Traduzione da Strategic Culture, 28 marzo 2022.
 
Esistono casi, molto rari, in cui un singolo aneddoto può riassumere con efficacia il mettersi in moto della storia. L'aneddoto è questo. Nel 2005 Zbig Brzezinski, l'inventore del pantano afghano per l'Unione Sovietica e autore di The Grand Chessboard (che incorporava l'adagio di Mackinder per cui "chi controlla il cuore dell'Asia controlla il mondo" nella politica estera degli Stati Uniti), incontrò a Washington Alexander Dugin, filosofo politico russo e sostenitore di una rinascita culturale e geopolitica di quello stesso cuore. Brzezinski aveva già scritto nel suo libro che, senza controllare l'Ucraina, la Russia non sarebbe mai diventata la potenza dominante in quell'areale; con il suo controllo invece la Russia avrebbe potuto e voluto diventarlo. L'incontro era stato ambientato, in favore delle produzioni propagandistiche, mettendo una scacchiera tra Brzezinski e Dugin; c'era da promuovere il libro di Brzezinski. Il fatto che ci fosse la scacchiera spinse Dugin a chiedere a Brzezinski se considerava gli scacchi un gioco per due. "No," rispose Zbig: "È un gioco per uno. Una volta mosso un pezzo si gira la scacchiera e si muovono i pezzi dell'altro lato. Non c'è nessun altro in questo gioco", precisò Brzezinski. Naturalmente, la partita a scacchi con un solo giocatore era implicita nella dottrina di Mackinder: l'adagio su colui che controlla il cuore era un messaggio per le potenze anglosassoni, affinché non permettessero mai l'esistenza di una massa continentale unificata. E questo ovviamente è proprio ciò che si è messo in moto di questi tempi.
Lunedì 21 marzo Biden ha parlato esplicitamente con la voce di Brzezinski, nel discorso tenuto alla Business Roundtable negli Stati Uniti. Le sue osservazioni sono arrivate verso la fine del breve discorso in cui ha parlato dell'invasione della Russia in Ucraina e del futuro economico dell'AmeriKKKa:
"Penso che questo ci presenti qualche opportunità significativa per operare alcuni cambiamenti concreti. Sapete, siamo ad un punto di inflessione, credo, nell'economia mondiale: [e] non solo per l'economia mondiale ma per il mondo; [qualcosa che] si verifica ogni tre o quattro generazioni. Come ha avuto a dirmi l'altro giorno uno dei miei, in qualità di militare del massimo grado, nel corso di un incontro riservato, sessanta milioni di persone sono morte tra il 1900 e il 1946; da allora abbiamo stabilito un ordine mondiale liberale, e una cosa del genere non accadeva da molto tempo. Sono morte molte persone, ma da nessuna parte sull'orlo del caos. Ecco; adesso le cose stanno cambiando. Ci stiamo dirigendo verso un nuovo ordine mondiale, ed è nostro dovere guidarlo e unire in questo il resto del mondo libero".
Anche stavolta non esiste alcun altro alla scacchiera. Si muove, e poi la si gira di centoottanta gradi per giocare dall'altro lato.
Il dato di fatto è che una contromossa attentamente meditata, e diretta contro lo zeitgeist di Brzezinski, è stata formalmente lanciata a Pechino con la dichiarazione congiunta per cui né la Russia né la Cina accettano che l'AmeriKKKa giochi a scacchi da sola, senza nessun contendente alla scacchiera. La questione essenziale dell'epoca che incombe è questa, la riapertura dei giochi sul piano della geopolitica. Un tema su cui gli altri, gli esclusi, sono pronti a scendere in guerra perché non vedono altra scelta.
Un secondo scacchista si è fatto avanti e insiste per giocare: la Russia. E un terzo è pronto a farlo, la Cina. Altri si stanno silenziosamente mettendo a vedere come va il primo confronto in questa guerra geopolitica. Dai commenti di Biden citati sopra, sembra che gli Stati Uniti intendano usare le sanzioni e tutta la inedita portata delle misure a disposizione del Tesoro degli Stati Uniti contro chi dissidente dalla linea di Brzezinski. La Russia deve diventare un esempio di quello che succederà a qualsiasi sfidante che osi pretendere di giocare a scacchi anche lui.
Ma è un approccio che è difettoso proprio come concezione. Deriva dal celebre detto di Kissinger per cui "chi controlla il denaro controlla il mondo". Un adagio sbagliato fin dall'inizio; la verità è sempre stata che "chi controlla il cibo, l'energia (sia umana che fossile) e il denaro può controllare il mondo". Kissinger ha semplicemente ignorato le prime due condizioni richieste, e l'ultima è diventata quella su cui a Washington si sono fissati.
