Traduzione da Strategic Culture, 4 settembre 2023.

Welcome to the Hotel California
Such a lovely place...
They livin’ it up at the Hotel California
What a nice surprise,
Bring your alibis...
And she said, "We are all just prisoners here
Of our own device".
And in the master’s chambers
They gathered for the feast
They stab it with their steely knives
But they just can’t kill the beast.
...Last thing I remember, I was
Running for the door.
“Relax”, said the night man
“We are programmed to receive,
You can check-out any time you like
But you can never leave!"

 

Ecco: l'Occidente sta correndo alla porta. Ma andare via dalle conseguenze di quanto accade in Ucraina non è possibile: "Rilassati", dice il portiere di notte all'amministrazione Biden; qui siamo programmati solo per ricevere. Non è che puoi prendere e andartene.
Mark Feygin, che ospita quotidianamente nel suo programma l'ex consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovich, riassume in questo modo un orientamento su cui esiste un consenso generale: "Biden e la sua amministrazione vogliono porre fine alla guerra entro la fine del 2023. Questo è il loro orizzonte per un accordo. Con questo intendo [la fine della] fase militare attiva... [e] tenere con calma le elezioni, anche a gennaio [2024], a febbraio, ma chiudere la questione prima delle elezioni ameriKKKane, in modo che Biden abbia qualcosa da poter vantare, in modo che possa dire: 'abbiamo salvato l'Ucraina, l'Ucraina è stata preservata come Stato. Uno Stato sovrano. Esiste ancora. Sì, il 18,6% del territorio è occupato, ma sarebbe potuta andare peggio'. Questo è ciò che serve a Biden, è molto semplice, non c'è nessuna bara misteriosa qui".
Questo, tuttavia, non rappresenta che uno dei due orientamenti degli Stati Uniti, quello che propone di congelare il conflitto sulle attuali posizioni e poi uscirsene con un "Missione compiuta"; l'altro orientamento invece propone di continuare a combattere finché la Russia non cede e non abbandona il campo di battaglia.
Può sembrare una questione tanto semplice, invece non lo è. Nessuna delle due ipotesi formulate negli USA ha basi solide. Una cosa che ho imparato presto occupandomi di conflitti è che la "razionalità" che sembra tanto plausibile, tanto logica per chi proviene da paesi dove vigono la stabilità, l'ordine e la prosperità e che generalmente si esprime in termini come "perché non capiscono che continuare con la violenza non è nel loro interesse" o "non possono semplicemente accordarsi con un compromesso e andare avanti", diventa sempre più una posizione minoritaria.
L'angoscia, il dolore per le vite perdute, l'angustia di un conflitto che si prolunga danno forma a una mentalità diversa, la mentalità di guerra. La mentalità di guerra non accetta facilmente il calcolo umanistico. Vuole che quelli dall'altra parte soffrano nella stessa misura. La logica del cessate il fuoco, dell'acquiescenza al realismo, può apparire inadeguata dal punto di vista psicologico, anche se è razionale dal punto di vista politico.
Questo aspetto viene compreso bene in altre culture, ma meno in Occidente, dove vige una logica più rigida. Nel caso dell'Ucraina, va notato che l'Occidente ha un bell'impegnarsi in bizantine trattative tra i suoi alleati e i think-tank di riferimento per trovare una qualche base di partenza per arrivare a una "via d'uscita" dal fallimentare progetto ucraino, ma la discussione rimane ristretta all'interno dello hortus conclusus occidentale.
I tentativi di scoprire cosa pensano il governo o il popolo russo sono scarsi o inesistenti; cosa più importante, lo sono anche i tentativi di scoprire cosa passa per la testa di Mosca intanto che si appresta alla sua prossima mossa (ovviamente la Russia non si lascia sfuggire niente, a riguardo).
Esiste un tacito sotteso secondo cui quando l'Occidente deciderà di fare un passo indietro, il Presidente Putin coglierà l'occasione al balzo. Alla base di questo assunto c'è la convinzione dogmatica per cui la Russia nel conflitto è rimasta bloccata, e ha poche opzioni a parte continuare a mantenere le posizioni in assetto difensivo. Anche in questo caso, si tratta di una visione recisamente monodimensionale.
