Lorenzo Orsetti, nato nel 1986 ed è morto in Siria combattendo contro lo Stato Islamico il 18 marzo 2019, è stato uno di quegli individui molto amanti dell'iniziativa concreta e per nulla attenti ai rituali della delega che la città di Firenze continua fortunatamente a produrre.
La sua storia di combattente nelle file delle Unità di Protezione Popolare del Curdistan siriano è raccontata in questo Orso, scritti dalla Siria del nord est, pubblicato da RedStar Press in un formato di buona cura grafica nonostante la spartanità tipica dei materiali militanti più autentici. La riproduzione del libro è liberamente consentita e vivamente incoraggiata purché non abbia come fine il lucro; i contributi comunque raccolti (nella primavera del 2021 il libro a Firenze era reperibile in occasione di manifestazioni di piazza e presso le organizzazioni politiche più serie) serviranno a finanziare iniziative umanitarie in Curdistan.
Il libro è risultato di un lavoro di redazione curato dai familiari e si apre con la lettera-testamento che l'A. aveva disposto pensando al caso peggiore, e che di tutti i materiali presentati è l'unico che abbia avuto una buona circolazione al di fuori degli ambienti della politica militante. Oltre a una presentazione personale e biografica curata dai familiari, il libro presenta foto, scritti e interviste che coprono il periodo compreso fra l'agosto del 2017 e il marzo del 2019. La prefazione curata da Alberto Tonini dell'università di Firenze introduce il lettore alla storia contemporanea delle aree curde e ai concetti di base del confederalismo democratico teorizzato da Abdallah Ocalan, cui è ispirata l'organizzazione delle aree sotto controllo curdo nella Siria settentrionale e orientale.
Lorenzo Orsetti era inquadrato tra gli internazionali delle Unità di Protezione Popolare. Dopo qualche settimana di addestramento ha combattuto dall'inizio del 2018 nella zona di Afrin contro l'esercito regolare turco e le milizie del "Libero" Esercito Siriano da esso appoggiate. Poi lungo l'Eufrate fino al marzo 2019, cadendo in uno degli ultimissimi scontri contro le residue sacche di uno Stato Islamico all'apparenza sconfitto, almeno come presenza organizzata in grado di mantenere un controllo stabile su territori di una qualche estensione.
La natura eterogenea dei testi raccolti fa sì che nel libro si alternino considerazioni personali e descrizioni oggettive degli scontri e della routine di prima linea secondo uno schema tipico della memorialistica dei combattenti, e qualche contributo esterno come uno scritto in ricordo della combattente Anna Montgomery Campbell o un'intervista curata da Fausto Biloslavo (un signore normalmente a suo agio con combattenti di tutt'altro orientamento politico) e centrata sul trattamento affatto improntato alla gratitudine che la magistratura dello stato che occupa la penisola italiana ha riservato a chi si opponeva nel più concreto e coerente dei modi a uno Stato Islamico che tutti i mass media "occidentali" ritraevano come personificazione del male metafisico.
Non un pazzo, non un incosciente, non uno lì per caso, non uno in cerca di fama, non un invasato militare secondo l'autodefinizione del dicembre 2017, Orsetti era convinto che non esistesse libertà senza assunzione di rischi e lo ha dimostrato con una coerenza fuori dalla portata della maggior parte degli individui contemporanei. I resoconti e la testimonianze in prima persona che ha pur finito per lasciare non interessavano molto a uno che aveva sempre preferito i fatti a mille parole, ma gli scritti inviati dalla prima linea dal lottatore ("Tekoşer") fiorentino rappresentano un punto di vista essenziale su una quotidianità che andava dalla guerra asimmetrica (con le forze curde nel per nulla grato ruolo dei bersagli degli elicotteri turchi o dei droni dello Stato Islamico) a scontri al limite del corpo a corpo fino alla perlustrazione di villaggi irti di trappole esplosive, all'emergenza dei soccorsi ai feriti o alla morte scampata per caso in più di un'occasione. Una quotidianità in cui c'era comunque posto per i rapporti umani, l'amicizia e l'ironia scanzonata. Come per la fatica e per la noia, circostanze che le innumerevoli testimonianze lasciate dai combattenti di ogni epoca hanno ritratto spesso come più vicine e più moleste del pericolo.
Lorenzo Orsetti sembra essere sfuggito ai processi di disumanizzazione dell'avversario che costituiscono la norma tra gli strateghi da caffè e tra i ben vestiti che redigono editoriali in qualche redazione. Proprio questo lo rende ancora più degno di fiducia quando esprime considerazioni perentorie sul valore del "Libero" Esercito Siriano che ha affrontato direttamente ("Non brillano né per coraggio né per intelligenza e senza i mezzi turchi non avrebbero la minima speranza contro di noi"), sui combattenti dello Stato Islamico ("gente spietata, organizzata e spesso addestrata in Occidente") e contro le pratiche da sempre in uso nella Repubblica di Turchia contro la popolazione curda, argomento notissimo ai nostri lettori al pari della proverbiale acquiescenza che rappresenta la reazione abituale delle cancellerie "occidentali" nei confronti di qualsiasi iniziativa dell'esecutivo turco che non rappresenti una diretta minaccia ai loro interessi.
L'11 marzo 2019 Orsetti è andato in onda in una trasmissione dell'emittente romana Radio Onda Rossa; la trascrizione dell'intervento chiude sostanzialmente il volume. Sono poche pagine in cui più che altrove l'A. evidenzia il cinismo, il calcolo e il disinteresse con cui gli esecutivi "occidentali" hanno trattato l'esperienza democratica di autogoverno realizzata dai curdi nella Siria nordorientale. In ogni caso la guerra contro lo Stato Islamico in Siria era ormai vinta e a vincerla sul terreno erano stati i combattenti curdi. Ma "A quanto pare diverse case-trincee-tunnell sono rimaste. Non me lo faccio dire due volte, se tutto va bene domani riparto!", prendeva atto Orsetti il giorno seguente.
Era rimasto ad aspettarlo l'ultimo proiettile.


Lorenzo Orsetti - Orso. Scritti dalla Siria del nord est. RedStar Press, Roma 2021. 210 pp.