Il paradosso è che quando Brzezinski scrisse il suo libro, i tempi erano molto diversi. Oggi, in un momento in cui l'Europa e gli Stati Uniti non sono mai stati così strettamente allineati, l'"Occidente" paradossalmente non è mai stato tanto solo. Dapprincipio è sembrato uno scherzo, unire tutto il mondo nell'opposizione alla Russia: l'opinione pubblica mondiale si sarebbe opposta così fermamente all'attacco di Mosca che la Cina avrebbe pagato un prezzo politico alto per non essere saltata sul carrozzone dei contrari ai russi. Ma non è così che sta andando.
"Mentre la retorica statunitense mette alla gogna la Russia per i 'crimini di guerra', la crisi umanitaria in Ucraina ecc.", nota l'ex ambasciatore indiano Bhadrakumar, "le capitali mondiali considerano gli eventi come un confronto tra AmeriKKKa e Russia. Al di fuori del campo occidentale la comunità mondiale si rifiuta di imporre sanzioni contro la Russia, o anche solo di demonizzarla. La dichiarazione di Islamabad, rilasciata mercoledì dopo il quarantacinquesimo incontro fra i ministri degli esteri dei cinquantasette membri dell'Organizzazione della Conferenza Islamica, ha rifiutato di approvare sanzioni contro la Russia. Non un solo paese del continente africano o delle regioni dell'Asia occidentale, dell'Asia centrale, di quella meridionale o del sud-est asiatico ha imposto sanzioni contro la Russia".
In questo caso potrebbe giocare anche un ulteriore elemento. Quando paesi come questi sentono dire cose del tipo "gli eroici ucraini si sono guadagnati il diritto di entrare nel nostro 'club dei valori'", hanno la sensazione di sentire l'Europa "bianca" che si aggrappa indebolita alla zattera di salvataggio.
Il dato reale è che le sanzioni cui Biden ha fatto riferimento nel suo discorso hanno già fallito lo scopo. La Russia non ha fatto default, la borsa di Mosca è aperta, il rublo è in ripresa, la reputazione russa è in ottima salute e la Russia vende energia a prezzi stracciati (anche dopo lo sconto).
In poche parole i traffici passeranno da altre strade, non saranno annullati. Ecco i vantaggi di essere un esportatore di beni quasi interamente prodotti in loco; sono i vantaggi di un'economia da fortezza.
La seconda incongruenza nella politica di Biden è che la dottrina di Von Clausewitz -cui la Russia si attiene in larga misura- auspica lo smantellamento del "centro di gravità del nemico per conseguire la vittoria"; in questo caso presumibilmente, il controllo occidentale della valuta di riserva mondiale e dei sistemi di pagamento. Al contrario, oggi come oggi sono l'Europa e gli Stati Uniti che stanno smantellando se stessi, e che si rinserrano ancora di più nell'inflazione che si impenna e nella contrazione dell'attività economica, in una specie di inspiegabile attacco di masochismo morale.
Come nota Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph, "Quello che è chiaro è che la politica occidentale basata sulle sanzioni è la cosa peggiore di tutte. Stiamo subendo uno shock energetico che sta gonfiando ulteriormente le entrate per una Russia in guerra... Serpeggiano i timori di una rivolta in stile gilets jaunes in tutta Europa, il sospetto che la volubilità del pubblico non tollererà l'impennarsi del costo della vita una volta che gli orrori dell'Ucraina avranno perso il loro carattere di novità sugli schermi televisivi".
Anche stavolta forse possiamo attribuire questo comportamento paradossale all'ossessione di Kissinger per il potere del denaro, e al suo trascurare altri fattori fondamentali.
Tutto questo ha causato l'insinuarsi di un certo disagio nei corridoi del potere in alcune capitali della NATO sulla direzione che sta prendendo il conflitto in Ucraina: La NATO non interverrà, non implementerà una no-fly zone e ha ignorato le nuove richieste da parte di Zelensky per ulteriori materiali militari. A prima vista si direbbero le conseguenze del gesto "disinteressato" con cui 'Occidente intende evitare una guerra nucleare. La realtà è che lo sviluppo di nuove armi può imporre trasformazioni geopolitiche da un momento all'altro; è il caso ad esempio del missile antibunker intelligente e ipersonico Kinzhal sviluppato dai russi. In buona sostanza, la NATO non può prevalere militarmente contro la Russia in Ucraina.
Sembra che il Pentagono si sia -per il momento- imposto nella contesa con il Dipartimento di Stato e abbia iniziato a correggere la narrativa.
Si mettano a confronto queste due narrazioni statunitensi.
Il Dipartimento di Stato ha sottolineato lunedì 21 marzo che gli Stati Uniti stanno esortando Zelensky a non fare concessioni alla Russia in cambio di un cessate il fuoco. Il portavoce "ha esplicitamente affermato che è aperto a una soluzione diplomatica che non comprometta i principi fondamentali al centro della guerra del Cremlino contro l'Ucraina. Quando gli è stato chiesto di sviluppare questo punto, Price ha detto che la guerra è una questione che trascende la contesa fra Russia e Ucraina. "La cosa fondamentale è che in questa situazione sono in gioco principi che possono essere applicati in modo universale". Price ha detto che Putin stava cercando di violare "dei principi fondamentali".
