Firenze. Una querelle brevissima, nel settembre 2010, riporta per un attimo alla ribalta Franco Zeffirelli, regista di passati e dimenticati meriti ed icona "occidentalista".

In ambiente "occidentalista" la cultura viene sostanzialmente considerata roba di cui vergognarsi ed il suo unico utilizzo accettabile è con ogni evidenza quello di fungere da mero strumento per il rinforzo delle convinzioni costruite e fatte radicare dalla propaganda. Per chi ne faccia un uso differente è pronta la solita e ristretta gamma di stigmi: cattocomunisti, sessantottini, tuttologi, brigatisti. Più in là gli imbrattacarte del parodistico kulturkampf "occidentalista" non ci vanno, e sì che simile razzumaglia avrebbe anche l'ardire di considerarsi la punta di diamante dell'"Occidente" in uno "scontro di civiltà" ampiamente inventato. Uno "scontro di civiltà" in cui in ogni caso i propagandisti "occidentali" e ancora di più il loro pubblico stanno molto giustamente e molto prevedibilmente incassando una serie impressionante di fiaschi, sconfitte e delusioni, per intero attribuibili alla cialtroneria, al pressappochismo, alla sicumera e all'entusiasmante faccia tosta con cui hanno abbracciato cause che non avevano né le competenze, né la comprensione, né il titolo né la virtù per fare proprie.
Con un sistema valoriale così impostato, è logico che qualunque altra cosa, in primis le spese militari, vengano prima di tutto un resto di cui ci si vanta di non capire l'utilità; con lodevole coerenza, nel febbraio 2005, le gazzettine "occidentaliste" riprendevano l'asserzione di uno che farebbe ancora oggi il primo ministro nello stato che occupa la penisola italiana, e che statuiva indispensabile il finanziare qualche concerto rock in meno e l'aprire qualche asilo in più. La marmaglia in cravatta che spiega ai sudditi come la devono pensare approvò le parole del padrone con la dovuta gravitas. All'inizio di settembre di cinque anni dopo, con l'abituale virata di centoottanta gradi, la "cultura" viene invece considerata un tema di primaria importanza dalle principali gazzette dell'"occidentalismo" fiorentino. Dalle paginette de "La Nazione" un certo Franco Zeffirelli, regista dai passati, pregressi e soprattutto dimenticati meriti, avrebbe annunciato sdegnatissimo la ricerca di un'altra e più meritevole sede per il suo non meglio specificato "patrimonio... messo insieme negli oltre 60 anni di una esplosiva carriera in tutti i settori dell’arte dello spettacolo". Il motivo? Questo signore avrebbe saputo che la cifra di milioni uno ed euro ottocentomila, da lui generosamente considerata appena sufficiente a realizzare una nebulosa "scuola per tutti coloro che, nel mondo, intendono dedicare la propria attenzione, se non la propria vita, all’arte dello spettacolo", avrebbe dovuto spartirla anche con altre iniziative culturali.
La cosa suggerisce almeno due considerazioni, che avremo cura di esporre nella maniera più impietosa possibile. La prima è che, se una mole non indifferente di denaro pubblico viene considerata appena un'inezia, è probabile che cotanto patrimonio sarà anche inestimabile, ma deve anche avere una natura essenzialmente spirituale.
La seconda è che, "occidentalisti" nonostante, già esistono scuole e corsi universitari di ogni genere dedicati alla formazione di chiunque intenda dedicarsi all'arte dello spettacolo. Va notato che solitamente gli iscritti ai corsi ed alle scuole suddette sono oggetto di dileggio da parte di corifei e servi "occidentalisti" di vario ordine e stipendio, per non parlare dei settori più tetri, rancorosi e incattiviti del loro pubblico di sudditi.
"Il Giornale della Toscana", già costretto a masticare amaro avendo questo Zeffirelli scelto un'altra gazzetta per veder pubblicate le proprie ragioni, dimentica per un giorno di frignare, ciarlare ed inveire in merito all'uso del denaro pubblico e fa scrivere a un Gianluca Tenti quanto segue.