Inoltre la mentalità di guerra non è questa e l'analisi è quindi errata: quella che un tempo sarebbe potuta essere una possibilità concreta (ad esempio nel marzo 2023 a Istanbul) adesso potrebbe non esserlo più. La guerra modifica la psicologia secondo un rapporto diretto con le avversità del conflitto e con l'ampiezza dell'atteggiamento malevolo percepito nella parte avversa. In parole povere, un conflitto prolungato funziona come una chiave a cric che restringe sempre di più i margini per un compromesso. Per entrambe le parti.
Nel caso dell'Ucraina, gli Stati Uniti sembrano orientarsi verso una guerra prolungata ma a minore intensità secondo la cosiddetta "formula dello stato sionista". Nuovi armamenti e molto denaro da riversare sull'Ucraina, in una situazione congelata fino alle elezioni del 2024 e anche oltre, per evitare una ritirata plateale. Per contro sembra più urgente che mai la necessità di una verifica politica anticipata, in considerazione del fatto che elettorato sempre più polarizzato, sembra ora più urgente che mai.
Circa due settimane fa c'è stato un incontro diretto fra tre generali occidentali e l'alto comando ucraino. Contrariamente al solito è avvenuto in presenza; secondo quanto riferito, da qualche parte nelle vicinanze di Lvov. Non esistono pubbliche dichiarazioni su quanto discusso, ma stando alle informazioni disponibili gli ucraini hanno ricevuto l'indicazione di smettere immediatamente di dividere le loro forze tra Rabotino, Bakhmut (Artymovsk) e Kupiansk a nord, e sono stati invitati a concentrare tutte le loro forze nell'offensiva diretta a sud verso Melitopol e il Mare di Azov.
Il comandante in capo ucraino generale Zaluzhny avrebbe ribadito la propria contrarietà a puntare tutto su una forte pressione verso sud, a causa delle pesanti perdite di uomini e di mezzi corazzati che questa avrebbe comportato. I generali occidentali invece non avrebbero tollerato indugi. Gli ucraini a quanto pare ne hanno concluso di trovarsi sul punto di finire sotto un camion, di ritrovarsi colpevoli del fallimento dell'offensiva finale. Il messaggio del tipo "questa è la vostra ultima possibilità: arrivate a una svolta dalla parte del Mare di Azov oppure noi occidentali ci laveremo le mani dei vostri sforzi sul campo e sarete costretti a negoziare con i russi" è un bluff o qualcosa di concreto?
L'ultimatum pone Zelensky tra Scilla e Cariddi: Scilla è rappresentata da un'offensiva palesemente fallimentare e da un esercito decimato da pesanti perdite. Dall'altra parte i suoi sodali ultranazionalisti e neofascisti sono sempre più irati e intransigenti, e vietano qualsiasi tipo di negoziato con la Russia.
Zelensky è legato mani e piedi a queste forze, che sono sia russofobe che antioccidentali e che insisteranno per continuare la guerra contro Putin. Se non con mezzi convenzionali, con qualsiasi azione provocatoria che possa cercare di costringere la NATO a entrare in guerra.
Insomma, Zelensky non ha quasi più spazio di manovra. L'amministrazione Biden può mettere le mani avanti e chiedere di negoziare con la Russia, ma questo rischia di far passare Zelensky da traditore agli occhi della destra intransigente o anche di farlo rovesciare da un esercito che ne ha abbastanza di piani NATO realizzati a metà a spese delle forze armate ucraine: Zelensky rischia anche di essere tacciato di imbroglione occidentale da moderati come Oleksei Arestovich.
Queste dicotomie insostenibili potrebbero portare al crollo completo dell'assetto governativo e all'esplosione della guerra civile in Ucraina.
