Il titolo originale del volume è "Pagine di sangue. La testimonianza di un sacerdote francese sul massacro degli armeni".
Raphael Stainville ha costruito un volume di inchiesta giornalistica mescolando pagine provenienti, a suo dire, da un manoscritto risalente al 1909 e contenente il resoconto di un testimone oculare di quelli che furono gli scontri interetnici di Adana (sbrigativamente classificati come "massacro degli armeni") insieme a resoconti sulla situazione dei cristiani in Anatolia nei primi anni del XXI secolo, raccolti con la permanenza diretta nella Adana contemporanea.
Il volume soffre di molti tra i difetti tipici del genere letterario, a cominciare dall'attribuzione dei fatti di Adana ad una metafisica malvagità indifferentemente etichettata come "turca" o come "musulmana"; la descrizione degli eventi attribuita ad un non meglio identificabile "padre Rigal" consta di una lunga aneddotica di atrocità da grand guignol e di crudeltà efferate esposte con dovizia di particolari e non aggiunge alcunché ad una ricostruzione evenemenziale dell'accaduto e tanto meno alla ricerca delle sue cause. Stainville ha impostato il proprio lavoro sul binario di un'assoluta parzialità e l'intento del volume, che è quello di tracciare un parallelo tra le condizioni degli armeni alla vigilia della prima guerra mondiale e quelle dei pochi cristiani della Turchia contemporanea, è per lo meno discutibile, anche perché il limite dato dall'aneddotica affligge anche le conclusioni che Stainville tenta di ricavare partendo dal (presunto) manoscritto del gesuita Rigal.
Il volume cita, tra le altre cose, l'assassinio del sacerdote Andrea Santoro avvenuto a Trabzon nel 2006 e seguito da un'onda lunga di aggressioni dello stesso genere, eloquentemente interrottasi con la fine delle fortune elettorali e mediatiche dei "neocon" yankee e della presidenza Bush.
Escludendo sbrigativamente i disturbi comportamentali degli aggressori e le motivazioni da criminalità comune, Stainville mette ogni cura nell'indicare l'odio anticristiano -a sentir lui metafisicamente permeante popolazione ed istituzioni turche- come causa prima di quanto accaduto. Il bias islamofobo in generale e turcofobo in particolare che connotano il lavoro fanno descrivere a Stainville una Adana a tutt'oggi trascurata, provinciale, infida e male in arnese che fa letteralmente a pugni con la realtà delle cose. Così come a pugni con la realtà delle cose fanno le condizioni di impunità assoluta che secondo Stainville caratterizzerebbero le azioni "anticristiane" commesse a tutt'oggi per demolire il prestigio, la credibilità e la vita stessa dei cittadini turchi di religione cristiana e dei sacerdoti provenienti da altri paesi. Perfino anadolukattolikkilisesi.org, citato a piè di pagina dal traduttore del testo, presenta contenuti in grado di smentirlo.
Grande Male, irto di limiti e probabilmente anche privo di intenti storiografici veri e propri fin dal suo primo abbozzo, non rappresenta una lettura utile per chi sia interessato agli avvenimenti che portarono alle deportazioni e ai massacri del 1915 e può prestarsi più che altro come fonte per ricostruzioni propagandistiche e di parte.

Raphael Stainville - Grande male - Medz Yeghern. Turchia 1909. Un testimone del massacro degli Armeni. San Paolo, 2008. 196 pp.