La Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista proclamata nel 1977 è stata fino a qualche anno fa uno degli "stati canaglia" rei di non soddisfare con la velocità, la completezza e la prontezza desiderabili la volontà degli yankee. Dato più volte per spacciato, il presidente del governo "provvisorio" che regge il paese dal 1969 Muammar Gheddafi ha rivelato nel tempo competenze insospettate che gli hanno assicurato un fronte interno stabile ed un prestigio internazionale di volta in vota maggiore ora presso i governanti arabi, ora presso le cancellerie degli altri paesi africani, ora verso i paesi "occidentali" che, resisi alla fine conto di quanto fosse costoso e poco salutare averlo per nemico, hanno mutato radicalmente il loro atteggiamento nei confronti di un individuo che i mass media "occidentali" hanno dipinto fino all'altro ieri con le tinte che riservano a tutti quelli che non vanno a genio ai loro committenti.
Da una politica estera basata su un antisionismo ferreo, Gheddafi è passato nel corso degli anni a sostenitore dell'unità africana e ad interlocutore paritario con i paesi "occidentali". Nonostante l'economia del paese dipenda ancora in misura preoccupante dal petrolio e dal gas naturale, la Libia è meta di mano d'opera da tutti i paesi confinanti, attirata da decenni da salari incommensurabilmente più alti e da una legislazione favorevole, ed ha cominciato ad avviare un'industria di trasformazione per le poche risorse agricole che il territorio è in grado di mantenere, nonché la realizzazione di intere città nuove e di reti di infrastrutture. All'inizio del XXI secolo, praticamente a partire dal nulla, è cominciata la costruzione di una rete di linee ferroviarie. Esiste anche il progetto di una ferrovia che attraversi il deserto, verso l'Africa subsahariana.
All'inizio degli anni Novanta fu deciso di migliorare la produttività dell'agricoltura con un'opera ecologicamente discutibile, il "il grande fiume costruito dall'uomo". In concreto si tratta di un sistema di tubazioni noto in "occidente" esclusivamente per la campagna denigratoria di cui fu oggetto (i tunnel sarebbero stati usati per spostare uomini ed armamenti...), ormai in via di ultimazione. In attesa di vederne i primi risultati, l'industria locale produce derivati dai datteri e dai peperoncini che vengono smerciati con orgoglio nazionalista.
La popolazione molto composita (arabi, berberi, tuareg...) e i moltissimi immigrati che costituiscono una percentuale a due cifre sulla popolazione totale lasciano poco spazio alle pratiche razziste e discriminatorie, in un paese molto laicizzato e controllato letteralmente palmo a palmo da un esercito e da una polizia occhiuti e numerosi.

Le immagini risalgono al 2006.