Questo gruppo di individui dall'aria imbelle che ciondola sulla porta di un fondo commerciale fiorentino dovrebbe essere il "comitato elettorale" del dipl. Giovanni Donzelli, ritratto in primo piano in una delle sue espressioni più impegnate. Si noti il maglioncino: colore e taglio sono analoghi a quelli che alcuni anni fa hanno suscitato reazioni manesche in un esercente del centro cittadino.
Al momento in cui scriviamo mancano pochissimi giorni ad una consultazione elettorale in cui non si sono notati picchi propagandistici di cui meriti scrivere, anche perché più che su manifesti o mass media tradizionali gran parte delle ciarle propagandistiche sono andate a decantare nel cicaleccio continuo dei "social media", diventato in pochi anni un mare magnum in cui tutto affonda nell'inconcludenza e del quale, almeno in questa circostanza, poco o nulla importa alle persone serie.
A questa consultazione partecipa come candidato anche il dipl. Giovanni Donzelli, che oltre a cinguettare e a pigiare bottoncini sul Libro dei Ceffi insieme a milioni di altri sfaticati ha fatto spargere qua e là anche qualche volantino patinato dall'aspetto un po' più normale, non fosse che per il fatto che i suoi propagandisti hanno dovuto dare prova di cavarsela almeno un minimo sui piani della sintassi e dell'ortografia, che soprattutto sul Cinguettatore possono altrimenti essere considerate materie di terz'ordine.
Da uno di questi volantini è nata la nostra vivissima preoccupazione che ci ha portato, nel nostro piccolo, a caldeggiare un successo elettorale di buona misura per il dipl. Donzelli.
In una frase di presentazione, il diplomato dice di sé:
39 anni, sposato con Alessia, due bambini (Riccardo e Lidia, di 5 e 3 anni). Candidato a vice-governatore della Toscana e capolista a Firenze per "Fratelli d'Italia-AN - Liste civiche con Giorgia Meloni". Inutile cercarmi per chiedere raccomandazioni o agevolazioni personali.
Il brano citato riporta il nome dello stato che occupa la penisola italiana; come d'uso ce ne scusiamo contritamente con i nostri lettori -specie con quanti avessero appena finito di pranzare- e veniamo ad esaminare la sostanza dello scritto.
Di quei trentanove anni, Giovanni Donzelli ne ha trascorsi quasi la metà occupando un numero di matricola e qualche pezzo di panca all'università di Firenze. La cosa non gli ha mai impedito di fare il relatore in vari convegni sulla meritocrazia.
Diciamo poi che il matrimonio del diplomato si svolse anni fa a Pennadomo, in una regione che fu colpita dopo pochi mesi da un terremoto devastante in cui potremmo sarcasticamente vedere un segno preciso da parte dell'Altissimo. Una sorte che in un paio d'anni toccò anche al suo "partito", una formazione che aveva riscosso tanti suffragi da rendere talmente problematico il gestirli che a ricoprire incarichi ad ogni livello sono stati spediti donzelli di ogni genere, con gli eleganti e costruttivi risultati che le persone serie conoscono bene. Di qui uno tra i moltissimi motivi che hanno portato le formazioni "occidentaliste" ad una contrazione molto preoccupante dei consensi, al punto da costringerle, in questo caso specifico, a coalizzarsi per evitare di vedere liquefatte le proprie rappresentanze.
Dunque il diplomato ha dovuto di molto rivedere le proprie ambizioni di carriera.
Neanche governatore, vicegovernatore[*].
Effettivamente inutile contattare il dipl. Donzelli sperando in raccomandazioni o regalìe, semplicemente perché a Firenze la sua formazione politica viene tollerata e tenuta sprezzantemente -e giustamente- ai margini della vita politica. Difficile che possa contare sulle risorse necessarie a soddisfare richieste di un certo tipo.
Abbiamo lasciato per ultimo l'argomento che più ci preoccupa: ci preoccupa al punto che per una volta sorvoleremo volentieri anche su tutto quanto il resto.
Davanti a questioni di tanta gravità, sarebbe ingeneroso e sconsiderato irrigidare le proprie posizioni.
I piccoli Riccardo e Lidia.
La propaganda disponibile sul conto di Giovanni Donzelli non consente di ascrivergli alcun genere di competenze utilmente spendibili sul mercato del lavoro.
Questo significa che senza il cespite che gli arriva dalla politica, economicamente parlando sarebbe un disastro. Una vera, autentica tragedia.
E con il disastro, due innocenti che rischiano di finire sul lastrico.
Chiunque voglia evitare a Lidia e Riccardo di conoscere il baratro dell'indigenza e lo squallore della miseria, è chiamato a fare la propria parte.
Non costringiamoli ad affinare l'olfatto agli odori della mensa popolare.
Rimandiamo di qualche anno l'istante in cui dovranno rassegnarsi a guardare le panchine con altri occhi.
[*] "...Neanche cuoco, sottocuoco...!" (Amici miei atto II, 1982).