Firenze perde l’archivio di Zeffirelli. Il capolavoro di Domenici e Renzi.
Così la sinistra uccide la cultura. Il Maestro voleva donare alla città la sua eredità artistica. Il Comune indicò un complesso alle Cascine. Poi ha stanziato briciole. Il sindaco? Si è distratto Una vergogna. L’ennesima. Una ferita che gronda lacrime di sangue. Firenze umiliata, ancora una volta, dalla sinistra. Incapace di gestire la cultura avvezza com’è, ormai da troppo tempo, a distribuire prebende in forma di spezzatino: un tanto all’Arci. Totalmente inadatta. E pensare che Renzi ha pure rivendicato, nel caldo agostano, lo ius sulla gestione del David. Ma per cortesia...

Motivi per sghignazzare ce ne sarebbero a iosa, se pensiamo che la stessa gazzettina ha per anni ospitato ogni collodio che la politicanza "occidentalista" abbia secreto in merito alle "bollette dei centri sociali" e ad altra roba del genere. In tutto l'articolo, che si estende per un paio di pagine, il milione ed ottocentomila euro della lettera si ridimensiona ad ottocentomila euro soltanto; chi avrà ragione?
Lo scritto di Gianluca Tenti imperversa poi elencando assegnazioni di denaro pubblico che se riconducibili a personaggi "occidentalisti" sarebbero senza alcun dubbio stati presentati come eleganti iniziative di omaggio a qualità privilegiata, e ricorda il sodalizio tra la "incommensurabile" Oriana Fallaci e Franco Zeffirelli, lamentando il malo trattamento riservato ad entrambi da parte dei personaggi istituzionali fiorentini.
Pessima idea.
Pessima idea perché in molti, ivi compreso chi scrive, ricordano assai bene il trattamento riservato al sodalizio Fallaci-Zeffirelli in occasione di una delle ultime uscite mediatiche del duo avvenuta in occasione del Social Forum del 2002.
Un trattamento che fu, dal punto di vista istituzionale, impeccabile.
Fallaci Oriana, che di incommensurabile aveva solo l'ipertrofia del proprio ego, si presentò a Firenze obbligando chi di dovere a prendere tutte le precauzioni necessarie ad evitare che i fiorentini le chiedessero conto di persona, e in modo perentorio, di un certa e non richiesta lettera "aperta" in cui esponeva la propria weltanschauung imbevuta di ideazioni a contenuto persecutorio e si rammaricava, neanche tanto tra le righe, che di morti al G8 di Genova ce ne fosse stato uno solo. Zeffirelli Franco, da parte sua, minacciò ad esclusivo beneficio delle gazzette amiche di "incatenarsi al Ponte Vecchio". Naturalmente non accadde nulla, ma ricordiamo benissimo di essere capitati in conversari in cui molte persone disponibilissime ad aiutarlo nell'impresa vantavano i pregi di vari modelli di lucchetti, flessibili e saldatrici reperibili in commercio.
La discrepanza, purtroppo non forte quanto sarebbe stato giusto, ci fu allora e continua a tutt'oggi ad esserci tra il comportamento istituzionale e la considerazione comune di cui questi due soggetti godono, vivi o morti che siano. A differenza dei loro rappresentanti istituzionali, i fiorentini hanno giustamente riservato a questa gente quella gelida indifferenza che contrassegna l'avvenuto e forse irreparabile distacco tra una sedicente élite, abituata ad un tenore di vita insultante, a frequentazioni sociali sideree e ad una condotta da bambinetti viziati, ed il resto di una popolazione ormai incline a lasciare che elementi del genere cuociano in santa pace nel proprio brodo.
Il perché di un atteggiamento tanto condiviso è presto spiegato. Gli episodi di cui sopra risalgono ad un periodo di tempo molto ben definito e comprendente grosso modo il mese di ottobre del 2002. In realtà, da decenni a questa parte non sono praticamente esistiti presa di posizione, asserzione, parere o proposito irrealistico, irritante, demenziale o semplicemente schifoso che certi viziati "occidentalisti" da boutique di lusso non abbiano propagandato, ostentato e condiviso; ora, se non si vuole essere stigmatizzati, segnati a dito ed evitati come lebbrosi, di norma è sufficiente comportarsi in modo da non meritare di essere stigmatizzati, segnati a dito ed evitati come lebbrosi. Lamentarsene a cose fatte pecca di scarso realismo.

