Traduzione da Strategic Culture, giugno 2024.

 
Il G7 e la successiva conferenza di Bürgenstock in Svizzera possono essere intesi a posteriori come tesi a preparare il terreno per una guerra prolungata in Ucraina. I tre intenti espressi dal G7, ovvero il patto di sicurezza decennale per l'Ucraina, l'emissione di prestiti a favore dell'Ucraina per cinquanta miliardi di dollari e il sequestro degli interessi sui fondi congelati russi consentono di farsi un'idea. Ci sarà tra poco una escalation.
L'espressione di questi obiettivi è stata pensata per preparare agli eventi l'opinione pubbblica occidentale. E nel caso in cui ci fossero dubbi, l'aspra bellicosità nei confronti della Russia espressa dai protagonisti delle elezioni europee era abbastanza evidente: hanno cercato di trasmettere senza mezzi termini l'idea di un'Europa che si prepara alla guerra.
Cosa ci aspetta dunque? Secondo il portavoce della Casa Bianca John Kirby "La posizione di Washington su Kiev è "assolutamente chiara": "Innanzitutto, deve vincere la guerra".

Innanzitutto deve vincere la guerra. Punto primo, stiamo facendo tutto il possibile per essere sicuri che ci riesca. Poi, quando la guerra sarà finita... Washington aiuterà l'Ucraina a costruire una base industriale militare.
Se questo non fosse chiaro, l'intenzione degli Stati Uniti di prolungare le ostilità e portare la guerra in profondità nel territorio russo è stata sottolineata dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan: "L'autorizzazione all'uso dell'Ucraina di armi statunitensi per attacchi al di là dei confini si estende a qualsiasi luogo [da cui] le forze russe stanno attraversando il confine". Ha inoltre affermato che l'Ucraina può usare gli F-16 per attaccare la Russia e utilizzare i sistemi di difesa aerea forniti dagli Stati Uniti "per abbattere gli aerei russi -anche se nello spazio aereo russo- se stanno per attaccare all'interno dello spazio aereo ucraino".
Ai piloti ucraini è stata accordata facoltà di fare il processo alle intenzioni, nel caso dei caccia russi? Allora dobbiamo attenderci che i parametri della facoltà accordata si amplino rapidamente e che arrivino fino alle basi aeree da cui i cacciabombardieri russi decollano.
Il Presidente Putin è consapevole del fatto che la guerra sta per trasformarsi radicalmente, e in modo estremamente pericoloso. Nel suo discorso al Consiglio del Ministero degli Esteri ha descritto nel dettaglio come il mondo sia arrivato a questo punto cruciale, che potrebbe portare a scambi nucleari.
La gravità della situazione ha imposto di presentare all'Occidente una ultima possibilità, che Putin ha enfaticamente affermato riguardare "non un cessate il fuoco temporaneo per consentire a Kiev di preparare una nuova offensiva; né di un congelamento del conflitto"; le sue proposte riguardano piuttosto la piena conclusione delle ostilità.
"Se, come in passato, Kiev e le capitali occidentali le rifiutano, alla fin fine sono affari loro", ha detto Putin.
Tanto per essere chiari, Putin quasi di certo non si aspettava che le sue proposte venissero accolte in Occidente con reazioni che non fossero sprezzanti o derisorie. Né Putin avrebbe mai pensato nemmeno per un momento che l'Occidente non si sarebbe rimangiato la parola, qualora si fosse giunti a un'intesa in questi termini.
Se è così, perché il Presidente Putin ha fatto una proposta del genere nel fine settimana del 22 giugno a un Occidente di cui non si fida e la cui reazione era tanto prevedbile? Forse dobbiamo cercare all'interno come con le matrioske, piuttosto che concentrarci sull'involucro esterno: alla piena conclusione delle ostilità cui pensa Putin probabilmente non si arriverà in modo credibile ricorrendo a un mediatore di pace che faccia la spola fra le parti. Nel suo discorso al Ministero degli Esteri, Putin rifiuta cose come il "cessate il fuoco" o il "congelamento". Egli cerca qualcosa di definitivo un accordo duraturo e solidamente impostato.
Una soluzione di questo tipo -come Putin ha già accennato- richiede la creazione di una nuova architettura per la sicurezza mondiale; se ciò accadesse, una soluzione definitiva per l'Ucraina sarebbe parte implicita di un nuovo ordine mondiale. Vale a dire, con il microcosmo di una soluzione per l'Ucraina che sorge implicitamente dal macrocosmo rappresentato dall'accordo tra gli Stati Uniti e le potenze dell'Europa continentale, e che stabilisce i confini in base ai rispettivi interessi nel campo della sicurezza.
Questo è chiaramente impossibile in questo momento, con la mentalità statunitense psicologicamente bloccata all'epoca della Guerra Fredda degli anni Settanta e Ottanta. La fine di quella guerra -l'apparente vittoria degli Stati Uniti- ha posto le basi per la Dottrina Wolfowitz del 1992, che insiste sulla indiscussa supremazia statunitense in un mondo post-sovietico, oltre che sulla "eliminazione dei rivali ovunque essi possano emergere". 
La Dottrina Wolfowitz prevedeva inoltre che gli Stati Uniti avrebbero inaugurato un sistema di sicurezza collettiva da essi stessi guidato, e la creazione di una zona democratica di pace". La Russia, invece, è stata trattata in modo diverso: era un paese uscito dai radar. È diventata insignificante come concorrente geopolitico agli occhi dell'Occidente, i suoi gesti distensivi sono stati respinti e le garanzie fornitele contro l'espansione della NATO sono diventate lettera morta. Mosca non poteva fare nulla per impedire una simile evoluzione sul terreno. Lo stato successore della potente Unione Sovietica non era alla sua altezza, e quindi non era considerato importante abbastanza da essere coinvolto nei processi che decidevano i destini del mondo. Eppure, nonostante le dimensioni e la sfera di influenza ridotte, la Russia ha continuato a essere considerata un attore chiave negli affari internazionali. 
