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I contenuti veicolati dalla "libera informazione" non cessano di stupire per ebefrenia, improponibilità, inutilità e capacità di generare irritazione. Il loro vacillante -per non dire nullo- rapporto col reale rischia addirittura di diventare un problema tra tanti altri.
A fine dicembre 2016 avendo meno idee del solito su come far giornata (che è tutto dire) un certo Ernesto Ferrara sull'edizione fiorentina di "Repubblica" è andato a contare cinguettii e ciance sul Libro dei Ceffi della giunta comunale cittadina, occupandosi nei dettagli di nomi, cognomi e contenuti e dando di piglio anche a qualche tabella comparativa.
A sentir lui lo stesso borgomastro avrebbe fatto presente a tutti questi signori la necessità di impegnarsi maggiormente su questo fronte, come se la messe di quisquilie prodotte quotidianamente non fosse già abbastanza.
Il Libro dei Ceffi è un'autoschedatura.
E un'autoschedatura per mediocri, cui si uniscono delatori, falliti, buoni a nulla e cialtroni di ogni genere.
Il Cinguettatore? Neppure quello.
Rifiutarsi di avervi a che fare, il non ottemperare all'autoschedatura obbligatoria di ogni propria faccenda non è certo un demerito agli occhi delle persone serie, propense invece a considerare degno di derisione e disprezzo il comportamento opposto. Lo è di sicuro agli occhi dei gazzettieri, costretti a reperire notizie altrimenti invece che rimanersene stravaccati in qualche locale climatizzato.