Luglio 2024. Le elezioni politiche francesi come dubbio argine al populismo

Traduzione da Strategic Culture, 15 luglio 2024.

Le élite di Bruxelles hanno tirato un lungo sospiro di sollievo: la Destra francese è stata bloccata. I mercati hanno fatto spallucce compiaciuti: occorre che tutto cambi perché nulla cambi, e il Centro troverà senz'altro un modo.
Macron è riuscito a bloccare la destra e la sinistra populista imponendo lo scavo di una trincea centrista che bloccasse entrambi i poli. Un blocco tattico che ha avuto successo.
Il partito di destra della Le Pen -con il 32% dei voti espressi- ha ottenuto 125 seggi: appena il 22% del totale. La sinistra ha ottenuto 180 seggi con una quota del 26% dei voti, il blocco Ensemble di Macron ha ottenuto 159 seggi con il 25% dei voti.
Nessun partito tuttavia ha abbastanza seggi per governare: di solito sono necessari circa 240-250 seggi. Se dobbiamo considerarla una vittoria si tratta senz'altro di una vittoria di Pirro. Le sinistre comprendono uno spettro di posizioni opposte -dagli anarchici ai leninisti contemporanei- in cui il nucleo di Melenchon non collaborerà mai con i centristi di Macron, né con i seguaci della Le Pen.
Lo storico Maxime Tandonnet afferma che pensare che Macron abbia ottenuto qualcosa di diverso da un fiasco costituisce un'interpretazione degli eventi eroicamente errata:
L'operazione Jupiter è degenerata nel peggior scenario possibile. È una impasse totale.
È impossibile formare un governo che funzioni partendo da un parlamento che è una mischia. Macron ha rifiutato le dimissioni del premier perdente, chiedendogli di rimanere ad interim.
Ebbene, come osserva Henri Hude, ex direttore della ricerca dell'Accademia militare di Saint-Cyr: 
Nessuno può dubitare che in Francia sia in atto una rivoluzione. Le spese dello Stato e del Welfare State superano di gran lunga risorse che è quasi impossibile aumentare in modo significativo, sia attraverso la crescita economica sia attraverso la tassazione...
L'unico modo per lo Stato di far quadrare i conti è quello di accumulare un debito crescente, che può essere sostenuto solo da tassi di interesse molto bassi, ma soprattutto dalla possibilità di emettere denaro all'infinito, "dal nulla", grazie al legame privilegiato dell'euro con la Germania [alto rating per i Bund a 10 anni].
Se queste condizioni agevolate dovessero venire meno, "i finanzieri sono dell'idea che la Francia dovrebbe tagliare gli stipendi dei suoi dipendenti pubblici -o ridurne il numero- di circa un terzo, e le pensioni di tutti di un quinto. Questo è ovviamente irrealizzabile".
"Quello che viene definito debito in realtà è un insieme di deficit di bilancio e di deficit commerciale e sarebbe stato eliminato trent'anni fa con la svalutazione della moneta nazionale.
Solo che questo artificio del debito [va sempre più a beneficio dei ricchi]... mentre la popolazione in generale non smette di lamentarsi mentre vive in una specie di sogno roseo tenuta com'è nella più cieca ignoranza circa lo stato delle nostre finanze... Detto questo, la classe dirigente è ben consapevole della situazione, ma preferisce non parlarne, perché nessuno sa cosa fare". 
Non c'è dubbio che al momento della verità, quando gli Stati inizieranno a dichiarare fallimento... l'Occidente sarà scosso nel profondo; alcuni di essi salteranno come tappi di champagne. L'economia dovrà essere riorganizzata. Forse assisteremo anche a una rivoluzione culturale. È stato il fallimento dello Stato francese -non dimentichiamolo- a provocare la Rivoluzione francese...
Ma ci si può chiedere: perché questo [comportamento monetario scriteriato] non può continuare all'infinito? Questo è ciò che scopriremo, ma non è ancora il momento.
Oggi, ancor prima che venga dichiarata la bancarotta, la perdita di fiducia nelle istituzioni, l'impotenza dei poteri pubblici orbati di prestigio e di autorità, e l'insofferenza verso il Presidente fanno prevedere l'energia dell'onda d'urto che si scatenerebbe se questo fallimento venisse all'attenzione del pubblico. Uno scenario "alla greca" è improbabile in Francia. Meglio puntare su qualcos'altro (inflazione controllata e svalutazione dell'euro?).
Naturalmente, la Francia non è sola. "Il sistema dell'euro avrebbe dovuto costringere i Paesi dell'euro a comportarsi in modo saggio e virtuoso in campo finanziario. Invece è successo il contrario". Il solido credito della Germania ha permesso agli altri Stati dell'UE di "appoggiarsi" pesantemente al rating privilegiato tedesco per autoindulgere a un debito incommensurabile, mantenendo artificialmente bassi i livelli di debito sovrano dell'UE.
Finché dura la posizione privilegiata del dollaro USA dovrebbe reggere anche quella dell'euro, se non fosse che la guerra in Ucraina sta rovinando in primo luogo l'industria tedesca. La Francia deve già affrontare una procedura per deficit eccessivo da parte dell'UE, al pari di altri Stati membri. La Germania ha messo un freno al debito e deve effettuare tagli per quaranta miliardi di euro. Nella maggior parte dell'Eurozona sono in atto misure di austerità.