Oggi la Russia è un attore globale di primo piano sia nella sfera economica che in quella politica. Tuttavia, per le classi dirigenti degli Stati Uniti, la parità di status tra Mosca e Washington è fuori discussione. La mentalità da Guerra Fredda infonde ancora nella Beltway una ingiustificata fiducia nel fatto che il conflitto ucraino possa in qualche modo portare al collasso e allo smembramento della Russia.
Nel suo discorso, Putin ha invece prospettato il crollo del sistema di sicurezza euro-atlantico e l'emergere di una nuova architettura. "Il mondo non sarà più lo stesso", ha detto Putin. Implicitamente, egli lascia intendere che un tale cambiamento radicale sarebbe l'unico modo credibile per porre fine alla guerra in Ucraina. Un accordo che emerga dal più ampio quadro di una ripartizione consensuale degli interessi tra il Rimland e lo Heartland -per dirla con Mackinder- rispecchierebbe le esigenze di sicurezza di ciascuna parte e non sarebbe raggiunto a spese della sicurezza altrui. Per essere chiari, se questa analisi è corretta la Russia potrebbe non avere così tanta fretta di chiudere la questione in Ucraina. La prospettiva di un simile negoziato globale tra Russia-Cina e Stati Uniti è ancora lontana.
Il punto è che la mentalità occidentale non è ancora cambiata a sufficienza. Per Washington, trattare Mosca con pari dignità resta una cosa fuori questione.
La nuova narrativa statunitense prevede che i negoziati con Mosca non si intraprendano ora, ma che forse diventeranno possibili all'inizio del nuovo anno, dopo le elezioni in USA. Ebbene, Putin potrebbe sorprendere ancora una volta non escludendo questa prospettiva, ma respingendola sulla base dell'assunto per cui gli USA non sarebbero ancora pronti a negoziati per completa fine delle ostilità, soprattutto perché un simile dato di fatto si accorderebbe con le voci di una nuova offensiva ucraina che sarebbe in preparazione per il 2025. Naturalmente, è probabile che molte cose cambino nel corso del prossimo anno.
I documenti che delineano un ipotetico nuovo ordine, tuttavia, erano già stati redatti dalla Russia nel 2021 ed erano stati debitamente ignorati dall'Occidente. La Russia probabilmente può anche permettersi di rimanere in attesa degli eventi sul campo in Ucraina, nello stato sionista e nella sfera finanziaria.
Tutto quello che sta accadendo, in ogni caso, sta andando nella direzione prevista da Putin. Sono tutti eventi interconnessi e hanno il potenziale per portare a mutamenti profondi.
In poche parole, Putin sta aspettando che si formi negli USA una mentalità adatta. Su questo si mostrava molto fiducioso sia a San Pietroburgo che la scorsa settimana al Ministero degli Esteri.
Sembra che le preoccupazioni del G7 per l'Ucraina riguardino più le elezioni negli USA che non la realtà dei fatti: questo implica che la priorità, anche nello stato che occupa la penisola italiana, fossero le esigenze elettorali piuttosto che il desiderio di iniziare una guerra vera e propria. Ma potrebbe anche essere una impressione errata.
Gli oratori russi intervenuti in questi recenti incontri -in particolare Sergei Lavrov- hanno lasciato intendere che l'ordine di arrivare alla guerra con la Russia sarebbe già arrivato. L'Europa sembra, sia pure in modo improbabile, prepararsi alla guerra. Facendo molte chiacchiere sulla coscrizione.
Tutto questo si dissolverà con il passare di una calda estate fitta di scadenze elettorali? Forse.
La fase successiva potrebbe comportare una escalation occidentale tramite provocazioni all'interno del territorio russo. La Russia reagirà con forza a qualsiasi superamento delle linee rosse (quelle vere) da parte della NATO, o a qualsiasi provocazione del tipo false flag, adesso ampiamente messe in conto dai blogger militari russi.
E qui sta il pericolo serio: nel contesto della escalation il disprezzo degli USA per la Russia rappresenta il pericolo più grave. L'Occidente oggi dice di considerare l'idea che si arrivi a uno scambio nucleare come un bluff di Putin. Il Financial Times ci dice invece che la pazienza in materia che la Russia ha avuto verso l'Occidente sta arrivando agli sgoccioli.
Se questo è vero, i funzionari occidentali hanno della realtà un'idea completamente sbagliata. Intendere e prendere sul serio gli ammonimenti russi sul nucleare è l'unico modo per escludere il rischio che le armi atomiche entrino in gioco, intanto che si va verso l'escalation a furia di rendere pan per focaccia.
Anche se dicono di ritenere tutto un bluff, gli attori statunitensi non mancano di sottolineare il rischio di uno scambio nucleare. Se lo ritengono un bluff, sembra che si basino sulla presunzione che la Russia abbia poche altre possibilità fra cui scegliere.
Ma questo sarebbe errato: ci sono diversi passi verso la escalation che la Russia può compiere prima di arrivare a impiegare un'arma nucleare tattica: contrattacco commerciale e finanziario, fornitura simmetrica di armamenti avanzati agli avversari dell'Occidente (in reazione alle forniture statunitensi all'Ucraina); taglio delle reti che portano in Ucraina energia elettrica proveniente da Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania, attacchi ai valichi di frontiera da cui entrano munizioni in Ucraina, e infine fare come gli Houthi, che hanno abbattuto diversi droni statunitensi sofisticati e costosi mettendo fuori uso l'infrastruttura statunitense di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR).