L'articolo che segue ribalta, quasi specularmente, gli assunti su cui si basa il "lavoro" dei sostenitori di Oriana Fallaci, e pubblicati sul sito web al quale, in questa sede, si irride e si fa il verso senza alcun problema. Vale come introduzione di massima ai contenuti qui presentati.


Stimolati a farlo da curiosità personali e da amici e conoscenti ecco, in sintesi, il nostro punto di vista sulla questione “Islam”. Pur senza nominarla mai, l’influenza del pensiero di Oriana Fallaci è evidente, senza di lei il comune livello di ignoranza sulla questione non sarebbe arrivato ai livelli paurosi cui è oggi, e nessuno avrebbe avuto motivo di mettere in piedi un sito come questo.

1. INSCO nasce col preciso scopo di essere contro qualcosa o qualcuno, nella certezza che i concetti di "cultura" e di "identità Occidentale" non abbiano più alcun significato, ammesso che ne abbiano mai avuto uno. Detto ciò, non possiamo fare a meno di vedere come sia in atto, in Italia e in Europa, la pervasiva diffusione di idee semplicistiche, quando non talmente folli da essere pericolose, non soltanto su una "questione islamica" creata a tavolino, quanto su ogni aspetto della vita e del pensiero umani. Questa non è solo un’opinione, è una constatazione, i fatti sono lì a dimostrarlo, i fiumi di parole sulla “superiorità occidentale” sono lì a dimostrarlo, le bombe sono lì a dimostrarlo, l'ossequio generale alle intromissioni politiche da parte delle gerarchie ecclesiastiche è lì a dimostrarlo, la petulanza sempre crescente e sempre più ipocrita dei "difensori della famiglia" (sempre posta in modo arrogante) è lì a dimostrarlo, il numero di immigrati islamici che aumenta esponenzialmente a causa della spaventosa ingiustizia sociale che l'abbandono della cultura tradizionale, il colonialismo e le continue aggressioni occidentali hanno causato per la comunità dei credenti è lì a dimostrarlo. L’obiettivo più o meno dichiarato è quello di trasformarci in una massa acefala di teledipendenti obesi asserviti alle bugie degli americani laddove la paventata Eurabia, un’Europa terra islamica, rappresenterebbe senza alcun dubbio un deciso miglioramento per la follia che permea ogni aspetto del vivere quotidiano; follia che può essere ignorata solo da chi è miope o in malafede.

2. Noi prendiamo atto che il concetto di “Islam moderato” è un'assurdità, dal momento che riflette esclusivamente timori, aspettative e soprattutto luoghi comuni di un Occidente venuto su mangiando hamburgher per moda e bevendo slogan per principio. Inoltre ci chiediamo: cosa significherà mai l’espressione “Islam moderato”? Indica forse un assetto che permette i cinema porno dirimpetto alle madrase? L'appellativo di "moderato" andrebbe piuttosto reso con "abrogatore di ogni proprio principio per compiacere l'Occidente e soprattutto i suoi affaristi". I luoghi comuni sui credenti che segregano le mogli, che le obbligano ad osservare lo hijab, che le picchiano o giustificano chi lo fa o magari ne tengono più d'una vengono vomitati da, su e per una società dove ogni giorno si celebra un Family Day a base di strangolamenti casalinghi, uxoricidi nel bagno, sgozzamenti di figli nel sonno, stupri di figlie in doccia e chi più ne ha, più ne metta; e coprire tutto con la vergognosa e corrente ipocrisia, aiutata alla creazione di sempre nuovi mostri collettivi, è una misura usatissima e considerata ancora molto efficace. Quanto ai piagnistei sul Libro, che per i credenti passerebbe avanti alle leggi, basta vedere quale sia il rispetto che l'"occidentale" medio ha per esse leggi, per provare per essi un sincero moto di disgusto. C'è addirittura chi auspica che i credenti si riducano a crumiri, a delatori in grado di autoalimentare la macchina mediatica dell'"islamico buono" che denuncia l'"islamico terrorista" a beneficio dei giornali fascisti (le cui campagne finirebbero nel ridicolo, se non vi fosse il lato tragico rappresentato dalle carcerazioni e da processi lunghissimi e che di solito si concludono con assoluzioni e tante scuse), che accolgano senza battere ciglio apostasie di loro conoscenti, in realtà vissute come tradimenti personali prima ed ancora che come conversioni, che rinunciassero alla forma mentis che è loro propria per adottare supinamente quella imposta. Naturalmente, così come è assurdo parlare di "islam moderato", così è assurdo far riferimento ad un "islam istituzionale", dal quale si pretenderebbe acquiescenza, se non tifo da stadio, per le aggressioni americane e per l'imperversare dell'esercito sionista, quando non lo si riduce, con ignoranza non inferiore all'immaginazione, a mero strumento di propaganda del "terrorismo islamico". E' ovvio che “l’Islam moderato” sia una categoria concettuale (vuota) puramente occidentale; è il risultato, per una volta tanto poco adattivo se non pericoloso, dell'utilizzo sempre disinvolto e spesso a scopo di lucro della divulgazione mediatica di concetti che richiedono invece la conoscenza approfondita di una vasta gamma di discipline e lasciano molto poco all'improvvisazione ed alla faciloneria.

