Tirare sui rom, l'abbiamo asserito spesso, in teoria è un po' come tirare sulla Croce Rossa: reddito elettorale immediato e gazzette piene. Nell'ottobre 2009 Stefano Alessandri e Massimo Pieri, consiglieri comunali a Firenze per il piddì con la elle, rilanciano le solite parole d'ordine visto che di mussurmani camicàzze in città, dal 2001 ad oggi, non se n'è visto nemmeno uno.


La natura del quotidianello "IlFirenze", purtroppo risanato dallo stato disastroso in cui si trovava a fine luglio da una sconsiderata iniezione di nuovi capitali, è quella di fare da cassa di risonanza a qualsiasi sistema gli esponenti del piddì con la elle fiorentino riescano ad escogitare pur di giustificare la poltrona che occupano. In questo esiste una certa corrispondenza biunivoca per cui ora è il micropoliticante a fornire l'assist al gazzettiere, ora è il gazzettiere a fornire lo spunto al micropoliticante. Purtroppo entrambi spaziano soltanto sulla sihurezza e su i'ddegrado, con esiti il più delle volte tra il comico e l'avvilente: non è certamente da invidiare chi passa giornate intere, per anni, in questo modo.
Da "IlFirenze" Massimo Pieri ha saputo che gli ebrei i rom del campo dell'Olmatello sarebbero debitori di centocinquantamila euro di acqua potabile. Sull'argomento tornano, citando la medesima e -eloquentemente- unica fonte, anche Marco Stella e Stefano Alessandri.
Il piddì con la elle, oltre alle buche nell'asfalto, è specializzato anche nel fare i conti in tasca agli altri: un segno rivelatore della mentalità "occidentale" secondo la quale il denaro è metro unico dell'esistente. Benissimo: e allora parliamone davvero, di soldi.
La premessa da fare è che i beni primari come l'acqua dovrebbero essere gratuiti per tutti: se gli abitanti dell'Olmatello la paghino o meno, non è questione che ci interessi, visti gli usi assai più discutibili del pubblico denaro che andremo adesso ad illustrare, con qualche esempio neppure tra i peggiori. Massimo Pieri? Massimo Pieri è familiare ai nostri lettori per il sionismo spicciolo di certe sue dichiarazioni e per una missione istituzionale in AmeriKKKa nel corso della quale sottoscrisse una frenastenica dichiarazione in favore della "guerra al terrorismo". Ecco, quanto sia costato ai contribuenti questo exploit non è dato saperlo.
Tanto per rimanere al caso di Firenze, costa denaro -e molto- anche la sorveglianza perenne cui è sottoposta la sinagoga di via Farini, che non è una sede diplomatica sionista ma un luogo di culto che nessuno si è mai sognato di minacciare. Gli unici a procurare danni estesi alla comunità ebraica fiorentina sono stati, nel corso del secondo conflitto mondiale, i combattenti di una parte che il governo dello stato che occupa la penisola italiana sta da anni facendo di tutto per riabilitare. Ovviamente siamo sicuri che la proposta di togliere la sorveglianza alla sinagoga accenderebbe un coro indignato di ciarle, con rapidità fulminea.
Col denaro pubblico, e con tanto fervido sostegno da parte del piddì con la elle, si paga la partecipazione all'occupazione dell'Afghanistan. Pare che i soldati inviati in zona dallo stato che occupa la penisola italiana si aggirino sui duemilacinquecento.
Mantenere un solo soldato nel carnaio afghano, ci spiega il 16 ottobre un Corriere della Sera non certo famoso per le sue posizioni naziislamocomunisteterogay, costa agli yankee 2740 dollari al giorno. Per lo stato che occupa la penisola italiana, i costi in totale si aggirano attorno al miliardo di euro l'anno. Quante bollette dell'acqua si pagherebbero con una simile cifra?
La guerra è una cosa dove si ammazza e si muore, quando non si torna mutilati e distrutti in maniera anche peggiore. Le menzogne mediatiche somministrate ai sudditi dello stato che occupa la penisola italiana sorvolano sistematicamente su un dato tanto elementare, preferendo insistere sulle passeggiate militari di Ignazio la Russa che si pavoneggia nell'ordinanza nuova. Sottolineare quanto costino care queste passeggiatine suona anche indelicato: esclude dal conto il sangue versato e quello ancora da versare.

Curiosamente, il 16 ottobre 2009 è sempre il Corriere della Sera a mostrare un piccolissimo esempio di quali sono le conseguenze strumentali della "legge", dell'"ordine" e della statolatria da tre soldi che promana da ogni parola, da ogni gesto, da ogni intenzione espressa dagli esponenti del piddì con la elle, al lavoro frenetico per la carcerazione dell'intero esistente.
In un articolo che tratta di una di quelle volte in cui i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana ebbero la peggio, si illustrano le legalissime tasse e le legalissime vessazioni con cui la Libia rivoluzionaria cominciò a far loro intorno terra bruciata, fino a rendergli la vita impossibile.

«Un giorno si inventarono la tassa sul balcone, quello dopo una tassa sulla porta d’ingresso, se sporgeva sulla strada, un altro pure la tassa sul cane... Ore e ore di fila agli sportelli solo per ‘‘documentare’’ di non aver mai avuto cani in famiglia...».