Uno dei pochissimi brani pop ascoltati in radio commerciali nel corso degli ultimi vent'anni che non ci abbia fatto venire una crisi di nervi per la suprema inutilità e per la vuotezza completa di testi e musica.


E’ difficile resistere al Mercato, amore mio.
Di conseguenza andiamo in cerca di rivoluzioni e vena artistica.
Per questo le avanguardie erano ok, almeno fino al ’66.
Ma ormai
la fine va da sé.
E’ inevitabile.
Anna pensa di soccombere al Mercato, non lo sa perché si è laureata.
Anni fa credeva nella lotta, adesso sta paralizzata in strada.
Finge di essere morta.
Scrive con lo spray
sui muri
che la catastrofe è inevitabile
Vede la Fine in metropolitana, nella puttana che le si siede a fianco. Nel tizio stanco, nella sua borsa di Dior.
Legge la Fine nei saccchi dei cinesi, nei giorni spesi al centro commerciale, nel sesso orale, nel suo non eccitarla più.
Vede la Fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo. Vede i titoli di coda nella Casa e nella Libertà.
E’ difficile resistere al Mercato, Anna lo sa.Un tempo aveva un sogno stupido: un nucleo armato terroristico.
Adesso è un corpo fragile che sa d’essere morto e sogna l’Africa.
Strafatta,
compone poesie
sulla Catastrofe.
Vede la Fine, in metropolitana, nella puttana che le si siede a fianco. Nel tizio stanco, nella sua borsa di Dior.
Muore il Mercato per autoconsunzione. Non è peccato, e non è Marx & Engels: è l’estinzione, è un ragazzino in agonia.
Vede la Fine in me che spendo
soldi e tempo in un Nintendo
dentro il bar della stazione e da anni non la chiamo più.