State cercando un testo che tratteggi un realistico bilancio dell'allargamento dell'Unione Europea alla Repubblica di Turchia e delle sue prospettive? "La Turchia in Europa - Beneficio o catastrofe?" non fa al caso vostro.
Il libello di Roberto de Mattei si dipana per centotrenta pagine scarse ripetendo triti luoghi comuni dell'"occidentalismo" più ebefrenico ed ha un impianto sostanzialmente denigratorio; i due concetti centrali della trattazione sono la malvagità metafisica intrinseca all'Islam e, ovviamente, la presenza in Turchia di organizzazioni più o meno esplicitate il cui fine ultimo sarebbe... l'ingresso nella UE per "islamizzare" il continente. Un punto di vista che richiama, come sempre succede nel caso delle trattazioni "occidentaliste", assai più una stesura impregnata di ideazioni a carattere persecutorio che non di competenze geopolitiche degne di questo nome.
Possiamo scegliere, passim, qualche esempio di quanto affermiamo; nella ricostruzione a senso unico delle vicende che seguirono la fine dell'impero ottomano, ad esempio, la miserabile fine del metropolita di Smirne durante la guerra greco-turca viene attribuita ai turchi che, metafisicamente malvagi per postulato, non potevano che accanirsi su un innocente pastore di anime. In realtà Crisostomo si era non poco adoperato, durante l'invasione greca dell'Anatolia, a sostegno della politica di Venizelos e della megàli ìdea che doveva riportare Smirne e in prospettiva la stessa Costantinopoli sotto il controllo del regno di Grecia. Crisostomo operava a favore di un nemico che perseguiva lo smembramento definitivo di un'Anatolia già gremita di profughi musulmani, cacciati nei decenni precedenti dai territori europei dell'ex impero ottomano. Prendendo in considerazione una catena di successive e recenti aggressioni a carico di ministri di culto, Roberto de Mattei opera un'attribuzione causale recisa e decisa, ascrivendone la responsabilità al "fanatismo" e all'"intolleranza", laddove il comportamento disturbato degli aggressori è spiegazione più che sufficiente di un fenomeno interrottosi eloquentemente di botto con la fine dei proclami antiislamici lanciati urbi et orbi dall'ubriacone Bush e dalla sua orda di manutengoli.
Trascurando altresì il semplice principio secondo il quale anche in molti àmbiti di pertinenza della geopolitica e della sociologia ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria, l'autore impiega molte pagine per tracciare un ritratto della Repubblica Turca il più negativo possibile, basato su una concezione alquanto fumosa del kemalismo e sulla su citata malvagità metafisica del bersaglio di quella che è sostanzialmente una lunga ed oziosa invettiva. Un viaggio -anche breve- nella penisola anatolica è più che sufficiente a farsi un'idea di quali siano le reali preoccupazioni del popolo turco e a non rimanere seri davanti ad un autore che statuisce interesse primario della classe politica turca... l'islamizzazione della città di Roma. Allo stesso modo e nella stessa misura è difficile rimanere seri davanti a chi postula persistentemente "cristiana" l'Europa contemporanea: tra la pioggia di smentite che potrebbe investire l'assertore di un'affermazione simile che la riportasse fuori dai contesti amichevolissimi e protetti del ciarlatoio televisivo, basterebbero quelle inerenti il comportamento -improntato da sempre alla più viva devozione, come tutti sanno- dell'intera classe politica peninsulare. In questo emulatissima dai sudditi.
Il rapporto UE - nuovo membro Repubblica di Turchia è postulato a senso unico: la Repubblica viene dipinta come instancabile prosciugatore di risorse -come se i fondi europei destinati alla penisola italiana avessero conosciuto chissà quale costruttivo utilizzo- e come un paese industrialmente arretrato, con una percentuale di lavoratori sulla popolazione totale assolutamente improponibile... come se la qualità della vita in "Occidente" avesse conosciuto chissà quali miglioramenti dal forsennato lauràr dei vari sciùr Brambilla.
La conclusione del volume, che ripone la questione nelle mani di un'entità trascendente, non potrebbe essere più indicativa del valore complessivo dell'opera, sul quale fa d'altronde già mal sperare la copertina, sanamente impostata sui più vieti luoghi comuni che tanto vanno di moda in un corpo elettorale ridotto ad una gang di teledipendenti buoni a nulla. Per la prima volta, dacché abbiamo intrapreso una pur modestissima opera di recensione di volumi inerenti la realtà mediorientale e musulmana in genere, un'opera che riconosciamo limitata dalla limitatezza delle nostre competenze e del pochissimo tempo a disposizione, dobbiamo sbilanciare il nostro giudizio verso l'estremo di una inappellabile stroncatura.

Roberto de Mattei - La Turchia in Europa - beneficio o catastrofe?, pp. 150, Sugarco, Milano 2009.