Pochi giorni dopo il ballottaggio di giugno 2009 Giovanni Donzelli ha un'altra delle sue geniali pensate, dalle quali dipendono la sua visibilità mediatica e, in ultima analisi, il suo reddito personale.
In città un'operazione della gendarmeria ha eliminato in una sola notte dalla scena quattro locali per pseudoricchi, da anni luogo di consumo di droghe pesanti. Il copione mandato a memoria dal Donzelli non prevede tempi morti, né se possibile il tirarsi la zappa sui piedi. La preda da denunciare viene dunque identificata in un innocuo negozietto di articoli di canapa, dietro ai cui gestori viene sguinzagliata la claque giornalaia. A distanza di qualche tempo dai fatti, ciò che davvero sorprende è che Giovanni Donzelli se la sia cavata con così poco.
L'episodio lascia il dubbio che Giovanni Galli non avesse molta cognizione di causa in merito a certi compagni di strada. Pazienza, il tempo per documentarsi non gli dovrebbe mancare.
Neanche il tempo di insediarsi e di provare cuscini, mezza minerale e poggiapiedi dei banchi di spettanza. Mentre a Prato Roberto Cenni può illustrare con calma come e qualmente si possa contribuire al risanamento del distretto tessile assecondando l'"occidentalismo" leghista -ronde e pattuglie di veterani dall'Afghanistan armati di fucili d'assalto come panacea d'ogni problema- Giovanni Galli deve registrare una prima testimonianza della sostanziale inutilità, della bassezza, dell'inconsistenza, della malafede, della pochezza, della impresentabilità e della venale idiozia di certi suoi compagni di strada, che già avevano nella pigrizia, nell'opportunismo e nell'incultura le loro uniche caratteristiche degne di nota. Gente che è riuscita a disgustare perfino lo zoccolo duro del proprio elettorato, che a cospetto della galleria di personaggi da brivido schierata dal piddì con la elle alle ultime elezioni amministrative ha travasato in un caso su tre il proprio voto sulla lista civica del palloniere.
Ricapitoliamo: Giovanni Donzelli, politicante privo di virtù memorabili, ha talmente tanto da fare a mantenersi carica e gettoni alluvionando i mass media di comunicati stampa che non ha ancora trovato il tempo di laurearsi, nonostante i tre lustri abbondanti di qualifica come "studente" universitario.
Per uno in queste condizioni, studiare e/o farsi la solita via crucis dei "colloqui" sarebbero gli unici due modi costruttivi per passare una mattinata di fine giugno evitando di essere sbranato da coscienza ed amor proprio. Chi non possiede nessuno dei due, ovviamente, può anche intraprendere con successo una carriera di partito. La generalizzata malora della vita pubblica e politica cui abbiamo assistito in questi anni permette a Giovanni Donzelli di campare da papa -anzi, da mago- alla faccia di chi lavora, inchiavardato da una legislatura a quell'altra ad uno scranno del Consiglio comunale.
A fine giugno fa caldo e a scaldare le poltrone di Palazzo Vecchio ci pensa il sole. Perché non fare una passeggiatina fino in via Leopardi accompagnato dagli amicissimi giornalisti? E' la "giornata mondiale contro le droghe", indetta dall'ONU e celebrata di solito nell'indifferenza generale... o quasi, visto che a Firenze hanno appena finito di ripulire il centro storico da una bracciata di "bella gente" con le mucose sporche di polverina bianca; ma quella non si può andare a disturbarla, perché si sa bene per chi vota.
Come cavarsela?
Ma sicuro: si va a rompere le uova nel paniere ai titolari di un negozietto del quale la stragrande maggioranza dei fiorentini non conosce neppure l'esistenza, anche perché non ha certo il robusto sostegno economico che permette alla gang di aspirapolvere di piazza Strozzi di farsi pubblicità a vagonate. Fatto sta che arriva lui con tre o quattro ragazzotti della stessa greppia, e improvvisa una concione apposta per le telecamere, che così posson far vedere i'ddegrado e l'insihurezza di Firenze anche ai pensionati di Casalpusterlengo e di Guardia Piemontese.
Come calcolato, i gestori non ci stanno: che vorranno mai questi sciamannati piovuti dal nulla con imbrattacarte al séguito, in una mattina qualunque!?
Tempo due minuti, dunque, e Giovanni Donzelli può far arrivare i suoi amici della gendarmeria, che a Firenze sono gli unici individui cui è tollerabile relazionarsi con un elemento del genere e che probabilmente non possono fuggirne la frequentazione soltanto in considerazione dell'ufficio pubblico ricoperto. I gendarmi arrivano in tempo per verbalizzare gli schiaffi a mano piena rimediati nel corso della virile azione di ristabilimento delle patrie virtù. Tutta roba in conto, visto che mettere in atto una pensata come questa, telecamere amiche o no, può tranquillamente comportare l'essere oggetto di reazioni ben più determinate ed incisive.
Siamo soltanto ai primi giorni della legislatura. Se gli eventi seguissero un climax crescente, la prossima uscita pubblica -con o senza amici e telecamere- di Giovanni Donzelli potrebbe finire a calci, quella dopo ancora a bastonate... insomma: pur di acquistare una visibilità mediatica da tradurre in consenso e quindi in lustri trascorsi lontano dalla vendemmia, dalla solfatara, dalla pulitura stive, dalla cava, dalla fonderia, dal cantiere stradale, dalla filanda e dalla stasatura canali cui un destino meno ingiusto lo avrebbe senza dubbio destinato per l'intera durata dei suoi giorni -per tacere dell'aborrita commissione di laurea, da evitare con ogni mezzo-Giovanni Donzelli rischia di rimetterci parecchio in salute fisica.
