Nello stato che occupa la penisola italiana la magistratura è esente da critiche solo quando dimostra efficienza contro piccoli spacciatori, scippatori di ultimo cabotaggio e altra umanità a basso o incerto reddito. Non sappiamo su quali redditi possa contare il signor Guido Gheri, noto a Firenze per le radiocronache senz'altro ricche di inventiva con cui intratteneva il pubblico di Radio Studio 54, ma ci auguriamo per lui che siano sostanziosi.
Il 19 marzo 2019 un giudice che dal cognome possiamo benissimo presumere non africano, non zingaro, non musulmano e probabilmente non simpatizzante né di AlQaeda né di Hamas né di Hezbollah ha deciso che le sue tirate contro le categorie di cui sopra -ma tra i bersagli di questo signore rientrava una gamma vastissima di gruppi e di individui colpevoli sostanzialmente di non piacergli- avevano ampiamente superato il normale diritto di pensare e di dire male di qualcuno.
Per cui ha pensato di mandare la gendarmeria a mettergli la sordina (qui su Archive), contrariando i due "occidentalisti" Alessandro Draghi e Jacopo Alberti -da tempo estimatori della schiettezza, della sincerità e del sano spirito critico di Radio Studio 54- e levando le ire dello zittito Guido.
Con calma il 17 marzo di quattro anni dopo un altro giudice gli ha inflitto cinque anni e sei mesi (qui su Archive) da passare in un posto dove africani, zingari e musulmani pare che abbondino. E dove si dorme piuttosto scomodi e si mangia non proprio benissimo.
Ma questo, come dire, non è che il contorno, il superabile, l'ordinario.
La parte carnosa, puntigliosamente dettagliata (qui su Archive) dalla stessa gazzetta, comprende l'interdizione perpetua dei pubblici uffici (significa che nello stato che occupa la penisola italiana diventa una sorta di individuo tollerato), la confisca degli impianti e un risarcimento di centocinquantamila euro.
Le gazzette non riportano notizie di procedimenti civili che gli auguriamo sinceramente di non dover affrontare.
Ad apprezzare l'operato di Gheri sono stati in molti, molti hanno tratto vantaggi dal suo affaccendarsi e dalla visibilità mediatica che garantiva. C'è da augurargli che questi molti mettano anche mano alla tasca, perché in caso contrario non è da escludere che Guido non debba prima o poi finire col verificare de visu le piacevolezze e gli agi delle case popolari.
Il 19 marzo 2019 un giudice che dal cognome possiamo benissimo presumere non africano, non zingaro, non musulmano e probabilmente non simpatizzante né di AlQaeda né di Hamas né di Hezbollah ha deciso che le sue tirate contro le categorie di cui sopra -ma tra i bersagli di questo signore rientrava una gamma vastissima di gruppi e di individui colpevoli sostanzialmente di non piacergli- avevano ampiamente superato il normale diritto di pensare e di dire male di qualcuno.
Per cui ha pensato di mandare la gendarmeria a mettergli la sordina (qui su Archive), contrariando i due "occidentalisti" Alessandro Draghi e Jacopo Alberti -da tempo estimatori della schiettezza, della sincerità e del sano spirito critico di Radio Studio 54- e levando le ire dello zittito Guido.
Con calma il 17 marzo di quattro anni dopo un altro giudice gli ha inflitto cinque anni e sei mesi (qui su Archive) da passare in un posto dove africani, zingari e musulmani pare che abbondino. E dove si dorme piuttosto scomodi e si mangia non proprio benissimo.
Ma questo, come dire, non è che il contorno, il superabile, l'ordinario.
La parte carnosa, puntigliosamente dettagliata (qui su Archive) dalla stessa gazzetta, comprende l'interdizione perpetua dei pubblici uffici (significa che nello stato che occupa la penisola italiana diventa una sorta di individuo tollerato), la confisca degli impianti e un risarcimento di centocinquantamila euro.
Le gazzette non riportano notizie di procedimenti civili che gli auguriamo sinceramente di non dover affrontare.
Ad apprezzare l'operato di Gheri sono stati in molti, molti hanno tratto vantaggi dal suo affaccendarsi e dalla visibilità mediatica che garantiva. C'è da augurargli che questi molti mettano anche mano alla tasca, perché in caso contrario non è da escludere che Guido non debba prima o poi finire col verificare de visu le piacevolezze e gli agi delle case popolari.