Fine novembre 2010. Un discutibile articolo su un giornalino scolastico. E Bartolomeo Tagliaferri si trova consegnato alla -relativa- eternità di Google.

Un giornalino scolastico on line di Firenze ha pubblicato, nel novembre 2010, il testo che segue.
DeGenerAzione dovrebbe in qualche modo rappresentare l'utenza del Liceo Scientifico Castelnuovo.
A giudicare dai commenti raccolti a tutt'oggi da questo scritto, è probabile che a ritenere rappresentativa anche questa roba siano relativamente in pochi.

CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE
21 11 2010
Di Tagliaferri Bartolomeo

Qualche giorno fa, sui giornali locali, è uscita la notizia della richiesta da parte della comunità islamica fiorentina per la costruzione di una moschea in città, come punto di ritrovo di importanza anche regionale, per tutti i fedeli.
La notizia ha suscitato opposte reazioni anche tra i cittadini, divisi sulla possibilità di dare a queste persone un luogo dove praticare il loro culto.
Molti sono i motivi per i quali questa domanda non può essere per noi accolta; il più importante riguarda i principi stessi dell’islamismo, che noi reputiamo essere fondamentalmente una religione violenta, che fin dalla sua nascita è stata esportata con la forza e le armi, cercando di sopprimere le altre fedi che vi si opponevano.
Ancora oggi numerose frange estremiste, e non solo, continuano ad uccidere in nome del loro dio, Allah, per il quale sono pronti a farsi esplodere, se questo comporta la morte di molti “infedeli”.
E quale modo migliore ci potrebbe essere per arruolare altri “difensori della fede islamica”, se non dare a loro il permesso di riunirsi e di far propaganda anche qui in Occidente?
Gli attentati a Londra e Madrid sono stati fatti da islamici che avevano la residenza in quegli stessi Paesi.
Perché noi dovremmo cercare il dialogo ed essere comprensivi e tolleranti con persone che vogliono annullare la religione cristiana, quindi la nostra cultura ed il nostro modo di pensare, che comunque sono stati condizionati da essa negli anni, per soppiantarla con la loro?
Noi siamo una nazione democratica, quindi è nostro dovere accettare tutte le religioni, però non ci sembra giusto che noi si debba far costruire a loro moschee, quando, se nei Paesi mussulmani, ti trovano con una Bibbia in mano ti linciano?
Il dialogo deve essere minimo tra due parti, non possiamo solo fare concessioni senza riceverne, solo per dimostrare che noi siamo “i buoni”.
Concedendo libertà alla loro religione dobbiamo esigerla per la nostra: questa è democrazia.
Noi le prime mosse le abbiamo fatte, siamo andati incontro alla religione islamica: la libertà di culto noi la concediamo a tutti ed è giusto così.
Ma prima di far costruire un minareto accanto al campanile di Giotto, vorremmo quantomeno poter tranquillamente portare una croce al collo dovunque nel mondo senza il rischio di perdere la testa.
Non dobbiamo essere costretti a togliere il crocifisso dalle aule delle scuole per non offenderli: siamo a casa nostra e la precedenza ce l’ha il cristianesimo, che da 2000 anni fa parte di noi, della nostra cultura e che implicitamente ha condizionato il nostro stile di vita.
Democrazia non è rinunciare a ciò che ci caratterizza, ma rispettare chi la pensa diversamente, esigendo a nostra volta rispetto.
Noi non siamo razzisti: abbiamo solo paura che, a forza di concessioni gratuite e non ricambiate, queste persone si prendano gioco di noi approfittando della nostra eccessiva “bontà”.
Questa religione ci deve dimostrare coi fatti di essere pronta ad un dialogo, a rinunciare alla sua intransigenza, e non ci costringa a modificare per loro la nostra fede con la forza.