A differenza di quanto avremmo fatto noi Matteo Renzi, nel 2010 sindaco di Firenze, ha creduto bene di sprecare tempo e carta per replicare a Franco Zeffirelli, che già che c'era ne ha approfittato per lamentarsi: "Visto come Firenze ha trattato Oriana, figuriamoci cosa farà per me".

La querelle non poteva svolgersi in giorni più indicativi della correttezza e della fondatezza di certe posizioni; il presidente amriki inizia alla fine di agosto 2010 il ritiro del grosso delle truppe d'invasione da un Iraq distrutto e neanche lontanamente somigliante agli obiettivi del democracy export tanto amato dagli "occidentalisti" da ristorante. Intanto, anche i più ciechi sono costretti a rendersi conto della vastità e della insondabilità della palude afghana. Dieci anni di "politica muscolare" hanno fatto della sedicente "unica superpotenza mondiale" un paese come un altro, dove qualcosa come quaranta milioni di persone hanno in tasca una tessera annonaria. E quando per tanti decenni si è dettata l'agenda politica e culturale del mondo, sul podio non esistono secondi gradini sui quali accomodarsi: si precipita direttamente nel fango.
L'umanità che a Firenze si ritrovò nel 2002, quando la democratizzazione del mondo a mezzo di bombardieri intercontinentali era in piena e rosea messa a punto, ha assistito con calma alla realizzazione delle proprie previsioni. Impossibile non ricordare come il milione di persone che parteciparono al Social Forum fu accolto dal fuoco di fila gazzettiero che Zeffirelli e Fallaci non persero occasione per alimentare; ovvio che attribuire esclusivamente a loro il clima irrespirabile che permea da lustri la vita pubblica nella penisola italiana sarebbe far loro troppo onore e troppo onere; ma dal momento che l'"occidentalismo" fiorentino ne ha fatti i propri maitres à penser è bene che si rilegga, ad esplicito fine di ludibrio, proprio una lettera che questo Zeffirelli ebbe l'avventata idea di spedire al "Corriere della Sera", allora come ora braccio mediatico della faccia presuntamente più rispettabile dell'"occidentalismo".
Si dia dunque la parola al protagonista, intento anch'egli, dopo aver barzellettisticamente statuito la alterità degli spiriti più consapevoli del tempo rispetto al resto della popolazione, ad augurarsi nemmeno troppo tra le righe che finalmente la gendarmeria facesse una strage di quegli ingrati e terroristi e nogglòbal e islamoanarcocattonazicomunisti e verdirossineri. I bei risultati per sessant'anni di impegno per il mondo dell'arte.

«Salvate Firenze dai no global Mandateli tutti a Viareggio»
Franco Zeffirelli: chi non rispetta la città va preso a cinghiate. Il raduno dal 6 al 10 novembre

