Ilan Greilsammer insegna scienze politiche a Bar Ilan. Il Sionismo è un volumetto di un centinaio di pagine utile a chi volesse farsi un'idea di massima di questa ideologia e dell'entità statale che ha tratto legittimazione da essa. Destinato a lettori assolutamente digiuni della materia, il libro ripercorre in dodici capitoli la storia dell'ideologia, dei suoi precursori, dei suoi teorici e di coloro che della sua traduzione in pratica hanno spesso fatto lo scopo della loro vita.
Il primo capitolo fa sommaria menzione del movimento chassidico ed è costituito dalle biografie di Yehuda Alkalai, Zvi Hirsh Kalischer e Moses Hess, considerati precursori dell'ideologia sionista che precedettero il risveglio intellettuale dal quale sarebbe nato il sionismo vero e proprio: Il secondo capitolo accenna alla haskalah ed alle figure di Perez Smolenskin e dello scrittore e lessicografo Eliezer Ben Yehuda, considerato uno dei primi sionisti e soprattutto il padre dell'ebraico moderno.
Il terzo capitolo è dedicato al "sionismo pratico" del movimento Chibbat Zion diffuso tra gli intellettuali ebrei dell'impero zarista; i porgrom di fine '800 spinsero i suoi aderenti (Moses Lev Lilienblum, Leo Pinsker) ad abbandonare i tentativi di integrazione e a cooperare per inviare in Palestina i primi gruppi di coloni; i risultati non corrisposero alle attese; Achad HaAm criticò in modo tanto pesante quanto fondato l'azione di Chibbat Zion, portata avanti senza adeguata preparazione.
Col quarto capitolo si affrontano le biografie di Theodor Herzl e di Max Nordau, e la fondazione di quello che viene definito il sionismo politico. Il quinto capitolo è dedicato al sionismo dopo Herzl, all'attenuazione e al superamento delle divergenze tra sionisti "pratici" e sionisti "politici", alla biografia di Chaim Weizmann ed alla dichiarazione Balfour (1917), dopo la quale il sionismo assunse tutti i connotati di un vero e proprio fenomeno di massa.
Il quinto capitolo è dedicato al sionismo dopo Herzl, all'attenuazione e al superamento delle divergenze tra sionisti "pratici" e sionisti "politici", alla biografia di Chaim Weizmann ed alla dichiarazione Balfour (1917), dopo la quale il sionismo assunse tutti i connotati di un vero e proprio fenomeno di massa.
L'idea di una nazione ebraica sovrana su un territorio da essa controllato fu avversata dagli ultraortodossi, dal Bund e dai comunisti; attualmente il Neturei Karta è ancora espressione dell'antisionismo ortodosso mentre in alcuni contesti culturali, come quello francese, il sionismo vero e proprio non ha mai raccolto molti sostenitori. Le correnti di pensiero contrarie al sionismo sono riassunte nel sesto capitolo.
Il sionismo socialista, oggetto del settimo capitolo, si sviluppò tra le due guerre mondiali mentre la comunità ebraica in Palestina passava dalle sessantamila alle seicentomila persone; era il socialismo di Aharon David Gordon, dei kubbutzim, dello HaPoel HaZair, dei battaglioni del lavoro. Il capitolo comprende anche le biografie dei sionisti socialisti Berl Katznelson e Chaim Arlosorov, quella di David Ben Gurion e quella di Yizchak Tabenkin. Alcuni cenni alla formazione dell'estrema sinistra HaShomer HaZair chiudono l'esposizione.
Le altre correnti sioniste, religiose o no, sono argomento dell'ottavo capitolo, che dedica particolare attenzione alla figura dell'antisocialista e nazionalista Zeev Jabotinski, considerato a tutt'oggi il padre spirituale della destra nell'entità statuale sionista -che avrebbe voluto estesa "sulle due rive del Giordano"-, e al movimento Betar. Un gruppetto dei sostenitori di Jabotinski (Uri Zvi Greenberg, Abba Achimeir) negli anni Trenta arrivò ad accostarsi all'ideologia e all'iconografia fasciste. Menachem Begin, aderente al Betar, diresse la rivolta armata messa in atto nel 1944 dai paramilitari dell'Irgun e fondò poi il partito Cherut.
Il nono capitolo espone i miti fondanti del sionismo, dai Maccabei ricordati dalla festa di chanukkà, la cui rivolta divenne per i sionisti il fondamento di un'epopea nazionale, al mito di Masada, costruito con metodi propagandistici a partire da un brano dello storico Flavio Giuseppe, passando per la rivolta antiromana di Bar Kokbà. Il sionismo si avvalse anche di episodi molto più recenti per alimentare la propria epopea: alla figura del martire Yosef Trumpeldor, caduto nel 1920 combattendo contro gli arabi, la shoah fornirà purtroppo molto materiale per un lungo seguito di esempi di eroismo e di martirio. Solo negli ultimi vent'anni gli storici hanno cominciato a criticare, a volte in modo molto pesante, la presentazione sionista delle vicende storiche.
Il decimo capitolo tratta dei rapporti tra sionismo e questione araba definendone gli estremi ed esponendo la posizione che la sinistra sionista tenne a riguardo fino al momento in cui, nel 1936, una rivolta generale in Palestina mostrò ai sionisti tutti i limiti della loro azione. La nascita dei corpi armati del Palmach, in cui militarono Moshe Dayan e Ygal Allon, fu decisa in quelle circostanze.
L'undicesimo capitolo espone brevemente l'impatto della shoah sul sionismo; l'azione della leadership sionista degli anni Trenta è stata, nel corso degli anni, pesantemente criticata da vari storici, che la accusano a vario titolo di aver abbandonato al loro destino gli ebrei dell'Europa orientale. Sul dibattito storiografico questo capitolo è incentrato. La shoah cancellò le sacche di emigrazione che fornivano leve ed emigranti al sionismo, ma terminò anche il lavoro di legittimazione delle istanze per le quali i pensatori sionisti si erano adoperati per tanti anni.
L'undicesimo capitolo affronta la crisi del pensiero sionista, cominciato proprio con la fondazione e con la dichiarazione di indipendenza dell'entità statuale che ad esso si richiama, continuata con la vittoria nella guerra "dei sei giorni" e culminata con la corrosione dei suoi valori consolidati ad opera dell'individualismo e del materialismo più grossolano. Greilsammer accenna anche ad un "post-sionismo" che vorrebbe la fine dell'intromissione ideologica nelle vicende dell'entità statale.
Nelle conclusioni, l'autore indica nel mantenimento nel corso del tempo della specificità dell'entità statuale sionista, minata dai fenomeni su accennati, dall'esaurirsi delle sacche di emigranti e dal decremento della natalità, come la principale sfida per i decenni a venire.

Ilan Greilsammer - Il sionismo, Il Mulino, Bologna, 2007.