Adesso sembra già incredibile, ma pochi anni fa robe simili godevano di pubblicazione in prima pagina e le principali gazzette del "paese" conferivano ad esse il crisma di uniche interpretazioni possibili del reale, auspicando l'emarginazione e possibilmente la repressione di chiunque osasse riderne.
E già allora, riderne avrebbe significato accordar loro perfino troppo credito.
Adesso, scomparsa senza lasciare alcun rimpianto la principale divulgatrice di tante criminali idiozie, dopo due guerre perdute ed una consapevolezza di tempi ancora peggiori di là da venire, c'è se mai da chiedersi come sia stato possibile accordare ai propalatori di roba del genere un brandello anche minimo di autorevolezza.
Il Credere, Obbedire, Combattere qui riportato non è che un tardo epigono del genere letterario appena ricordato.
Chi scrive non teme affatto un'ipotetica "islamizzazione" della società, per il motivo puro e semplice che non ha mai avuto alcun torto da gente che prega il venerdi, non beve vino e non apprezza la carne di maiale. La costruzione di una moschea a Firenze non ci creerebbe dunque il minimo fastidio: da parecchio tempo siamo andati suggerendo a questo proposito la chiusura del quotidiano "La Nazione", la demolizione della sua sede in piazza Ghiberti e la sua sostituzione con un edificio di culto degno della città di Firenze, come degna della città di Firenze si volle fosse, a suo tempo, la sinagoga di via Farini. Tempo fa identificammo anche un possibile modello architettonico nella Behram paşa Camii di Diyarbakir, ed il rendering del progetto proposto qualche mese dopo sembra averlo pienamente accolto. La costruzione secondo noi dovrebbe essere finanziata con denaro pubblico esplicitamente distolto dalle spese militari e di "ordine pubblico": basterebbe ridurre di qualche centinaio di unità le pletoriche gendarmerie esistenti per reperire le risorse necessarie a costruire qualcosa di simile in ogni città della penisola.
Entrando nel merito del testo, è superfluo notare che "i principi stessi dell'islamismo", che Tagliaferri Bartolomeo (prima il cognome e poi il nome, come in caserma, come a scuola, come in galera: tre realtà pressoché identiche) evita con cura di elencare, fanno riferimento a tutt'altro.
L'Islam richiede al credente una vita materiale sobria ed essenziale, ovvia conseguenza del rispetto dei cinque pilastri che chiunque intenda anche solo sfiorare certe questioni dovrebbe conoscere nel dettaglio. Non è questa la sede per un excursus su un millennio e mezzo di storia, quindi ci limitiamo a ricordare che l'Islam si diffuse in modo relativamente veloce nei territori conquistati a partire dal VII secolo soprattutto perché gli imperi che precedentemente li occupavano avevano fatto l'impossibile per non lasciare nostalgie.
Con l'eccezione di un unico, sospetto e maldestro caso, nessun rappresentante di alcuna "frangia estremista" ha commesso alcunché nel territorio controllato dallo stato che occupa la penisola italiana. Altrove le cose non stanno nello stesso modo, per motivi che hanno molto a che vedere con la prevaricazione e l'arroganza "occidentale" e poco con le questioni religiose.
Tagliaferri Bartolomeo pensa che per "riunirsi e far propaganda" chicchessia abbia bisogno nientemeno che del suo permesso. Lasciamoglielo pure credere, augurandogli una delusione dolorosa, repentina e di vasta portata.
Le nostre esperienze in Medio Oriente, nell'Africa settentrionale, nella penisola arabica ed in Asia centrale non ci hanno mai fatto incontrare nessuno che fosse deciso a "ad annullare la religione cristiana": di qui il sospetto che gli "occidentalisti" tendano a costruire una realtà a proprio uso e consumo anche in questo caso.
Dopo essersi tanto mal dipanato per qualche rigo, l'articoletto arriva al suo climax:

Noi siamo una nazione democratica, quindi è nostro dovere accettare tutte le religioni, però non ci sembra giusto che noi si debba far costruire a loro moschee, quando, se nei Paesi mussulmani, ti trovano con una Bibbia in mano ti linciano?

