Sembra che il 20 luglio 2012 in una città amriki tale James Holmes abbia tolto una certa, piccolissima dose di violenza dal mondo cinematografico e l'abbia trasferita nel mondo reale, in un exploit di quella "libera iniziativa" che insieme alla libertà di portare armi da guerra a titolo personale è uno dei costituenti dell'apparato ideologico della democrazia da esportazione.
In fondo cosa volete che siano un centinaio di proiettili e quasi altrettanti tra morti e feriti, ché questo signore ha anche dimostrato una discreta mira.
Solo che questa cosa non si fa, soprattutto perché c'è gente elegante in giro.
E poi non siamo mica a Tehran o a Damasco, benedetto ragazzo.
Sicché James Holmes è passato all'istante dalla parte dei cattivi.
Sulla base di quanto riferito dalle gazzette, Riccardo Venturi ha prodotto una
lunga serie di considerazioni che non possiamo che condividere appieno e che non avremmo saputo esprimere meglio di così.
Al punto numero otto dello scritto originale compare il nome dello stato che occupa la penisola italiana: come d'abitudine ce ne scusiamo in anticipo con i lettori, soprattutto con quanti avessero appena finito di pranzare.

1. Dell'autore del massacro al cinematografo, tale James Holmes, anni 24, viene immediatamente declinato un importante dato: quello di essere un bianco. L'immagine reperita è quella di un giovane comune, apparentemente vestito in modo cosiddetto classico: camicia bianca, cravatta rossa. Si intravede una giacca scura. Una faccia pulita, curata. Naturalmente questa è soltanto un'immagine tratta dalla vita di James Holmes; per il resto, avrebbe potuto avere mille altri aspetti, come ognuno di noi. Anche il qui presente si è messo a volte (poche) in giacca e cravatta.
2. James Holmes viene quindi presentato come studente fallito (in medicina, per la precisione). Si sarebbe ritirato all'improvviso, qualche tempo fa, dalla sua facoltà universitaria. Se ne evincono due cose: che per essere dichiarato fallito bastano ventiquattro anni di vita (e, forse, ancora meno) ed un ritiro dall'università. Si badi bene: ritiro, non espulsione o cose del genere. La vita umana, come sempre, viene scandita da termini prettamente commerciali: fallisce James Holmes come fallisce un'azienda o la Grecia intera. Individui e collettività in default.
3. La "prima" di un film sul sig. Batman (The Dark Knight Rises, "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" nella versione in volgare toscano) è un avvenimento per il quale alcune persone sono disposte a pagare cento dollari per un biglietto (dollari, euro o qualsiasi altra valuta, dato che si tratta di una contemporanea mondiale). James Holmes si presenta non soltanto armato, ma vestito come il "cattivo" del film (tale sig. Bane; si tratta di un antichissimo termine, di origine scandinava, che attualmente significa "disgrazia, causa di sventura"  o anche "veleno"; ma originariamente significava "uccisore, assassino", cfr. la ballata medievale danese Torbens datter og hendes faderbane  "La figlia di Torben e l'assassino di suo padre"). Tant'è che, sembra, sulle prime gli spettatori credono automaticamente che si tratti di una "trovata" organizzata dalla produzione o dal cinematografo stesso. Chiaramente nessuno, nemmeno negli Stati Uniti, si aspetta che andando al cinema arrivi qualcuno a compiere un massacro; non siamo mica in un liceo o in una facoltà universitaria (a proposito).
4. Il presidente, sig. Barack Obama, invita immediatamente a pregare. Anche il suo sfidante alle elezioni presidenziali di novembre, sig. Mitt Romney, invita immediatamente a pregare. Si attiva, come di consueto, il preghierificio; e su questo c'è ben poco da considerare. La cosa interessante è un'altra: i due, infatti, decidono anche di far sospendere (in segno di "lutto") gli spot elettorali televisivi dove si attaccano ferocemente a vicenda, ma soltanto nello stato del Colorado. Negli altri stati, invece, il "lutto" non ha il potere di sospendere un bel niente, e Obama e Romney possono continuare a darsi legnate a vicenda. Nel contempo, il governatore del Colorado, John Hickenlooper, ci tiene a dichiare che il suo stato è "sicuro"; e non c'è motivo di non credergli. Anche Bologna era sicura fino alle 10.25 del 2 agosto 1980. Anche Firenze prima delle 1.27 del 27 maggio 1993. Anche Beirut prima della mattina del 13 aprile 1975. Anche Sarajevo prima delle ore 15 del 6 aprile 1992.
5. La casa produttrice del film, la Warner Bros., decide di annullare la prima a Parigi, con tanto di red carpet. La prima si svolge al cinema "Gaumont-Marignan" sugli Champs Elysées. Gli Champs Elysées sono lontanissimi da Aurora, Denver, Colorado; ma non si sa mai. Anche a Parigi ci sarà pure un sig. Pierre Dupont, fallito a ventiquattr'anni, pronto a procurarsi delle armi per fare un po' di cinema da qualche parte. Il cast del film (Morgan Freeman, Christian Bale, Anne Hathaway) si dichiara "sotto choc": si avverte quasi, da parte della produzione e degli attori, un senso di colpa. Come dire: E' anche colpa nostra, con tutte 'ste violentissime cazzate che propiniamo magari ai bambini. Altrimenti non si spiegherebbe tutto questo choc; ma se il sig. Holmes fosse penetrato in una banca, in un beauty farm o nella sala di un consiglio comunale non sarebbero stati così sconvolti e avrebbero passeggiato sul tappeto rosso, a Parigi.
5. Tra le vittime della strage vi sono molti bambini. Il bambino ha, nelle stragi di qualsiasi genere, uno status particolare (sovente unito a quello della famiglia, anche perché sarebbe ben difficile che lo mandassero al cinema da solo, a mezzanotte oltretutto). Il bambino va a divertirsi, a mangiare i pop corn, a entusiasmarsi per il film, e invece viene ammazzato crudelmente dal sig. James Holmes, fallito a ventiquattr'anni e vestito da sig. Bane. Tutto questo, naturalmente, quando la strage avviene, poniamo, nel cinema di Aurora (Denver). I bambini ammazzati in altre circostanze (tipo, che so io, a Gaza, in Afghanistan, in Siria, in Iraq...) non hanno invece questo status; più sovente, anzi, hanno quello di "vittime collaterali" o, al massimo, di "vittime civili". Ho una modesta proposta: quella di estendere l'appellativo di "vittime civili" (e anche "collaterali") anche ai bambini ammazzati nel cinema di Denver. Anche a quelli ammazzati dai paparini, separati o meno, assieme alle loro mamme. 
6. Una delle vittime della strage al cinema, la sig.na Jessica Ghawi, poco prima di essere inopinatamente uccisa dal sig. James Holmes, spedisce un tweet (o, come si dice qui, twitta). Una cosa banalissima: fa sapere al mondo che il film non comincerà prima di una ventina di minuti. Un tempo lo si sarebbe telefonato a chi lo si voleva far sapere (il fidanzato, gli amici, la famiglia...); in tempi ancora precedenti lo si sarebbe tenuto per sé, dato che è abbastanza normale che un film non cominci che a una data ora. In dieci minuti la notizia fa il giro del mondo, con tanto di immagini della pagina Twitter della povera ragazza: l'ultimo tweet di Jessica. Dopo due minuti si sa tutto di lei: sogni, speranze, aspirazioni. Le nostre ultime parole famose non verrano più pronunciate nei rantoli dell'agonia, ma twittate. Penso, che so io, al sig. Wolfgang Goethe che, in punto di morte, twitta: "Mehr Licht!". Dopo dieci minuti tutti sapranno che voleva fare lo scrittore e ci aveva qualcosa in testa su un giovane, tale Werther, probabilmente fallito. Si dice che volesse farlo entrare in un teatro di Bonn, alla prima di un'opera, armato di schioppo.
7. Dell'autore della strage, il sig. James Holmes, però non si riesce -cosa inaudita- a reperire una pagina Facebook. Niente. Non un profilo, non un panino amato, non un film preferito (ma, a questo punto, mi permetto di dubitare che sia quello su Batman). La cosa appare talmente fuori dall'ordinario che tutti i giornali la mettono in risalto. Una pagina Facebook la hanno tutti, persino Breivik e il Casseri. Ne consegue che la polizia non sa che pesci pigliare, perché un tempo brancolava nel buio quando non trovava delle volgarissime prove (e ci pensavano Sherlock Holmes -ops, un altro Holmes!-, Nero Wolfe o Ellery Queen), mentre ora è alle perse se lo stragista non annuncia qualcosa su Facebook. E ne consegue anche che la mancanza di una pagina Facebook è un simbolo definitivo di fallimento e di pericolosità sociale. State attenti, voialtri, perché non ce l'ho nemmeno io. Se mi vedete entrare in un cinema, cominciate a preoccuparvi. Scherzo, eh! (forse).
8. Scoppiano le consuete polemiche sulle armi libere negli Stati Uniti, quelle che si vendono al supermercato. La polizia entra nell'appartamento del sig. James Holmes, e pare che la trovi piena di bombe. Disgraziatamente, la polizia di solito non twitta  e quindi non se ne sa di più. In realtà, le armi sono libere ovunque e qualsiasi cosa può essere un'arma; negli Stati Uniti al supermercato si comprano i fucili mitragliatori, e in Italia le forchette. E non mi dite che a forchettate da cucina non si possono compiere stragi, anche negli USA: Charles Manson insegna. I coniugi LaBianca furono trovati afforchettati a morte, no? Ed ecco partire le guerre sulla NRA, sulle potenti lobbies, su Charlton Heston, su tutto e sul contrario di tutto; ma credo che le cose stiano un po' diversamente. Anzi, parecchio diversamente. E che le armi, "libere" o "regolamentate" che siano, restino armi. E che, ad esempio a casa nostra, avvengono quotidianamente stragi orrende con "armi regolarmente detenute", spesso da chi le detiene per lavoro. Tipo il papà carabiniere che ammazzò a revolverate la figlia tredicenne perché gli aveva disubbidito e stava troppo su Facebook. E la ragazzina non fece nemmeno in tempo a spedire il suo ultimo tweet.
9. Torna il cavaliere oscuro. Ne tornano parecchi, ogni giorno, in questa luminosa società capitalista. Quella dei falliti a ventiquattr'anni, dei tweet , dei tappeti rossi e di tutto il resto. Fine delle considerazioni. Buona visione del film, domani; in fondo, il sig. James Holmes gli ha fatto una discreta pubblicità, anche se durerà lo spazio di un paio di giorni. Con la sua camicia bianca, con la sua cravatta rossa.