Se queste dinamiche dovessero accentuarsi, gli Stati Uniti potrebbero optare per un negoziato con la Russia: ma cosa avrebbero da mettere sul tavolo? Se la Russia rifiutasse categoricamente un cessate il fuoco, se rifiutasse di congelare il conflitto lungo l'attuale linea del fronte come potranno rispondere? Washington ammetterà davanti a Mosca che in virtù del cessate il fuoco spera ancora di imserire la nuova Ucraina nella NATO? Ammetterà che intende riarmare e finanziare l'Ucraina con il pretesto delle "garanzie di sicurezza"?
Si tratta di intendimenti concepibili solo in un contesto ristretto, e il contesto ristretto chiamato Occidente ancora non ha interiorizzato questo concetto: la Russia non permetterà in nessuna circostanza che l'esercito ucraino continui a esistere, o che la NATO entri in partita fintanto che a Kiev predominano gli ultranazionalisti e i neofascisti. Punto e basta.
Mosca ha altre opzioni per concludere il conflitto. La Russia sta aspettando di organizzare la propria offensiva per quando quella di Kiev sarà esaurita. E possiede i mezzi tecnici per mettere l'Ucraina con le spalle al muro. Cosa accadrà a quel punto? Probabilmente in Ucraina andrà al potere un nuovo governo, incline a sostenere la neutralità. Non sarà un processo semplice. Inoltre, proprio mentre le tensioni a Kiev sono destinate a crescere, stanno intensificandosi anche a Washington.
A chi va attribuita la colpa del fallimento dell'offensiva? Agli ucraini? Al Pentagono per la lentezza con cui consegna gli armamenti? O forse ai britannici, per la loro esagerata propaganda che cianciava di vittoria rapida e sicura?
In questo caso però conta anche una dinamica interna agli Stati Uniti, che sulla questione dell'Ucraina è destinata a rimescolare le carte. Con il moltiplicarsi delle incriminazioni penali a carico dell'ex Presidente Trump - e con l'intensificarsi della partigianeria impegnata a estrometterlo dalle elezioni del 2024 -anche se il risultato è stato quello di aumentare la sua popolarità- sta prendendo campo l'idea che il Congresso non abbia alternative all'avvio di un'inchiesta sull'impeachment del Presidente Biden, di cui si discute da tempo.
Visti gli ostacoli alle investigazioni che il Dipartimento di Giustizia ha frapposto nell'indagine su Hunter Biden e il "rifiuto del Dipartimento di estendere espressamente il mandato del consulente speciale alle accuse di traffico di influenza mosse alla famiglia Biden, non c'è altra scelta che avviare un'inchiesta per impeachment. L'autorità dell'Assemblea è ai suoi massimi quando svolge i suoi compiti in base alla clausola di impeachment", scrive il professor Jonathan Turley.
Se questo succederà, la questione dell'Ucraina e le deposizioni di testimoni come l'ex procuratore ucraino Viktor Shokin, insieme alla testimonianza dei whistleblower del Burisma, avranno sicuramente un ruolo di primo piano. Qualunque sia l'esito di un processo così intricato, l'interesse dei responsabili della campagna elettorale dei Democratici sarà probabilmente quello di fare tutto quanto in loro potere per impedire al fallimento dell'offensiva ucraina, al pari delle accuse di corruzione o di riciclaggio, di influenzare l'esito delle elezioni. Vorranno passare oltre.
Il testo di Hotel California si pensa rappresenti un'allegoria dell'uso di eroina, da cui il ritornello "puoi correre e cercare di andartene", ma non puoi mai andartene davvero. Quando Victoria Nuland e altri hanno promosso la "rivoluzione" di Maidan, è stato come se avessero messo l'estrema destra ucraina sotto crack. Senza dubbio, lei e i suoi colleghi speravano che in Ucraina sarebbe finita con la totale scomparsa della Russia. Questo non è successo. Al contrario, il mondo ne è uscito stravolto. "Possono decidere di andarsene", ma da quello che hanno inavvertitamente innescato -la riorganizzazione di un nuovo ordine mondiale- "non potranno mai andarsene davvero".