In città un'operazione della gendarmeria ha eliminato in una sola notte dalla scena quattro locali per pseudoricchi, da anni luogo di consumo di droghe pesanti. Il copione mandato a memoria dal Donzelli non prevede tempi morti, né se possibile il tirarsi la zappa sui piedi. La preda da denunciare viene dunque identificata in un innocuo negozietto di articoli di canapa, dietro ai cui gestori viene sguinzagliata la claque giornalaia. A distanza di qualche tempo dai fatti, ciò che davvero sorprende è che Giovanni Donzelli se la sia cavata con così poco.
L'episodio lascia il dubbio che Giovanni Galli non avesse molta cognizione di causa in merito a certi compagni di strada. Pazienza, il tempo per documentarsi non gli dovrebbe mancare.
Neanche il tempo di insediarsi e di provare cuscini, mezza minerale e poggiapiedi dei banchi di spettanza. Mentre a Prato Roberto Cenni può illustrare con calma come e qualmente si possa contribuire al risanamento del distretto tessile assecondando l'"occidentalismo" leghista -ronde e pattuglie di veterani dall'Afghanistan armati di fucili d'assalto come panacea d'ogni problema- Giovanni Galli deve registrare una prima testimonianza della sostanziale inutilità, della bassezza, dell'inconsistenza, della malafede, della pochezza, della impresentabilità e della venale idiozia di certi suoi compagni di strada, che già avevano nella pigrizia, nell'opportunismo e nell'incultura le loro uniche caratteristiche degne di nota. Gente che è riuscita a disgustare perfino lo zoccolo duro del proprio elettorato, che a cospetto della galleria di personaggi da brivido schierata dal piddì con la elle alle ultime elezioni amministrative ha travasato in un caso su tre il proprio voto sulla lista civica del palloniere.
Ricapitoliamo: Giovanni Donzelli, politicante privo di virtù memorabili, ha talmente tanto da fare a mantenersi carica e gettoni alluvionando i mass media di comunicati stampa che non ha ancora trovato il tempo di laurearsi, nonostante i tre lustri abbondanti di qualifica come "studente" universitario.
Per uno in queste condizioni, studiare e/o farsi la solita via crucis dei "colloqui" sarebbero gli unici due modi costruttivi per passare una mattinata di fine giugno evitando di essere sbranato da coscienza ed amor proprio. Chi non possiede nessuno dei due, ovviamente, può anche intraprendere con successo una carriera di partito. La generalizzata malora della vita pubblica e politica cui abbiamo assistito in questi anni permette a Giovanni Donzelli di campare da papa -anzi, da mago- alla faccia di chi lavora, inchiavardato da una legislatura a quell'altra ad uno scranno del Consiglio comunale.
A fine giugno fa caldo e a scaldare le poltrone di Palazzo Vecchio ci pensa il sole. Perché non fare una passeggiatina fino in via Leopardi accompagnato dagli amicissimi giornalisti? E' la "giornata mondiale contro le droghe", indetta dall'ONU e celebrata di solito nell'indifferenza generale... o quasi, visto che a Firenze hanno appena finito di ripulire il centro storico da una bracciata di "bella gente" con le mucose sporche di polverina bianca; ma quella non si può andare a disturbarla, perché si sa bene per chi vota.
Come cavarsela?
Ma sicuro: si va a rompere le uova nel paniere ai titolari di un negozietto del quale la stragrande maggioranza dei fiorentini non conosce neppure l'esistenza, anche perché non ha certo il robusto sostegno economico che permette alla gang di aspirapolvere di piazza Strozzi di farsi pubblicità a vagonate. Fatto sta che arriva lui con tre o quattro ragazzotti della stessa greppia, e improvvisa una concione apposta per le telecamere, che così posson far vedere i'ddegrado e l'insihurezza di Firenze anche ai pensionati di Casalpusterlengo e di Guardia Piemontese.
Come calcolato, i gestori non ci stanno: che vorranno mai questi sciamannati piovuti dal nulla con imbrattacarte al séguito, in una mattina qualunque!?
Tempo due minuti, dunque, e Giovanni Donzelli può far arrivare i suoi amici della gendarmeria, che a Firenze sono gli unici individui cui è tollerabile relazionarsi con un elemento del genere e che probabilmente non possono fuggirne la frequentazione soltanto in considerazione dell'ufficio pubblico ricoperto. I gendarmi arrivano in tempo per verbalizzare gli schiaffi a mano piena rimediati nel corso della virile azione di ristabilimento delle patrie virtù. Tutta roba in conto, visto che mettere in atto una pensata come questa, telecamere amiche o no, può tranquillamente comportare l'essere oggetto di reazioni ben più determinate ed incisive.
Siamo soltanto ai primi giorni della legislatura. Se gli eventi seguissero un climax crescente, la prossima uscita pubblica -con o senza amici e telecamere- di Giovanni Donzelli potrebbe finire a calci, quella dopo ancora a bastonate... insomma: pur di acquistare una visibilità mediatica da tradurre in consenso e quindi in lustri trascorsi lontano dalla vendemmia, dalla solfatara, dalla pulitura stive, dalla cava, dalla fonderia, dal cantiere stradale, dalla filanda e dalla stasatura canali cui un destino meno ingiusto lo avrebbe senza dubbio destinato per l'intera durata dei suoi giorni -per tacere dell'aborrita commissione di laurea, da evitare con ogni mezzo-Giovanni Donzelli rischia di rimetterci parecchio in salute fisica.