Firenze, 25 Aprile 2009. Nel corso di un corteo studentesco qualcuno leva di mezzo uno di quei gazebi da cui gli "occidentalisti" in campagna elettorale, da qualche anno in qua, distribuiscono caterve di balle antitutto. Dal momento che ci abbiamo preso gusto, continuiamo in quest'occasione a mettere i puntini sulle i alla propaganda di questa gente.
Il 25 aprile alcuni appartenenti ad un corteo celebrativo che passava per il centro di Firenze hanno sparecchiato un gazebo propagandistico del palloniere candidato sindaco.
In una giornata di sondaggi per lui disastrosi gli hanno fatto un piccolo regalo, permettendo alla stampa amica (tutta) di dipingere il palloniere di ieri come vittima dell'intolleranza politica e di mettere in secondo piano le notizie inerenti i consueti ed assai più tollerati scambi di cortesie tra pallonieri di oggi, che nello stesso momento stavano coprendosi amichevolmente di bottigliate attorno al pallonaio di Campo di Marte.
Uno zero di nome Denis Verdini ha colto il destro per cianciare di militari in città ed altra roba da colonnelli greci; bisogna aver pazienza, lo pagano apposta.
Giovanni Galli invece è sbucato il mese scorso per rendere presentabili scaldatori di poltrone anche più bassi del Verdini, tra i quali si contano senza eccezione tutti i condensati di incompetenza, piccineria cattiva, insipienza, malafede cialtrona e perfetta integrazione "occidentale" che siamo andati stigmatizzando in questa sede. In quest'occasione, l'anziano palloniere si è espresso più o meno come segue:
"Un gesto preoccupante, tanto più perchè commesso nel giorno della festa di tutti". Così il candidato a sindaco del Pdl Giovanni Galli, ha commentato il lancio di fumogeni e petardi contro un gazebo dove si trovavano alcuni sui sostenitori. "È il segno di una città che non è più quella che i fiorentini vogliono. È Il segno del perchè ogni giorno persone, di qualsiasi idea politica, mi chiedono di essere io a cambiarla. Io che come loro la amo e la voglio tollerante e civile".
Vediamo un po'.
Il Venticinque Aprile celebra la liberazione della penisola italiana dall'occupazione tedesca.
Si tratta di una festa che ha ricevuto pubblico ed ostentato disprezzo da buona parte della compagine "occidentalista" al potere fino all'altro ieri, quando un perentorio ordine del padrone ha imposto a scaldaseggiole, pornocrati e lacché di considerarla la "festa di tutti".
Lo stesso ostentato disprezzo che ha ricevuto, a reti unificate e per anni, la festa del Primo Maggio; roba del passato da seppellire alla svelta, insieme con la giustizia sociale e con quell'assurda pretesa che sono i diritti dei lavoratori. La tolleranza è ben radicata nella Firenze di adesso, non nell'incubo liberista che le prospettano gli "occidentalisti". Talmente radicata che un palloniere che si trova in squadra estimatori di quella eccellente scuola di convivenza civile e di tolleranza rappresentata da Corneliu Zelea Codreanu, "punto di riferimento comunitario" per i ggggiovani cooptati nel costituendo Piddì con la elle, può addirittura cavarsela semplicemente con un tavolino rovesciato e un paio di petardi.
La ciurma "occidentalista" di Firenze, a suo tempo, è stata pronta ad avallare le insistenti considerazioni secondo le quali il sangue sulle pareti della scuola Diaz a Genova era in realtà salsa di pomodoro; farà dunque bene a mostrarsi realista, ed a considerare episodi anche peggiori di questo entro i parametri dell'accettabilità.
Il 25 aprile alcuni appartenenti ad un corteo celebrativo che passava per il centro di Firenze hanno sparecchiato un gazebo propagandistico del palloniere candidato sindaco.
In una giornata di sondaggi per lui disastrosi gli hanno fatto un piccolo regalo, permettendo alla stampa amica (tutta) di dipingere il palloniere di ieri come vittima dell'intolleranza politica e di mettere in secondo piano le notizie inerenti i consueti ed assai più tollerati scambi di cortesie tra pallonieri di oggi, che nello stesso momento stavano coprendosi amichevolmente di bottigliate attorno al pallonaio di Campo di Marte.
Uno zero di nome Denis Verdini ha colto il destro per cianciare di militari in città ed altra roba da colonnelli greci; bisogna aver pazienza, lo pagano apposta.
Giovanni Galli invece è sbucato il mese scorso per rendere presentabili scaldatori di poltrone anche più bassi del Verdini, tra i quali si contano senza eccezione tutti i condensati di incompetenza, piccineria cattiva, insipienza, malafede cialtrona e perfetta integrazione "occidentale" che siamo andati stigmatizzando in questa sede. In quest'occasione, l'anziano palloniere si è espresso più o meno come segue:
"Un gesto preoccupante, tanto più perchè commesso nel giorno della festa di tutti". Così il candidato a sindaco del Pdl Giovanni Galli, ha commentato il lancio di fumogeni e petardi contro un gazebo dove si trovavano alcuni sui sostenitori. "È il segno di una città che non è più quella che i fiorentini vogliono. È Il segno del perchè ogni giorno persone, di qualsiasi idea politica, mi chiedono di essere io a cambiarla. Io che come loro la amo e la voglio tollerante e civile".
Vediamo un po'.
Il Venticinque Aprile celebra la liberazione della penisola italiana dall'occupazione tedesca.
Si tratta di una festa che ha ricevuto pubblico ed ostentato disprezzo da buona parte della compagine "occidentalista" al potere fino all'altro ieri, quando un perentorio ordine del padrone ha imposto a scaldaseggiole, pornocrati e lacché di considerarla la "festa di tutti".
Lo stesso ostentato disprezzo che ha ricevuto, a reti unificate e per anni, la festa del Primo Maggio; roba del passato da seppellire alla svelta, insieme con la giustizia sociale e con quell'assurda pretesa che sono i diritti dei lavoratori. La tolleranza è ben radicata nella Firenze di adesso, non nell'incubo liberista che le prospettano gli "occidentalisti". Talmente radicata che un palloniere che si trova in squadra estimatori di quella eccellente scuola di convivenza civile e di tolleranza rappresentata da Corneliu Zelea Codreanu, "punto di riferimento comunitario" per i ggggiovani cooptati nel costituendo Piddì con la elle, può addirittura cavarsela semplicemente con un tavolino rovesciato e un paio di petardi.
La ciurma "occidentalista" di Firenze, a suo tempo, è stata pronta ad avallare le insistenti considerazioni secondo le quali il sangue sulle pareti della scuola Diaz a Genova era in realtà salsa di pomodoro; farà dunque bene a mostrarsi realista, ed a considerare episodi anche peggiori di questo entro i parametri dell'accettabilità.