A pochi giorni dal ballottaggio di giugno 2009 per il sindaco di Firenze, una busta anonima consegna a tutti gli elettori una lettera da parte del comitato elettorale del candidato più "occidentalista" tra i due rimasti in lizza.
A pochi giorni dal voto di ballottaggio piove nelle cassette della posta dei fiorentini un'altra lettera del comitato elettorale di Giovanni Galli. Anche questa non richiesta, come la prima.
L'intestazione con foto del palloniere su fondo di carne sorridente e sciarpette da palloneria -palloneria e politica sono la stessa cosa, nel linguaggio "occidentalista": si tratta di vincere, non di amministrare o di essere responsabili di qualcosa- insiste su slogan da propaganda "occidentalista" in cui, stranamente, è assente la parola "libertà" e sono state omesse, sicuramente per non appesantire inutilmente il testo, gli altri due cavalli di battaglia: "sicurezza" e "degrado"; spicca invece lo "scegliere".
Nel complesso nulla di nuovo, né nel linguaggio né tantomeno nelle menzogne statuite ed erette a Verità rivelata, contestabile solo da qualche terrorista suscettibile di carcerazione preventiva.
Il 52.5% "ha già scelto di cambiare"? Può essere. Il risultato del primo turno svoltosi il 6 - 7 giugno mostra piuttosto un 68% degli elettori contrario al palloniere e alle sue liste, senza contare coloro che hanno scelto di non sporcarsi le mani con questa roba imboccando diritti la via dell'astensionismo.
Guardandosi bene dall'accennare a programmi o dal suggerire soluzioni, l'accolita di nullafacenti inquadrata nel "comitato elettorale" pallonistico si rivolge al lettore con fastidiosa familiarità e postula una Firenze "invasa dai tappetini [di che tipo, quelli da bagno o quelli per auto?], piena di traffico, buche nelle strade e deturpata da una tramvia che è una vera e propria sciagura".
Passare gli anni a contare buche nelle strade è valso ad un "occidentalista" esperto in hijab, lo Jacopo Bianchi che irridemmo a suo tempo, la cacciata da Palazzo Vecchio. Secondo la regola che vuole che in certi ambienti per far carriera si debba fare come l'aceto, il suo posto l'ha preso qualcuno del plotoncino di vitelloni di adamantina incompetenza che al contrario di lui ha impestato firenze di manifesti elettorali vecchio stile.
La tramvia in sede propria è un'opera indispensabile in una città come Firenze, e già funzionante da decenni in città più avanzate, come Tashkent o Kazan. Nel corso della campagna elettorale il piddì con la elle non ha fatto alcun cenno a soluzioni più realistiche per il trasporto pubblico, tranne un'esilarante proposta di metropolitana, proponendo la quale sono perfino riusciti a rimanere seri.
"Non si tratta più di votare per un partito o per un'area politica". Tradotto dal politichese: siamo assolutamente consci di fare schifo in maniera assoluta ed irrimediabile. Talmente consci che da tre mesi e per preciso ordine superiore abbiamo tappato la bocca a tutto il pollaio, mandando avanti solo il palloniere perché ci riparasse tutti quanti con la sua prestanza fisica di tutto rispetto. Vi imploriamo, continuate pure a dimenticarci, ancora per qualche giorno, votate il palloniere e poi vi godrete per cinque anni filati la magnificenza del padrone che sfila per Firenze col suo seguito da basso impero. Vedrete che differenza.
Si passa poi al taumaturgico intervento del palloniere sulla "crisi" e su i'ddegrado.
La "crisi" è fuori dalla portata di chiunque perché un'adesione minimamente coerente all'ideologia che ha permesso al padrone del palloniere di fare la carriera che ha fatto, postulerebbe il darwinismo economico: le realtà che non funzionano vadano allegramente a quel paese. La ricetta ha affascinato generazioni di incoscienti; non piace più, ora che in tanti si ritrovano dalla parte sbagliata del mirino? Affari vostri, tutto era perfettamente prevedibile; potevate pensarci prima invece di imbottirvi vita e cervello con la pornografia delle televisioni.
Contro i'ddegrado l'amministrazione comunale ha fatto dei mezzi miracoli, risanando zone del centro date per perse da decenni in mezzo al canaio ebete diffuso dai comunicati stampa di questa marmaglia, capacissima di mandare soldati armati di AR70 a dirimere i litigi da bar e al tempo stesso di gridare all'assassinio se qualcuno usa gli stessi sistemi a Caracas o a Tehran.
Il palloniere è contento comunque: "sono quasi il doppio quelli che hanno scelto il mio nome, dentro un simbolo, rispetto a quello del mio avversario". Bene, vediamo quanto c'è di vero.
Il piddì con la elle ha preso il 20%. La lista del palloniere, alleata con quello, il 9%. L'effetto palloniere, cui Giovanni Galli deve essenzialmente la propria (s)fortuna politica, c'è stato ma non gli ha fatto guadagnare neppure un voto, rivelando piuttosto che il piddì con la elle conta a Firenze su una rappresentanza talmente ributtante che anche l'elettorato ad essa ideologicamente vicino ha preferito, in un caso su tre, scegliere altri nomi alla prima occasione possibile.
