Traduzione da Strategic Culture24 luglio 2023.

Gli Stati Uniti e l'Europa sono andati a cacciarsi deliberatamente in trappole allestite da loro stessi. Detto senza infingimenti.
Intrappolato nelle menzogne e negli inganni sorti intorno al retaggio costituito da una asserita superiorità culturale di origine genetica (una cosa che quasi garantisce la vittoria, dicono), l'Occidente sta prendendo coscienza di un disastro in rapido avvicinamento, per il quale non esistono soluzioni facili. L'eccezionalismo culturale e la prospettiva di una chiara "vittoria" sulla Russia stanno rapidamente uscendo dalla scena, ma liberarsi dalle illusioni è una cosa lenta e umiliante.
Il rovescio in arrivo non si concentra solo sul fallimento dell'offensiva ucraina e sulla prova di debolezza data dalla NATO. Comprende molteplici vettori che sono andati sviluppandosi nel corso degli anni e che stanno raggiungendo sincronicamente il loro massimo.
Negli Stati Uniti è iniziata la corsa per una consultazione di portata epocale. I Democratici sono in difficoltà: Il partito ha da tempo voltato le spalle alla classe operaia che costituiva il suo vecchio elettorato, impegnandosi invece a favore di una "classe creativa" urbana in un esaltato progetto di "ingegneria sociale" di risanamento morale a livello mondiale in alleanza con la Silicon Valley e la Nomenklatura inossidabile.
Solo che questo esperimento si è arenato, diventando sempre più estremo e assurdo. E le reazioni sono sempre più forti.
Come era abbastanza facile prevedere, la campagna democratica non sta certo guadagnando terreno. L'amministrazione Biden ha un indice di gradimento basso, bassissimo. Ma la famiglia Biden continua a premere e a insistere sul fatto che Biden deve perseverare con la sua candidatura e non cedere il passo a nessun altro. In ogni caso -che Biden rimanga o no- non c'è una soluzione pronta per l'impasse di un partito che non funziona e che non ha una piattaforma.
Il panorama elettorale è un disastro. Il legalitarismo è come artiglieria pesante, destinata a rompere le difese di Trump e ad allontanarlo dalla competizione; una serie di rivelazioni su illeciti commessi dalla famiglia Biden è destinata invece a logorare e a far implodere la bolla Biden. Anche l'establishment democratico è spaventato dalla manovra di fiancheggiamento della candidatura di R. F. Kennedy, che sta rapidamente prendendo concretezza.
In parole povere, l'ideologia democratica di tipo woke fondata sulla riparazione storica sta dividendo gli Stati Uniti in due nazioni che vivono in uno stesso paese. Due nazioni divise non tanto secondo il rosso o il blu o da appartenenze di classe, ma definite da "modi di essere" inconciliabili. Le vecchie categorie di Sinistra e Destra, Democratici o Repubblicani sono state liquidate da una guerra culturale che di categorie non ne rispetta nessuna perché supera ogni confine di classe e di appartenenza di partito. In effetti, anche le minoranze etniche sono state alienate dagli zeloti che vogliono rendere sessualmente consapevoli i bambini a cinque anni e dall'imposizione dell'agenda trans ai bambini delle scuole.
L'Ucraina è stata come un solvente per il vecchio ordine, ed è diventata una brutta gatta da pelare per il governo Biden, che ha il problema di far passare per una "missione compiuta" l'incombente debacle ucraina. È fattibile, una cosa del genere? Perché la scappatoia del cessate il fuoco e della linea del fronte congelata per Mosca è inaccettabile. In breve, la "guerra di Biden" non può andare avanti in questo modo, ma non può nemmeno diventare qualcosa di diverso senza andare incontro a un esito umiliante. Il mito della potenza ameriKKKana, la competenza della NATO e la reputazione degli armamenti statunitensi sono a rischio.
Anche la narrativa economica per cui "tutto va bene" è pronta, per ragioni in parte non collegate tra loro, a girare in aceto. Il debito -alla fine- sta diventando la spada di Damocle sul collo dell'economia. Il credito è in fase di contrazione. Il mese prossimo il blocco BRICS-SCO compirà i primi passi strategici per staccare dal dollaro qualcosa come una quarantina di paesi. Chi comprerà i 1100 miliardi di dollari di emissioni del Tesoro della Yellen, necessari adesso e anche in futuro per finanziare la spesa pubblica statunitense?
