Dietro la non politica - Quando il Socialismo Rivoluzionario vive di apparati, espulsioni e culto della personalità è una raccolta di materiale di vari autori, vario genere e varia provenienza che ricostruisce, attraverso la raccolta di documenti, aneddoti, confutazioni e lettere, la storia non agiografica di un movimento politico della penisola italiana strutturato da oltre trent'anni attorno alla figura del suo fondatore. Di Lega Socialista Rivoluzionaria, poi Socialismo Rivoluzionario ed infine Utopia Socialista, Stefano Santarelli ricostruisce storia, evoluzione politica, organizzazione e dinamiche interne. In questa sede il testo viene considerato interessante perché buon esempio di illustrazione del funzionamento di quelle che si presentano come organizzazioni politiche -o religiose- e che in realtà sono contraddistinte da un funzionamento settario e da dinamiche interne tra i cui scopi il mantenimento dell'organizzazione stessa supera di gran lunga tutti gli altri, in primis l'efficacia di eventuali azioni sul piano della politica reale e della società. Santarelli e gli altri autori del volume da lui coordinato fanno nomi e cognomi, ricostruiscono vicende vissute in prima persona, riportano documenti e scritti da archivi personali e controbattono ad iniziative editoriali dell'organizzazione oggetto del volume evidenziandone limiti, omissioni e distorsioni.
Molti degli autori del libro hanno, o hanno avuto, rapporti personali o percorsi politici in comune con il fondatore, e leader indiscusso, di Utopia Socialista; la loro narrazione non riuscirebbe ad attrarre l'interesse di un pubblico più vasto dei militanti di una corrente più che minoritaria della sinistra politica, se il loro esempio non fosse generalizzabile a realtà apparentemente lontanissime ed inconciliabili con essa, caratterizzate comunque da dinamiche settarie suscettibili di danneggiare in modo potenzialmente devastante le esistenze di quanti si trovino irretiti da movimenti e gruppi le cui istanze esplicitamente propagandate confliggono in modo stridente con la realtà dei fatti, e con le dinamiche interne ai gruppi stessi.
I capitoli del libro riflettono un'eterogeneità di contributi che nulla toglie al lavoro critico -e in fin dei conti demolitivo- dell'operato dell'organizzazione presa in esame, fin dall'introduzione indicata come caso di movimento giunto più volte ad un passo dall'autodistruzione a causa dell'insanabile difformità tra ideali dichiarati e pratica politica. Gli AA. identificano in questa difformità uno delle caratteristiche più distruttive, oltre che inefficaci, dei movimenti politici. Accanto ad analisi teoriche e a ricostruzioni storiche, il volume raccoglie interventi in cui le produzioni editoriali, prima ed ancora che le iniziative politiche, realizzate da Socialismo Rivoluzionario / Utopia Socialista sono recensite e trattate con una sufficienza irta di invettive sarcastiche. In qualche caso il lavoro confutatorio degli autori scoperchia calderoni di autentiche bassezze a cui i chiamati in causa hanno reagito, secondo quanto è dato leggere nel libro stesso e sul web, in modo impacciato ed assolutamente privo di efficacia.
Del contributo conclusivo, esplicitamente dedicato all'analisi delle dinamiche settarie e meno degli altri incentrato sul caso specifico, si riportano qui le righe iniziali.

"Alcuni anni fa, a Verona, alcuni giovani affìssero dei volantini che imitavano con geniale ironia lo stile di Socialismo Rivoluzionario, all’epoca impegnato in una campagna contro i serbi della Bosnia.
I volantini erano firmati con il pugno chiuso di Sr, ma accanto si leggevano le parole "La mano nera" e la dicitura. "ciclostilato in proprio, Waco Texas" - erano i giorni del drammatico assedio alla fattoria della setta di David Koresh.
SR rispose con un adirato comunicato stampa, in cui denunciava le "provocazioni staliniste", nonché vari complotti e manovre di nemici costretti a tramare nell’ombra.
Il volantino satirico non aveva solo motivazioni politiche. Nel piccolo ambiente della sinistra giovanile di una città molto di destra, SR si era fatto notare subito. I pochi giovani che ne facevano parte - facilmente identificabili grazie alla keffiyah di ordinanza - dovevano mantenere un Commissario Politico (credo che portasse questo titolo all’epoca) venuto da fuori, che si lamentava perché il frigorifero non gli veniva riempito con la dovuta frequenza. Soprattutto, il Commissario Politico vegliava sulle amicizie e gli amori dei seguaci. Che potevano esistere fuori dal gruppo solo per provati motivi di proselitismo..."

Stefano Santarelli (a cura di) - Dietro la non-politica... - Quando il Socialismo Rivoluzionario vive di apparati, espulsioni e culto della peersonalità. Edoardo Massari Editore, 2009. 288 pp.