La spettacolare chiusura di quella che non si saprebbe se chiamare raccomandazione, implorazione, ultimo avviso o ingiunzione fa riferimento ai "destini di una città intera", neanche ci fosse di mezzo un assedio stile Carlo V, ed ammonisce perentoria che "non ci saranno altre occasioni come questa". Nella persecutoria visione "occidentalista" la vittoria di un avversario significa la fine, il precipitare di ogni sorte, la fine della democrazia rappresentativa. Con il ballottaggio del 21 e del 22 giugno si potrà valutare l'obiettiva efficacia di questa strategia politica, che abbiamo ottimi motivi per augurarci molto al di sotto delle aspettative.
Nel complesso nulla di nuovo, né nel linguaggio né tantomeno nelle menzogne statuite ed erette a Verità rivelata, contestabile solo da qualche terrorista suscettibile di carcerazione preventiva.
Il 52.5% "ha già scelto di cambiare"? Può essere. Il risultato del primo turno svoltosi il 6 - 7 giugno mostra piuttosto un 68% degli elettori contrario al palloniere e alle sue liste, senza contare coloro che hanno scelto di non sporcarsi le mani con questa roba imboccando diritti la via dell'astensionismo.
Guardandosi bene dall'accennare a programmi o dal suggerire soluzioni, l'accolita di nullafacenti inquadrata nel "comitato elettorale" pallonistico si rivolge al lettore con fastidiosa familiarità e postula una Firenze "invasa dai tappetini [di che tipo, quelli da bagno o quelli per auto?], piena di traffico, buche nelle strade e deturpata da una tramvia che è una vera e propria sciagura".
Passare gli anni a contare buche nelle strade è valso ad un "occidentalista" esperto in hijab, lo Jacopo Bianchi che irridemmo a suo tempo, la cacciata da Palazzo Vecchio. Secondo la regola che vuole che in certi ambienti per far carriera si debba fare come l'aceto, il suo posto l'ha preso qualcuno del plotoncino di vitelloni di adamantina incompetenza che al contrario di lui ha impestato firenze di manifesti elettorali vecchio stile.
La tramvia in sede propria è un'opera indispensabile in una città come Firenze, e già funzionante da decenni in città più avanzate, come Tashkent o Kazan. Nel corso della campagna elettorale il piddì con la elle non ha fatto alcun cenno a soluzioni più realistiche per il trasporto pubblico, tranne un'esilarante proposta di metropolitana, proponendo la quale sono perfino riusciti a rimanere seri.
"Non si tratta più di votare per un partito o per un'area politica". Tradotto dal politichese: siamo assolutamente consci di fare schifo in maniera assoluta ed irrimediabile. Talmente consci che da tre mesi e per preciso ordine superiore abbiamo tappato la bocca a tutto il pollaio, mandando avanti solo il palloniere perché ci riparasse tutti quanti con la sua prestanza fisica di tutto rispetto. Vi imploriamo, continuate pure a dimenticarci, ancora per qualche giorno, votate il palloniere e poi vi godrete per cinque anni filati la magnificenza del padrone che sfila per Firenze col suo seguito da basso impero. Vedrete che differenza.
Si passa poi al taumaturgico intervento del palloniere sulla "crisi" e su i'ddegrado.
La "crisi" è fuori dalla portata di chiunque perché un'adesione minimamente coerente all'ideologia che ha permesso al padrone del palloniere di fare la carriera che ha fatto, postulerebbe il darwinismo economico: le realtà che non funzionano vadano allegramente a quel paese. La ricetta ha affascinato generazioni di incoscienti; non piace più, ora che in tanti si ritrovano dalla parte sbagliata del mirino? Affari vostri, tutto era perfettamente prevedibile; potevate pensarci prima invece di imbottirvi vita e cervello con la pornografia delle televisioni.
Contro i'ddegrado l'amministrazione comunale ha fatto dei mezzi miracoli, risanando zone del centro date per perse da decenni in mezzo al canaio ebete diffuso dai comunicati stampa di questa marmaglia, capacissima di mandare soldati armati di AR70 a dirimere i litigi da bar e al tempo stesso di gridare all'assassinio se qualcuno usa gli stessi sistemi a Caracas o a Tehran.
Il palloniere è contento comunque: "sono quasi il doppio quelli che hanno scelto il mio nome, dentro un simbolo, rispetto a quello del mio avversario". Bene, vediamo quanto c'è di vero.
Il piddì con la elle ha preso il 20%. La lista del palloniere, alleata con quello, il 9%. L'effetto palloniere, cui Giovanni Galli deve essenzialmente la propria (s)fortuna politica, c'è stato ma non gli ha fatto guadagnare neppure un voto, rivelando piuttosto che il piddì con la elle conta a Firenze su una rappresentanza talmente ributtante che anche l'elettorato ad essa ideologicamente vicino ha preferito, in un caso su tre, scegliere altri nomi alla prima occasione possibile.
La spettacolare chiusura di quella che non si saprebbe se chiamare raccomandazione, implorazione, ultimo avviso o ingiunzione fa riferimento ai "destini di una città intera", neanche ci fosse di mezzo un assedio stile Carlo V, ed ammonisce perentoria che "non ci saranno altre occasioni come questa". Nella persecutoria visione "occidentalista" la vittoria di un avversario significa la fine, il precipitare di ogni sorte, la fine della democrazia rappresentativa. Con il ballottaggio del 21 e del 22 giugno si potrà valutare l'obiettiva efficacia di questa strategia politica, che abbiamo ottimi motivi per augurarci molto al di sotto delle aspettative.