Caro direttore, questa patata bollente del raduno dei no-global a Firenze comincia a scottare le dita a parecchia gente. Il governo ha certamente preso decisioni forti, ma il pericolo che corre una città tanto cara al cuore di ogni cittadino civile del mondo richiede misure di emergenza che potranno essere sembrate offensive al prefetto Serra. Lo possiamo capire, però: questo alto funzionario, esempio di civiltà e correttezza, è stato anche lui vittima di una diffusa speranza di poter trovare un' intesa civile con questi gruppi senza regole né leggi che oggi promettono rispetto verso la città per poi metterla, domani, a ferro e fuoco come hanno fatto dovunque si siano affacciati. Come se non bastasse, tutto questo dovrebbe succedere in un momento storico in cui sono drammaticamente in gioco i destini del nostro pianeta. La presenza di questa folla che contiene cellule violente e bellicose (in numero «difficile da calcolare») è proprio l' ultimo problema di cui Firenze e l' Italia avevano bisogno. Una patata bollentissima davvero. Lo avevano subito capito tutti, meno che il primo cittadino, Leonardo Domenici, e il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini. E' stato fatto perfino un referendum in cui i tre quarti dei fiorentini hanno espresso un parere contrario. Niente da fare; i due amministratori sono stati ciechi e sordi ad ogni consiglio, illudendosi di poter tenere a bada questi gruppi tanto diversi e riportarli nel seno della comunità civile. E allora che si può fare? Lo sgomento sta prendendo tutti, perché le idi di novembre incombono. Si pensa addirittura, con la scusa di «lavori in corso», di proteggere i tesori più esposti come si fece durante la guerra. Qualcuno dice, giustamente, che sarebbe un insulto all' immagine della nostra identità democratica. Come sarebbe un insulto anche la serrata dei negozi e delle attività commerciali minacciata dai fiorentini per i giorni del raduno. Insulto, d' accordo, ma che devono fare allora? Lasciare che questi energumeni sfascino Ponte Vecchio, via Tornabuoni, l' antico e il nuovo centro? La nostra sola consolazione sarà quella di chiamare il sindaco e il presidente della Regione a rispondere per quello che potrà succedere. Ma sarà una ben magra soddisfazione. Io mi trovo in questi giorni a New York e ho visto con i miei occhi come è governata e difesa, e come i diritti dei cittadini siano protetti. Una questione come quella posta dai no-global non sarebbe stata neppure recepita. E in ogni caso la New York Police avrebbe saputo mostrare una grinta e un' autorità in confronto alle quali i modesti tentativi delle nostre forze dell' ordine per far rispettare le leggi sono una pallida ombra. Firenze appartiene alla cultura e alla civiltà del mondo: quelli che non la rispettano e che la minacciano dovrebbero essere presi a cinghiate, proprio come si vide fare da un padre esasperato ne I vitelloni di Fellini. Ora lo Stato italiano fa finalmente la voce grossa, sia pure, mi sia permesso, un po' tardivamente. Ci risulta infatti che questi vili «kamikaze» si stiano già organizzando in Toscana da un bel po' di tempo, sparsi in ville e agriturismi del Chianti (affittati, pare, fino al primo di novembre), e che una fitta rete di appoggio in città è già pronta: tombini, rifugi di extracomunitari sicuramente di fede islamica pronti ad aiutare, e quant' altro, perché questi violenti abbiano a portata di mano i loro arnesi e i loro travestimenti. Sono fatti e informazioni precise, non pettegolezzi. Bloccare alle frontiere i sospetti è un modo di prendere in mano la situazione, anche se non si può più nulla contro coloro che sono già arrivati.
Auguriamoci che i cittadini italiani siano solidamente e consapevolmente solidali. Quelli di tutto il mondo certamente lo saranno e apprezzeranno la forza, l' intelligenza e il coraggio di questo governo che ha difeso una città che appartiene a tutto il mondo. Se poi questi «bravi ragazzi», con diversi obiettivi e strategie, vogliono ritrovarsi pacificamente insieme per capirsi, per farsi conoscere e rispettare, come molti di loro affermano, scelgano comunque un altro scenario. Che ne so? Viareggio, per esempio. È sempre in Toscana ed è strutturata e preparata caratterialmente ad ospitare e a tenere a bada un «carnevale». Ma i viareggini lo vorranno?

(21 ottobre 2002)