3. Noi crediamo che in Europa sia sotto gli occhi di tutti lo sfruttamento politico ed economico del “multiculturalismo” inteso come stato di fatto in cui le comunità rafforzano la propria identità ed il proprio senso di appartenenza senza e se del caso contro l'alienazione culturale divorante con cui l'Occidente fa pappa di ogni cosa. I ghetti d’illegalità, d’intolleranza, d’odio paventati non sono altro che i contesti in cui chi ha avuto il torto di nascere povero oppure nella parte sbagliata del mondo, di farsi beccare a fare qualcosa che il potere considera sbagliato o semplicemente non vuole condividere il consumismo demenziale ed il conformismo osceno di quest'epoca di decadenza si ostina a sopravvivere in barba alle vetrine di via Tornabuoni. Si teme che si crei "uno stato dentro uno stato" ignorando bellamente che l'ultima volta (conosciuta) in cui questo è successo si è verificato non ad opera di credenti, o di "comunisti" o di rastafariani, ma grazie all'operato di stimati professionisti tutt'ora liberi cittadini, e della loro società esoterica e filantropica chiamata Loggia Propaganda Due. Che pervase di sé le istituzioni dettando programmi e linee politiche che con gli anni hanno trovato debita attuazione, altro che diffondendosi "inizialmente a macchia di leopardo" e poi "su territori sempre più ampi"... Il riconoscimento acritico della cultura altra ed il multiculturalismo esasperato elevato ad ideologia sono sempre meglio del rullo compressore che, dopo aver tentato con disastrosi risultati di "esportare la democrazia" in altre terre, adesso pretenderebbe di democratizzare anche i cervelli altrui. Le città "occidentali" sono sempre state dei contenitori di legalità multiple; se così non fosse l'assunto secondo il quale "la legge è uguale per tutti" non verrebbe ricordato come una delle più divertenti barzellette della storia. Il “quieto vivere” è la migliore soluzione perché per praticare davvero la tolleranza bisogna essere tutt'altro che ciechi, sordi, muti.

4. Noi riteniamo che l'idea che l’Occidente, l’Europa, abbia il diritto all’auto difesa dagli attacchi terroristici sia semplicemente esilarante, in considerazione della natura e della imprevedibilità di questi episodi; ancor più spassosa è l'idea secondo la quale l'Occidente e l'Europa avrebbero diritto ad una difesa culturale che salvaguardi la loro identità. L'Occidente non è che un mero indicatore economico, le frontiere dell'Europa si allontanano, e non nutriamo alcuna preoccupazione nei confronti della supposta invasione culturale e religiosa lenta e strisciante. Ancora meno temiamo gli attentati; li temevamo pochissimo nel passato e li temeremo ancora meno nel futuro.

5. Noi siamo convinti che non sia stato affatto un grosso errore non riconoscere nella Costituzione Europea le radici cristiane; il Cristianesimo viene gabellato come la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto sotto il profilo sociologico, tacendone non tanto le nefandezze che ha compiuto quando si è fatto potere politico, quanto i suoi fondamenti, la sua storia, i suoi sviluppi. Per considerare "cristiana" l'Europa contemporanea, specie con riguardo al comportamento dei suoi abitanti, occorre una considerevole dose di miopia o di faccia tosta; i tanto invocati concetti di "etica condivisibile" e di "solidarismo responsabile" scompaiono davanti all'unico valore contemporaneo che è rappresentato dal denaro. E l’uomo che rivendicasse coscienza, libero arbitrio, responsabilità o destino badi bene di farlo senza mettersi contro di esso. In queste condizioni c'è poco da cercare principi, e ancora meno da parlare di civiltà.