Questi eventi sono apparentemente scollegati, ma in realtà formano un circolo vizioso che si autorafforza. Un ciclo che porta all'equivalente politico della corsa agli sportelli, ovvero al rapido crollo della credibilità stessa degli Stati Uniti.
A fronte di tanti problemi e di nessuna soluzione alcuni settori dell'elettorato stanno adottando uno stato d'animo animato da uno spirito radicale e sempre più iconoclasta. Uno spirito controrivoluzionario, forse. È troppo presto per dire se riuscirà a conquistare la maggioranza, ma potrebbe farlo, perché il radicalismo proviene da due ali: la base del partito repubblicano e il "campo" di Kennedy.
Un settore degli elettori repubblicani divide i leader conservatori in due campi: quelli che "sanno che ore sono" e quelli che non lo sanno. Questo è il tormentone della destra, che è diventato sempre più importante per un'ala significativa del partito che considera gli Stati Uniti come un paese indebolito e corrotto dall'ideologia e che ritiene che non ci sia quasi più nulla da "conservare". Rovesciare l'ordine post-ameriKKKano esistente e reinstaurare nella pratica gli antichi principi dell'AmeriKKKa sono istanze avanzate come una sorta di controrivoluzione e come l'unica strada percorribile.
L'espressione "sapere che ore sono" si riferisce al montante desiderio di una drastica iniziativa radicale, non a pedanti e noiosi dibattiti accademici tra i personaggi più populisti del panorama conservatore. "La premessa è che la lotta contro il potere culturale woke è una questione di vita o di morte, e che le tattiche estreme che scioccherebbero i conservatori della vecchia generazione devono diventare la norma".
Insomma: se un leader non adotta una condotta e delle proposte scioccanti, probabilmente "non sa che ore sono".
La seconda caratteristica chiave di questa mentalità "noi contro di loro" è che qualsiasi consenso politico diventa sospetto ipso facto e finisce quindi sotto tiro. "Quando ci si rende conto di questo, quello che all'inizio sembra un guazzabuglio di idee discordanti acquista un suo senso". La politica sanitaria per il Covid, il disgusto per il 6 gennaio, il bilancio del Pentagono, l'immigrazione, il sostegno all'Ucraina, la promozione della diversità razziale, i diritti dei trans: sono tutti temi che godono di un certo consenso bipartisan tra le élite. Ma per l'ala di Tucker Carlson i repubblicani che fanno propri questi temi "non sanno che ore sono, semplicemente", spiega Politico.
L'aspetto saliente di questa formulazione è che proprio come un incondizionato sostegno alle restrizioni sul Covid era un "indicatore" di "pensiero corretto" in tempo di pandemia, così il sostegno all'Ucraina viene inteso come un "indicatore" di "pensiero corretto" liberale -e di appartenenza all'areale governativo- nell'era post-pandemica.
Questo fa pensare che -già adesso e con l'avvicinarsi delle elezioni- l'Ucraina non sarà più un tema su cui esiste un sostegno da entrambe le parti; l'Ucraina diventerà piuttosto una spada usata contro l'odiato establishment del partito unico, ogni accenno ad un disastro diventerà il fulcro di questa guerra controrivoluzionaria.
Il Partito Repubblicano ritiene che la cultura statunitense sia uscita dai binari: al Congresso all'inizio di luglio si è bloccata l'attività legislativa quando la legge di bilancio per la difesa, un tempo sacrosanta, è diventata bersaglio di emendamenti frutto della guerra culturale sull'aborto, la diversità e il genere, che avrebbero potuto vanificarne l'approvazione.
Il presidente della Camera McCarthy è stato costretto ad accettare la ribellione dell'estrema destra contro la legge di bilancio per la difesa, e a farla passare senza il consueto ampio sostegno bipartisan.