Il dollaro USA, che occupa il vertice di questa piramide liberale del debito, si sta sgretolando di pari passo con l'ordine mondiale basato sulla supremazia occidentale. Le placche geostrategiche del mondo -così come il suo Zeitgeist culturale- si stanno spostando.
In parole povere, il problema messo inavvertitamente in luce da Macron è insolubile.
Potremmo definire l'etica emergente come quella di un "nuovo populismo". Scrive Jeffrey Tucker:
Non è né di destra né di sinistra, ma prende in prestito temi del passato da entrambe le parti. Dalla cosiddetta "destra" deriva la convinzione che le persone possano decidere della propria vita e delle proprie comunità meglio di quanto non potrebbero farlo affidandosi a una autorità apicale. Dalla vecchia sinistra, il nuovo populismo prende la rivendicazione della libertà di parola, i diritti fondamentali e un profondo sospetto nei confronti del potere economico e governativo.
Il punto fondamentale è rappresentato dallo scetticismo nei confronti delle élite potenti e radicate. Questo vale per tutti i settori. Non riguarda solo la politica. Riguarda i media, la medicina, i tribunali, il mondo accademico e ogni altro settore di alto livello, in ogni Paese. Si tratta davvero di un cambiamento paradigmatico. Non sembra un fenomeno temporaneo, sembra un fenomeno sostanziale e probabilmente duraturo.
Quello che è successo negli ultimi quattro anni ha scatenato un'ondata di sfiducia di massa [e una pari sensazione che le élite non abbiano legittimità] che era andata accumulandosi per decenni.
Il filosofo Malebranche scriveva (1684) nel suo Traité de Morale: "Gli uomini perdonano tutto, tranne il disprezzo":
Una élite che viene meno ai suoi doveri viene chiamata elitista; da quel momento in poi, la sua attività sembrerà ingiusta e illegittima, ma soprattutto la sua stessa esistenza costituirà un affronto. È questa la fonte dell'odio, della trasformazione dell'emulazione in gelosia, della gelosia in sete di vendetta e, di conseguenza, in guerre.
Cosa fare allora?
Per ripristinare l'ordine statunitense e per mettere a tacere il dissenso, si riteneva necessaria una vittoria della NATO:
Il più grave azzardo e il più grande prezzo per la NATO oggi è il rischio di una vittoria russa in Ucraina. Non possiamo permetterla", ha dichiarato il Segretario Generale Stoltenberg in occasione dell'anniversario della NATO a Washington. "L'esito di questa guerra determinerà la sicurezza globale per i decenni a venire.
Un tale risultato in Ucraina -contro la Russia- sarebbe stato quindi considerato da alcuni a Washington come forse sufficiente a far rinsavire gli Stati ribelli che commerciano in dollari e a ristabilire la supremazia occidentale in tutto il mondo.
Per molto tempo essere un protettorato statunitense è stato tollerabile, persino vantaggioso. Ora non più: L'AmeriKKKa non incute più alcuna soggezione. I tabù stanno crollando.
L'ammutinamento contro l'Occidente postmoderno è mondiale. Ed è chiaro alla maggioranza globale che la Russia non può essere sconfitta militarmente. Sarà la NATO a essere sconfitta.
Ecco il punto debole dell'impresa: Biden potrebbe non restare in circolazione ancora per molto. Tutti se ne rendono conto.
Alcuni leader dell'Unione Europea -quelli che stanno pericolosamente perdendo consenso politico in patria, mentre i cordoni sanitari che hanno eretto contro la destra e la sinistra danno segni di cedimento- potrebbero allo stesso modo vedere la guerra come la salvezza per una Unione Europea che si sta avvicinando a un naufragio fiscale senza rimedio.
La guerra infatti permette di infrangere tutte le regole fiscali e costituzionali. I leader politici si trasformano improvvisamente in comandanti in capo.
L'invio di truppe e l'offerta di jet da combattimento (e di missili a più lunga gittata) potrebbero essere interpretati come l'intenzione di puntare a una guerra europea di più ampia portata. Il fatto che gli Stati Uniti sembrino intenzionati a usare per gli F-16 delle basi in Romania potrebbe essere inteso come il modo per provocare una guerra in Europa e salvare le varie fortune politiche atlantiste che stanno correndo il rischio di un naufragio.
Per contro, esistono prove chiare che gli europei (88%) pensano che "i Paesi membri della NATO [dovrebbero] spingere per una soluzione negoziata in Ucraina". Solo una piccolissima minoranza di intervistati che ritiene che l'Occidente dovrebbe dare priorità a obiettivi come "indebolire la Russia" o "riportare i confini dell'Ucraina alla situazione precedente il 2022". Piuttosto, l'opinione pubblica europea si dimostra in maggioranza favorevole a obiettivi come "evitare l'escalation" e "evitare la guerra diretta tra potenze dotate di armi nucleari".
Ciò che è più probabile, a quanto pare, è che il sentimento contrario alla guerra represso in Europa finisca per esplodere, forse anche portando al rifiuto della NATO nella sua interezza. Per quanto riguarda l'idea che ha della NATO, Trump potrebbe quindi trovarsi a cercare di sfondare una porta aperta.