6. Noi pensiamo che porre con forza la questione della reciprocità sul piano dei rapporti internazionali sia una cazzata mostruosa, e prima e ancora un comportamento ocidentalissimamente ipocrita in quanto la tolleranza verso gli intolleranti è in Occidente la norma, basta che sia ben lubrificata col denaro, unico vero valore corrente. Nel concreto, cosa vorrebbero fare gli apprendisti stregoni della geopolitica per concretizzare la loro “reciprocità”? Innanzitutto vorrebbero che i cosiddetti "stati occidentali" chiedessero (a chi dovrebbe essere rivolta la richiesta non è dato sapere):

• Distinzione tra religione e stato. Chiesta da paesi in cui la voce degli ecclesiastici influenza in modo decisivo la politica nazionale nonostante ci si affanni a sostenere il contrario, la cosa è piuttosto comica.
• pari dignità per uomini e donne, a qualsiasi livello. Le donne "occidentali" in generale ed italiane in particolare contano come il due di briscola e così sarà ancora per svariate generazioni. La classica trave nell'occhio che diventa ancora più pericolosa perché la si ignora per andare a cercare pagliuzze negli occhi altrui.
• libertà di culto per tutti nei paesi mussulmani. La Repubblica Islamica dell'Iran, autentico spauracchio per isteriche, conta ebrei, armeni e zoroastriani tra coloro che siedono nella Majilis. Enumera anche chiese cattoliche ed anglicane.
• libertà di conversione dall'Islam ad altre religioni. Sarebbe interessante sapere in che modo si garantirebbe e verificherebbe una cosa del genere. Va anche sottolineato il fatto che in molti paesi le "altre religioni" sono spessissimo rappresentate da congreghe protestanti d'importazione americana le cui basi e la cui azione prestano il fianco ad un elevatissimo numero di fondate critiche.
• libertà di costruire edifici di culto non islamici. Possibile in molti paesi all'apparenza insensibili al problema, come la Repubblica Islamica dell'Iran. Un imponente "edificio di culto non islamico" è stato costruito nella poverissima e supersfruttata Nigeria circa una ventina di anni fa. In mezzo al nulla sorge una sorta di copia di San Pietro e pare che lo stesso pontefice avesse a criticare l'enorme dispendio insito nella realizzazione. L'enorme cattedrale di Sameba a Tbilisi, ultimata da pochi anni, ha stravolto l'assetto geologico della collina su cui sorge lesionando un numero molto alto di edifici preesistenti.
• libertà di dire, stampare, insegnare altre visioni della realtà da quella islamica. La capillare diffusione di internet e delle antenne satellitari rendono il problema agevolmente scavalcabile. Certo, è possibile che la "visione della realtà" propagandata dall'Occidente, in cui il consumismo si alterna alla pornografia, non abbia sulla "realtà islamica" l'effetto sperato.
• libere elezioni e libera dialettica democratica. Magari aggiustabili all'occorrenza, come in Iraq o genericamente ovunque, o rifiutabili in toto se a vincere è una forza politica sgradita, come Hamas.

7. Noi siamo dell’idea che, se davvero si vuole costruire una società di pace, il cosidetto "Occidente" debba smettere di prevaricare, debba accettare il fatto che gli americani stanno sui coglioni a mezzo mondo, debba accettare il confronto fatto con la forza delle argomentazioni e non con le minacce, debba farla finita di imporre in ogni sede il punto di vista dei sacerdoti del denaro, debba cancellare dalle menti autentici abomini del terzo millennio come il reato di "concorso morale" o quello di "compartecipazione psichica" quando si parla di occupazioni o di manifestazioni di piazza, debba accettare una visione laica del mondo separando fede e politica (al contrario delle lobbies teo-con, entrate in disgrazia solo a causa del macello iracheno), debba compiere lo sforzo di leggere i suoi libri sacri in chiave interpretativa e non letterale, debba accettare quella piena parità tra uomo e donna che pretenderebbe di insegnare agli altri. Fino a che ciò non accadrà l’"Occidente" resterà un problema. Noi, che ci identifichiamo sempre meno con l’Europa e meno che mai ci sentiamo parte di certo "Occidente", dobbiamo aiutare questo processo senza debolezze o tentennamenti.

8. Noi constatiamo che, piaccia o non piaccia, a buona parte del mondo mediatico e politico piace ciarlare circa lo scontro di civiltà (usate pure altri termini linguistici se vi pare, ma la sostanza non muta) che sarebbe ormai in atto. Noi non affermiamo che esso scontro va ricomposto il prima possibile e nel modo migliore per il semplice fatto che la sua teorizzata esistenza non ha alcun riscontro nel reale, se non nell'aumento della tiratura di certa carta da cesso fatta passare per saggi profondi ed argomentati, e l'ideale sarebbe stato tappare ampiamente per tempo la bocca alla torma di decerebrati strapagati ed irresponsabili che ci hanno portato fino a questo punto. Il primo passo per fare questo però sta nel non avere paura ad ammetterlo, negarlo, rimuoverlo non aiuta, anzi rende il processo di eliminazione delle idiozie più lungo e difficile, ci lascia in una situazione sociale in cui la conoscenza di ogni "altro" è affidata ad una divulgazione criminosamente distorta ed in cui ogni tipo di vera competenza viene apertamente e liberamente disprezzato. La psicanalisi ci ha insegnato che per poter risolvere un problema occorre prima di tutto ammettere di avere un problema, se non lo ammettiamo a noi stessi non ne usciremo mai. E l'"Occidente" su questa strada deve ancora iniziare a percorrere il suo cammino.

9. Noi siamo sicuri che l’"Occidente" sia solo un indicatore economico e che un "Occidente" inteso come quello dei popoli che condividono gli stessi princìpi, valori, ideali, impegni religiosi non stia attraversando un profondo periodo di crisi d’identità, ma probabilmente non sia mai esistito in quanto tale; per secoli le nazioni che in esso tendono ad identificarsi -o che ad esso vengono ascritte- e che hanno scatenato guerre in tutto il mondo hanno, ciascuna a suo modo, coltivato la convinzione che la verità, la libertà, la democrazia, la tolleranza, il rispetto, la compassione, e molti altri valori collegati, fossero esclusivo patrimonio, volta per volta, di questa o di quell'altra e che si potesse renderli validi in tutti i posti con l'uso delle armi. È da questa caterva di lutti e di inutili stragi che, dopo esser giunta ad un passo dall'autoannientamento, l'umanità ha cominciato a produrre le Carte, le Convenzioni, le Dichiarazioni sui diritti umani, che appunto si dicono universali, ad esempio quella delle Nazioni Unite. Oggi l'universalismo è entrato in crisi perché non rispondeva più alle esigenze dell'imperialismo americano ed è stato rimpiazzato dal uno dei possibili estremi opposti, l'americanismo, una dottrina secondo la quale nonostante le tradizioni, le culture, le civiltà, siano sistemi autonomi e chiusi, ciascuna con propri criteri di valore e con proprie procedure di validazione, quella rappresentata dagli yankee e dagli esecutori dei loro interessi ha finanche il dovere storico e civile di sottomettere con le armi tutte le altre. Per far questo occorre inculcare con ogni mezzo un inesistente credo, una manipolata fede, un gabellato legame spirituale, che giustifichino tutti quei nobili valori - la libertà coi carri armati, la democrazia esportata con le bombe, la tolleranza per i comportamenti dei compagni di strada più impresentabili, il rispetto per chi comanda, la fratellanza di interessi economici, eccetera - che noi rifiutiamo in blocco e che non abbiamo la minima intenzione di proporre come esempio ad altri, visto che siamo tanto fortunati da non crederci. Chi avesse costruito in questo modo una propria identità farebbe meglio a metterla -e a mettersi- ampiamente in discussione.

10. Noi crediamo che l’"Occidente" come viene correntemente e sciaguratamente inteso alla fine prenderà uno squasso di legnate semplicemente perché, se rimane ciò che è ora, è contro Ragione, è contro l’innato senso dell’uomo di progredire e di andare avanti, è contro ogni logica, è uno stagno e alla fine uno stagno non può competere con l’oceano. Noi non auspichiamo, e non speriamo, ma abbiamo motivo di credere che alla lunga l’"Occidente" perderà il confronto con chiunque altro; imploderà, si frantumerà e diventerà un aggregato completamente vuoto di senso tenuto insieme da leve economiche che già oggi non riesce più a controllare. Siamo pessimisti quindi? Nell’immediato sicuramente, ma nel futuro potremmo non esserlo, le alternative ci sono e costeranno molto impegno. Più l’"Occidente" entrerà in commistione con l’Islam più la sua forza diminuirà, verrà “contaminato”, criticato dall’interno, messo in discussione dagli stessi "occidentali", dalle donne innanzitutto. Al di là delle considerazioni oziose, prima si avrà la verifica che la "superiorità" occidentale considerata un dogma è in realtà ben più evanescente di quanto sembri, prima potremo avviare quel processo di rifiuto della follia americana ed "occidentalista" che sta procedendo, come spesso ha fatto, distruggendo ed ammazzando.