Il Brunello coi piselli sequestrato vicino a Firenze (foto da "La Repubblica")

Da circa venti anni ci si accorge che nel "paese" dove mangiano maccheroni sta per tenersi una consultazione elettorale dalla puntualità con cui le gazzette intensificano campagne di denigrazione contro bersagli facili, di solito individui a basso reddito scelti con cura per la loro origine non peninsulare.
La strategia ha sempre pagato: accontenta la committenza assicurandole i suffragi necessari ad insediare a decidere su questioni vitali individui autenticamente rappresentativi del corpo elettorale (fannulloni, incapaci, corpivendole, elegantoni, bulli di quartiere, yes men, fallite, frequentatori di ristoranti, avanzi di ristorante, cocainomani, scarti di produzione, tenutarie, bocciati a scuola e/o cattivi d'animo puri e semplici) e permette ai gazzettieri di far giornata senza disturbare nessuno e senza nessuna fatica. La probabilità che qualcuna delle vittime (di solito gente costretta a ben altro che picchiettare su qualche bottoncino per avere di che vivere) chieda loro conto di quanto scribacchiato sono per forza di cose molto esigue.
Secondo l'edizione fiorentina di "Repubblica" un furbastro originario della Repubblica Popolare Cinese sarebbe stato sanzionato dalla gendarmeria mentre cercava di immettere in commercio una partita di "Brunello fatto coi piselli".
Chi leggesse da località normali sappia che con Brunello si intende un vino pregiato, dal packaging inconfondibile, a cui sovrintendono uomini ed organizzazioni dalla ferrea e specchiata integrità.
La gazzetta su nominata sa bene che nessuno legge più: meglio mettere una foto dei materiali sequestrati, tanto per chiarire il concetto.
Trandosi la zappa sui piedi. Ma anche questo non importa, tra qualche ora ne avranno inventata un'altra.
L'immagine a corredo dell'articolo mostra bottiglie di superalcolico con ideogrammi sull'etichetta, simili a quelle qui sotto. In comune con quelle di vino più o meno pregiato non hanno neppure la forma. E il signore che si è preso la briga di importarle ha avuto problemi semplicemente per etichette dalla traduzione sbrigativa: nelle intenzioni del legislatore a prodotti del genere non può essere apposta la dicitura di "vino" o "grappa", che nella penisola italiana dovrebbero indicare soltanto derivati dall'uva.


Il Brunello senza piselli, sequestrato da nessuno.