
mariti delle foibe celebrati dall'annuale
passeggiata in compagnia della gioventù "occidentalista".
Ai tempi delle elezioni locali del 2009,
scrivevamo a commento della propaganda qui riprodotta:
I casi sono due.
Il primo è che Bianca Maria Giocoli abbia fatto una autovalutazione delle proprie competenze politiche lucidissima e impietosa, il che la renderebbe una rara avis nella schiera vociante e spudorata dell'"occidentalismo" in generale.
Il secondo è che qualche copywriter abbia voluto divertirsi alle sue spalle.
All'inizio del 2012, nonostante i molti stracci volati ed una quotidianità fatta di coltellate alle spalle, risse di anticamera e maldicenze di corridoio -tutte attività in cui gli "occidentalisti" fiorentini trascorrono il tempo che non passano ad allagare di menzogne e di incompetenza tutti gli uffici stampa su cui riescono a mettere le mani- questa autonominata rappresentante della popolazione canina della città di Firenze riveste ancora la sua carica elettiva.
E da questa carica elettiva sottoscrive un
comunicato tra i tanti in cui ripercorre la storia delle vicende che ha portato all'intitolazione di uno squallidissimo e trafficato slargo ai su ricordati
mariti delle foibe: un'intitolazione che è più un dileggio che un omaggio, avvenuta secondo gli stessi criteri seguiti per ricordare
Jan Palach.
Nel comunicato si leggono varie cose, ovviamente tutt'altro che condivisibili; vi si legge anche che
per primi il buon esempio lo devono dare gli organizzatori del corteo di sabato: pulendo i muri della città che hanno deturpato come tutti gli anni con migliaia di manifesti e manifestini che ricordano l’evento.
Bianca Maria Giocoli, a meno che qualcuno non si sia voluto divertire alle sue spalle, si è presentata come
elettorato passivo di riferimento dei cani di Firenze.
Quindi possiamo pensare che
persino i cani di Firenze gradirebbero che Casaggì pulisse dove Casaggì ha sporcato.
Se consideriamo che la responsabilità delle deiezioni canine ricade solitamente
sui padroni, la cosa si presta ad un esercizio satirico dalle potenzialità piuttosto ampie.