"Noi" chi?
Il resto della frase è da additare al ridicolo, puramente e semplicemente, a partire dal mussulmani.
Tra l'altro, sul fatto che Tagliaferri Bartolomeo disponga di una Bibbia non ci sentiremmo certo di giurare: men che meno giureremmo su una sua conoscenza, anche superficiale, di quanto vi è scritto.
Le righe che seguono quelle su riportate riescono, se possibile, a banalizzare ulteriormente le già impresentabili asserzioni dei tanti "occidentalisti" di quartiere che in questa sede ci si fa un piacere di disprezzare, chiamandoli per nome e cognome a beneficio dei motori di ricerca. Vengono in mente i casi umani che abbiamo elencato trattando delle "radici cristiane dell'Occidente" in questo caso o in quest'altro, prendendo spunto dalla letteratura locale o dal casto benvenuto che accoglie i viaggiatori all'arrivo nella città di Prato, o l'eloquente iconografia che di quella città testimonia nel mondo la fede e l'osservanza.
Un minareto accanto al campanile di Giotto? A suo tempo ricordammo che una gang di dementi, di probabile ambiente "leghista", diffuse a Firenze volantini in cui il Duomo era sovrapposto ad un profilo della Sultanahmet Camii, creando uno dei paesaggi urbani più stimolanti che si possano immaginare. In ogni caso, qualcosa di simile esiste già perché la sinagoga di via Farini è stata realizzata in uno stile che poco la fa distinguere da una moschea propriamente detta.
Se Tagliaferri Bartolomeo se ne sente infastidito, avanzi pure la proposta di farla saltare con la dinamite: gli ultimi ad azzardarsi a fare qualcosa del genere furono i soldati occupanti, che nel 1944 la ridussero ad un garage.
E questo ci rimanda al "Credere, Obbedire e Combattere", slogan di un partito autoritario il cui fondatore fu per venti anni primo ministro nello stato che occupa la penisola italiana, al tempo in cui esso era costituito in monarchia.
Quelli che avrebbero voluto far credere, obbedire e combattere i sudditi fondarono una "quarta arma" chiamata Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Disponiamo di buona parte della bibliografia di un testimone di quei tempi, lo scrittore Mario Rigoni Stern.
Rigoni Stern condivise il diffuso disprezzo per la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, pessimo corpo armato con cui gli toccò condividere un tratto del fronte albanese. Secondo la sua testimonianza la tenuta di quei reparti era vicina allo zero. La stessa bassissima considerazione la ebbero gli ufficiali della Wehrmacht, che fecero il possibile per tenerli lontani dalla prima linea, dove avrebbero rappresentato un serio pericolo.
Data la sua natura sovvertitrice, l'"occidentalismo" sta invece tentando di riabilitare, almeno a livello iconografico che poi è l'unico credibile, e soprattutto l'unico dal quale si possa trarre un qualche guadagno vendendo stracci neri ai ragazzini, roba come questa.
Tra le altre cose, leggiamo che dislocato a credere, obbedire e combattere a qualche migliaio di chilometri da casa, Rigoni Stern si era portato dietro un libercolo scritto da Giovanni Papini, pubblicato nel 1939.

"Questa guerra presente è la guerra contro la ripugnante commedia democratica, contro la sopraffazione plutocratica, contro le forze corruttrici dello spirito frammassonico e giudaico, contro le ultime degenerazioni e putrefazioni del Romanticismo".

Il libro finì fuori dal finestrino del treno, in mezzo alla neve della campagna ucraina.
Giovanni Papini amava la guerra nel 1913, e non combatté un solo giorno in quella che seguì di lì a poco. Giovanni Papini esaltava nel 1939 il nuovo conflitto, e quando sarebbe toccato a lui pensò bene di infrattarsi in un convento.
Un "occidentalista" coerente, che a farsi sparpagliare le viscere in giro per qualche pietraia trovava sempre la maniera di mandarci qualcun altro.
Nel fatto che gli "occidentalisti" fiorentini gli abbiano dedicato un'associazione, non c'è nulla da meravigliarsi: capacissimi di fare altrettanto se non peggio, a partire dai tagliaferribartolomei che promettono così bene fin da giovanissimi.
Tagliaferri Bartolomeo invece di scomodare versioni vieppiù impoverite di originali già spregevoli per proprio conto avrebbe fatto meglio ad attenersi ai campi in cui si ha motivo di ritenerlo versato ed attendibile, che sono quelli del giovane "occidentalista": la consultazione di riviste pornografiche, il cianciare di pallone, il mangiare spaghetti.

Qualche giorno prima avevamo sostato accanto ad un treno carico di soldati tedeschi congelati e feriti. Erano distesi su strame dentro carri bestiame: le ferite erano avvolte con fasce di carta. Uno che aveva voglia di parlare ci disse che venivano dal fronte di Mosca. - Come va la guerra? - chiese un nostro alpino che parlava tedesco. - Merda, - ci rispose.

M.R.S., 2002.