Le misure approvate hanno eliminato i fondi per le iniziative a favore della diversità nelle forze armate e hanno aggiunto restrizioni sull'aborto e sull'assistenza ai transgender per il personale in servizio. I legislatori repubblicani hanno dichiarato di aver agito perché l'ideologia liberale stava indebolendo le forze armate. Ma gli emendamenti introdotti mettono in pericolo il percorso della legge al Senato, che è controllato dai Democratici.
Questo riscaldarsi degli animi da entrambe le parti si riflette nei sondaggi. In uno, circa l'80% dei repubblicani ritiene che il programma democratico "se non viene fermato, distruggerà l'AmeriKKKa per come la conosciamo". Un altro della NBC News dello scorso autunno ha rivelato che circa la stessa percentuale di democratici ha timore del programma repubblicano, affermando che distruggerà il Paese.
Il presidente della Heritage Foundation Kevin Roberts sottolinea il ruolo che Tucker Carlson avrebbe nel 'dire la verità al pubblico ameriKKKano'. Carlson riesce a notare le "crepe nel consenso economico, le crepe nella politica estera e, cosa più importante per me, come alcuni conservatori amano dire: '[sa] che ore sono'".
Carlson rimprovera al Partito Repubblicano, vicino al mondo degli affari, di essersi accodato alle aziende che hanno esternalizzato i posti di lavoro nel settore manifatturiero. Ha portato al vasto pubblico la voce critica dei conservatori sugli interventi per la transizione di genere nei minori. In materia di politica sociale e fiscale, Carlson si è spinto laddove i conservatori più tradizionalisti non sarebbero arrivati. E la sua influenza è stata indiscutibile. "La cosa fondamentale", ha detto Roberts, "è che Tucker pensa di essere portatore di obblighi morali per conto del conservatore medio".
I democratici e altri esponenti del campo liberale, tuttavia, sostengono che la guerra culturale del Partito Repubblicano sia una mera reazione contro la crescente accettazione delle sempre più numerose multiformità della nazione, una accettazione che a loro avviso era attesa da tempo in AmeriKKKa.
"La controrivoluzione ha trasformato la prossima corsa alla Casa Bianca in un appuntamento col destino. Pochissimi parlano di riforma fiscale e tutti parlano di questioni culturali", ha detto un leader repubblicano; "vedono la politica quasi come una questione di vita o di morte". Il candidato presidenziale del Partito Repubblicano Ramaswamy in un discorso di inizio luglio ha notato che il patriottismo, il lavoro duro e altri valori si sono dissipati: "È in queste condizioni che il veleno inizia a riempire il vuoto: cultura woke, transgenderismo, climatismo, covidismo, depressione, ansia, droghe, suicidio".
Insomma, per gli Stati Uniti si prospettano i fuochi d'artificio. In Europa invece sono in pochi a "sapere che ore sono". La guerra culturale ha indebolito, come previsto, il senso di appartenenza collettiva alle diverse culture europee. E la reazione è stata silenziosa. L'Europa rimane in generale torpida e fiacca, e le classi dominanti contano proprio su questo per continuare a sopravvivere.
Il deflaglare dei fuochi artificiali nel cielo politico statunitense avrà quasi certamente ripercussioni anche in Europa. Gli europei condividono la sfiducia verso le élite e la tecnocrazia di Bruxelles secondo lo stesso sentire delle circoscrizioni dei Carlson e dei Kennedy.
Le élite europee disprezzano il popolo. Gli europei comuni sanno che i loro governanti li considerano con disprezzo e sanno che e loro élite sono consapevoli di questo.
Il ferro europeo fonderà al calor bianco dell'economia: una serie di decisioni sbagliate ha ipotecato il futuro economico dell'Europa per gli anni a venire. L'austerità sta arrivando. E l'inflazione sta devastando il tenore di vita dei cittadini e persino la loro stessa sussistenza.
Sono in preparazione fuochi d'artificio anche in Europa, ma con calma; sarebbero anche già iniziati perché i governi stanno cadendo; ma gli Stati Uniti sono l'avanguardia di un cambiamento radicale, poiché l'Occidente sta perdendo la presa sulla metanarrativa della sua "visione", che è l'unico paradigma ammissibile per modellare anche la sua "visione" del mondo. Un mutamento che cambia tutto.