Solo che il Pentagono ha fatto ricorso a due "bombe-verità" nella sua contesa con lo Stato e il Congresso per evitare il confronto con la Russia: "La condotta della Russia nella guerra brutale racconta una storia diversa dalla visione ampiamente accettata secondo cui Putin è intenzionato a demolire l'Ucraina e infliggere il massimo danno ai civili, e rivela la condotta strategicamente equilibrata del leader russo", ha riferito Newsweek in un articolo intitolato I bombardieri di Putin potrebbero devastare l'Ucraina, ma non lo stanno facendo. Ecco perché. Si fa riferimento a un analista anonimo della Defense Intelligence Agency (DIA) del Pentagono che afferma: "Il centro di Kiev è stato appena toccato. E quasi tutti gli attacchi a lungo raggio sono stati diretti contro obiettivi militari". Un ufficiale dell'aeronautica militare statunitense in pensione, che ora lavora come analista per un appaltatore del Pentagono, ha aggiunto: "Abbiamo bisogno di capire come la Russia si sta effettivamente comportando. Se ci limitiamo a dirci convinti che la Russia sta bombardando indiscriminatamente o [che] non riesce a infliggere maggiori danni perché il suo personale non è all'altezza del compito o perché è tecnicamente inetto, allora non ci stiamo rendendo conto del reale andamento delle cose".
La seconda "bomba-verità" colpisce direttamente il drammatico ammonire di Biden sulla "false flag" delle armi chimiche. Reuters ha riferito che "Gli Stati Uniti non hanno ancora notato alcun indizio concreto di un imminente attacco russo con armi chimiche o biologiche in Ucraina, ma stanno monitorando da vicino i flussi di informazioni a questo proposito, ha detto un alto funzionario della difesa statunitense".
Biden si trova preso in mezzo, fra il dire che "Putin è un criminale di guerra", ma anche che non ci sarà nessun confronto fra NATO e Russia. "L'unica fine della partita ora come ora", ha detto un alto funzionario dell'amministrazione in un incontro riservato all'inizio di questo mese, "sarebbe la fine del governo di Putin. Fino ad allora e per tutto il tempo che Putin rimarrà al potere, [la Russia] sarà uno stato paria che non sarà mai riaccolto nella comunità delle nazioni. La Cina ha commesso un errore enorme nel pensare che Putin la farà franca".
Eccola, la linea guida: permettere al macello ucraino di andare avanti, restare inoperosi a guardare gli "eroici ucraini dissanguare la Russia", fare abbastanza per far proseguire la guerra fornendo alcune armi ma non abbastanza da intensificarla, e presentarla come una eroica lotta per la democrazia a beneficio dell'opinione pubblica.
Il punto è che le cose non stanno andando così. Putin potrebbe sorprendere tutti a Washington uscendo dall'Ucraina quando l'operazione militare russa avrà raggiunto i suoi obiettivi. Quando Putin parla dell'Ucraina -a proposito- di solito non fa riferimento alla sua parte occidentale, diventata Ucraina perché aggiunta da Stalin.
E le cose non stanno andando così nemmeno con la Cina. Blinken ha detto per giustificare le nuove sanzioni imposte alla Cina la settimana scorsa: "Siamo impegnati a difendere i diritti umani in tutto il mondo e continueremo a usare tutte le misure diplomatiche ed economiche per promuoverne la responsabilità".
Le sanzioni sono state imposte perché la Cina non ha ripudiato Putin. Solo per questo. Il linguaggio della responsabilità -e dell'espiazione- usato, però, può essere compreso solo come espressione della woke culture contemporanea. Basta presentare qualche aspetto della cultura cinese come politicamente scorretto (come razzista, repressivo, misogino, suprematista o offensivo), ed essa diventa politicamente scorretta all'istante e nella sua interezza. Questo significa che qualsiasi aspetto di essa può essere addotto a piacimento dall'amministrazione come meritevole di sanzione.
E si torna al problema di cui sopra: il rifiuto dell'Occidente di accettare che altri si accostino alla scacchiera. Cosa può fare la Cina, se non fare spallucce a fronte di questa pretesa assurda.
Biden, nel suo discorso alla tavola rotonda, ha tirato ancora una volta in ballo un nuovo ordine mondiale; ha arguito che presto cambieranno tutte le carte in tavola.
Ma forse sarà un cambiare le carte in tavola diverso dai soliti. Uno che farà tornare molte cose come stavano fino a qualche tempo fa, quando davvero funzionavano. La politica e la geopolitica cambiano forma in ogni momento.